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Cicche, portacenere, multe e buonsenso. Lo scivolone dell’assessore Porcile

<I portacenere sono sufficienti, serve una campagna di sanzioni per reprimere il reato ed educare> dice Porcile rispondendo alla mozione della consigliera Musso. Ma si tratta di contenitori per la spazzatura, non sono dedicati come la legge impone espressamente ai Comuni e, soprattutto, sono pochi: uno ogni 600 metri. Ultimo particolare: gettare la cicca non è un reato, non sono, infatti, previste conseguenze penali, ma solo una multa>
cicche sigaretta

L’assessore comunale all’Ambiente Italo Porcile che, dopo le critiche dei vespisti per il blocco delle moto Euro 0 (per ora sospeso) nel tentativo di evitare la sanzione al Comune per i superi degli inquinanti nell’aria (poche centinaia di mezzi a fronte, accusa Valerio Gennario, ex epidemiologo dell’Ist, della quantità di inquinamento che emesso dalla centrale a carbone, dal porto e dalle Riparazioni Navali) oggi ha dovuto far fronte alle richieste di Vittoria Musso (Lista Musso) in merito al posizionamento di “portaceneri stradali” a seguito della legge nazionale che stabilisce per chi butta un mozzicone di sigaretta a terra (ma anche un chewing gum), nelle acque e negli scarichi, una multa dai 30 ai 150 euro.
Per Musso, fumatrice confessa, i portaceneri stradali sono inesistenti, se si eccettuano i bidoncini, detti “sabaudi” che, però, ha detto la consigliera, non hanno veri e propri portacenere. <Bisogna spegnere la cicca su una piastrina metallica e gettarla poi nel contenitore, in mezzo ai rifiuti, senza la certezza che sia davvero spenta> tanto che <i commercianti segnalano di dover spesso uscire in tutta fretta con un secchio d’acqua appena scorgono il fumo che esce dal contenitore per evitare che il fumo si trasformi in fiamme e che queste divorino tutta la struttura>. Insomma, ogni sigaretta spenta è una roulette russa.
Ma per Porcile, anche lui fumatore confesso, il sistema della piastrina resta valido e i bidoni non sono affatto insufficienti. Sono <180 cestoni, 145 cestini di un altro modello ai quali si aggiungono un migliaiodi cestoni a palo e un migliaio di contenitori denominati “sabaudo”> dice. Il concetto di “sufficienza” è, ovviamente, assai soggettivo. Perché, se anche i cestini fossero sistemati alla stessa distanza l’uno dall’altro, ci sarebbe un cestino ogni 605 metri perché la rete stradale del Comune di Genova è di 1.406,31 chilometri, come recita l’annuario statistico comunale. <Pochi metri> dice Porcile, aggiungendo con sussiego che <non è questo il tema fondamentale del collegato ambiente della legge di stabilità>.
<Centinaia di metri, glielo assicuro> ribatte Musso, ricordando che sistemare i portacenere è un preciso dovere del Comune, imposto dalla legge nazionale che impone, appunto, ai Comuni di predisporre nelle strade, nei parchi pubblici e nei luoghi di alta aggregazione sociale appositi contenitori dove poter gettare gomme e sigarette. Lo stabilisce l’articolo 29 del Ddl collegato ambiente alla legge di stabilità 2015 e, quindi, non è un provvedimento facoltativo. Porcile ribadisce, però, che i portacenere per lui sono sufficienti (lasciamo ai lettori che in questi giorni sono andati vagolando per la città con una cicca rovente in mano alla ricerca di un portacenere per non infrangere la legge il giudizio su questa valutazione dell’assessore) e aggiunge che, casomai, vanno aumentati i controlli per <educare> e reprimere il <reato>. Sia chiaro, innanzitutto, che, nonostante quanto dice Porcile, non si tratta di reato, tanto che, vivaddio, è prevista solo una sanzione e non una condanna penale, anche piuttosto leggera, considerato che a Hong Kong, dove ci sono portaceneri ogni 100 metri e gettare le cicche per terra è vietato da anni, la multa (al cambio) è di oltre mille euro. L’idea di educare tramite la repressione, inoltre, suona squisitamente demodè, un po’ come l’olio di ricino, insomma.
C’è poi il fatto che i cestini per la spazzatura non si possono certo considerare <contenitori appositi> come la legge impone espressamente ai Comuni. È impossibile non notare che, a fronte della promessa di una campagna di sanzioni per i cittadini inadempienti, Porcile ritiene assolto il suo dovere imposto dallo Stato con una placchetta metallica “spegni cicche” ogni 600 metri, cioè mezzo chilometro più 100 metri. In media, naturalmente. Questione di buonsenso nella gestione locale delle leggi nazionali, insomma, esattamente come nel caso delle Vespa Euro 0.
Resta, dunque, il problema dei controlli, con la polizia municipale in sotto organico (che non ce la fa, ad esempio, a badare a questioni ben più serie, come, solo per fare qualche esempio, i controlli annonari ai negozi, ai market e ai locali del centro storico o ai circoli di Sampierdarena) e i verificatori Amiu che hanno già fatto sapere che la loro competenza si estingue nel controllo del rispetto dei regolamenti comunali e hanno chiesto un incontro con gli assessori e la polizia municipale per chiarire la faccenda.
Insomma, il pasticciaccio delle cicche è servito.

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