Quando Amàlia Rodrigues cantava il fado di via del Campo
Era il 1974 e Italia eravamo in pieni anni di piombo. Era l’anno delle stragi dell’Italicus e di piazza della Loggia, del primo (duplice) omicidio delle Br a Padova e dell’arresto del loro fondatore, Renato Curcio. Era l’anno della costituzione delle forze speciali dei Carabinieri capeggiate dal generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, della fine del miracolo economico, della crisi e della cassa integrazione per 140 mila operai Fiat, Lancia e Autobianchi mentre AlfaRomeo riduceva l’orario di lavoro.
A Genova le Br avevano rapito il sostituto procuratore Mario Sossi, pubblico ministero incaricato di dirigere le indagini sulla colonna “XXII ottobre”, un gruppo di extraparlamentari rossi molto attiva nella città ligure fra il ’69 ed il ’71, quelli che diventeranno a breve giro, i Gap di Giangiacomo Feltrinelli.
In Portogallo la situazione era ancora più esplosiva. Nel 1974 la “Rivoluzione dei Garofani” cancellava la dittatura salazarista. Il colpo di Stato incruento (normalmente lo si definisce così anche se qualche vittima ci fu, eccome) è stato messo in atto da militari dell’ala progressista delle forze armate che ha posto così fine al lungo regime autoritario fondato da António Salazar e che portò al ripristino della democrazia nel Paese.
È stato proprio nel 1974 che Amália Rodrigues, la “Rainha do fado” (Regina del fado), ha inciso un album con molte canzoni in Italiano. Probabilmente non è stato un caso che la celebre fadista (all’epoca indicata come “cantante di regime”, anche se più in basso leggerete che questo non era vero) abbia scelto di lavorare all’estero proprio in quel periodo.
Tra le canzoni in Italiano, anche “La casa in via del Campo“, dedicata a Genova.
Si tratta, in realtà, della riedizione del fado tradizionale “Casa da Mariquinhas“. La Casa da Mariquinhas era una bordello dell’angiporto di Lisbona in cui si prostituivano gli “effeminati” (come si diceva all’epoca). Marquinhas si può tradurre in Italiano con “femminucce”, “donnicciole”. Le conquiste Lgbt erano ancora da venire e in parte ancora lo sono, più in Italia che in Portogallo dove il matrimonio tra persone dello stesso sesso è previsto.
L’autore del testo italiano, Roberto Ansaldi, ha scelto probabilmente via del Campo ispirandosi ai temi della canzone di Fabrizio De Andrè. In realtà, le strade vicine al porto di Genova e di Lisbona in quegli anni si somigliavano molto. Oltre alla presenza di prostitute, in comune avevano i negozi di alimentari rivestiti di piastrelle e con gli stoccafissi appesi.
—***—
Questa è la canzone originale cantata dall’indimenticabile interprete del fado classico Alfredo Rodrigo Duarte, in arte “Marceneiro”, che significa falegname, perché questo era il suo vero mestiere. Rese omaggio alla canzone costruendo un modello della casa in scala 1:10 rispettando la descrizione fatta da João Silva Tavares che ne scrisse il testo.
Questa è la traduzione del testo di Tavares.
Si trova in una strada bizzarrala casa di Mariquinhas,in sala c’è una chitarra,e persiane alle finestre.Vive con molte amiche,quella di cui vi sto parlando,e non c’è dono piu` grandedella vitalità delle ragazze.Va matta per i canti,come nel campo la cicala,Se canta il fado la chitarrapersino piange, di commozione.La casa allegra dove vivesi trova in una strada bizzarra.Per farsi notaresi mette cose curiosemolti pizzi, molti nastrifoulard di vari colori.Reclamata e desiderata,altezzosa come regina,ride delle tante poveretteche la criticano aspramentea veder sempre piena di gentela casa di Mariquinhas.È semplice all’apparenzama arredata in modo sconveniente,in fondo non vale nientetutto quel che c’è in casa.Nel vano di ogni finestrasu un piedistallo, un vaso di fiori,trapunte fiorate con l’orlo,quadri di gusto malizioso,al posto del pianoforte,in sala, una chitarra.Per proteggere il magro bottinoha comprato una cassaforte,e quando il gas finisces’illumina a petrolio.Lucida i mobili con l’oliodi mandorla dolce, e meschinepassano davanti le vicineper vedere che si combina là dentro,ma lei per dispetto tienele persiane alle finestre!
Questo Fado, è stato cantato dai più celebri fadisti (la stessa Amália Rodrigues, Herminia Silva, Carlos Ramos) e ci sono diverse versioni del testo.
La casa d’appuntamenti dell’angiporto lisboeta dove lavoravano i travestiti venne chiusa ed al suo posto leggenda vuole che sia stata aperta un’agenzia di pompe funebri, circostanza richiamata dal testo italiano.
La canzone registrata in portoghese da Amalia Rodrigues nel 1968 con il testo di Alberto Janes è intitolata “Vou dar de beber à dor” (Darò da bere al dolore) e indica che nel vecchio postribolo sarebbe stato aperto, invece, un banco dei pegni.
Questa la traduzione
Domenica scorsa sono passata
nella casa dove viveva la Mariquinhas,
ma tutto è così cambiato
che non ho visto da nessuna parte
quelle finestre con le persiane,
dal pavimento al tetto
non ho visto nulla, nulla, nulla
che potesse ricordarmi la Mariquinhas,
e c’è una finestra azzurrina incassata nel muro
che una volta aveva le persiane.Sono entrata e dove c’era la sala ora c’è
la segretaria, una tipa davvero magrolina,
ma non ho visto le trapunte con l’orlo
né la viola né la chitarra,
né gli sguardi furtivi dei passanti.
Il tempo ha impresso il suo marchio
sull’anima di quella casa
dove a volte assaporavamo le sardine,
quando nelle notti di chitarra e di bagordo
stava allegra la Mariquinhas.Le finestre tanto eleganti
con le tendine fiorate a pallini,
han perso tutta la grazia
perché oggi c’è una vetrata
con cerchiature in ferro ovunque.
E se oggi qualcuno passa per di là
è solo per chiedere un prestito,
consegnare all’usuraio un piccolo pegno,
ché ha ceduto a questa disgrazia tutta la grazia
della casa di Mariquinhas.Per aver fatto della casa ciò che han fatto
sarebbe da mandarli a farsi benedire,
che aver trasformato in un banco dei pegni
quella che fu casa d’amore
è un’idea che non riesco nemmeno a concepire.
I ricordi del calore
e della melanconia, un sapore
che cercherò di annegare
in qualche ginjinha*,
ché dare da bere al dolore è la cosa migliore,
come diceva la Mariquinhas.
* liquore di amarene realizzato con i frutti sotto spirito e lo zucchero proprio della tradizione portoghese
Il testo dell’edizione italiana cantata nel 1974 da Amàlia è di Roberto Arnaldi (Robertino di Radio e TeleMonteCarlo, tra i fondatori del Premio Tenco), che lo ha scritto sia in italiano sia in genovese. Nel video, la canzone cantata in dialetto.
Questo il testo della canzone pensata in italiano.
C’era sempre una canzone per voi
un bicchiere due risate con noi
nella casa in via del Campo
dove dolce andava il tempo
dove ho riso amato e tante volte ho pianto
ci scaldavano le ore
qualche volta in fondo al cuore
rimaneva un’ombra triste di rimpianto
nostalgia di non poter guardare il sole
nella casa in via del campo.Han riaperto le finestre quel dì
le risate son volate lontano
una ditta di trasporti per coloro che son morti
con le insegne bianco e oro al terzo piano
dove son le tende a fiori
delle lampade i colori
i capelli di maria le sue mani
si direbbe ormai finito tutto quanto
nella casa in via del Campo.Una notte son tornato però
mi pareva di sentir come allora
quelle voci rider forte
un dischiudersi di porte
quattro note di chitarra
cose morte
ho cercato a lungo invano
quella luce al terzo piano
quella donna che sapeva anche amareVe l’ho detto orami è finito tutto quanto
nella casa in via del campo.Io non piango i miei vent’anni e poi
tante volte abbiamo pianto anche noi
ma potevano lasciare
tutto quanto riposare
ora che non si potrà mai più cantare
io l’ho detto a Maria
vieni a bere vecchia mia
un bicchiere per poter dimenticare
tanto vedi è finito tutto quanto
nella casa in via del Campo
tanto vedi è finito tutto quanto
nella casa in via del Campo
Nel 1978 a cantare “La casa in del via Campo”, in una versione pop melodica che ben si adatta alle sonorità dal tempo e che oggi pare, oggettivamente, inascoltabile, fu il cantante Franco Simone che ebbe maggior successo in spagna con la versione in castigliano.
Una versione più recente (del 2007) è cantata da Massimo Ranieri con Teresa Salgueiro (la solista storica dei Madredeus, notia i più per aver cantato la colonna sonora del film di Wim Wenders “Lisbon Story” ed è un mix del testo portoghese (in versione Amàlia) con quello italiano di Arnaldi.
Una curiosità: oggi in Portogallo ci sono diversi locali e alberghi denominati “Casa da Marquinhas”, anche se l’originale era un postribolo.
La versione cantata da Amàlia Rodrigues è tratta dall’album “Amàlia in Italia” che contiene anche il brano “Mio amor, mio amor” con testo italiano scritto sempre dallo stesso Arnaldi. Altre canzoni sono “Maremma”, “Canzone per te” (Bardotti-Sergio Endrigo), “La Tramontana” (Pace-Panzeri).
La “cantante di regime” che finanziava il Partito comunista
Il fado divenne una musica di grande seguito popolare tra la fine dell’Ottocento ed i primi decenni del Novecento. La dittatura salazarista che ha governato il Portogallo fino agli anni settanta del secolo scorso tentò di inquadrare e controllare il fado attraverso la censura preventiva dei testi e il tesseramento professionale degli esecutori: questo portò, da una parte, alla progressiva scomparsa della componente socialista e anarchica che era stata così importante nella genesi del genere, ma dall’altra parte “nazionalizzò” il genere portandolo ad una diffusione e notorietà fino ad allora impensabili, anche attraverso la “divizzazione” dei grandi interpreti tra i quali, appunto, Amália.
Il nuovo corso del Portogallo dopo a rivoluzione del 1974, per reazione, tentò di sopprimere il genere emarginando per molti anni i suoi cultori – specialmente Amália Rodrigues – ed eliminandolo dai palinsesti radiotelevisivi. Non vi riuscì per il tenace attaccamento popolare ed anche per l’opera di conciliazione operata da fadisti “di sinistra” fra i quali, soprattutto, Carlos do Carmo, José Afonso e José Carlos Ary dos Santos. Amália fu identificata a lungo come la voce del regime salazarista e sarà molto dopo il premio Nobel José Saramago a svelare che in realtà aiutò economicamente il Partito comunista portoghese che agiva in clandestinità durante la dittatura.
Fado Menor
Amália Rodrigues preferiva questo genere e sosteneva che il Menor fosse il padre e la madre di tutti i fado. Il menor, infatti, è la categoria più antica e quella da cui si sono sviluppate le altre categorie.
È un genere conosciuto sin dalla fine dell’Ottocento; dal Mouraria si svilupperanno altre tipologie/stili tra cui: il Mouraria antigo, il Mouraria stilizzato e il Fado das Horas, cantato dalla celebre M.Teresa de Noronha. Secondo alcuni è il risultato della fusione tra il Menor e il Corrido. Viene eseguito in tonalità maggiori. Il Mouraria può essere eseguito da solista o in “desgarradas”, ossia sfide in cui due fadisti si lanciano nell’improvvisazione di testi sulle armonie di base del Mouraria.
Devi effettuare l'accesso per postare un commento.