Pre’, dopo l’accoltellamento i cittadini lanciano l’ennesimo Sos: “Situazione critica, servono più uomini delle forze di polizia”
(Spacciatori africani vendono la dose a un’Italiana in uno dei vicoli che “tagliano” via Pre’)
Era uscito dalla galera da pochi giorni il tunisino che è stato accoltellato ieri in via Pre’, all’altezza di vico Largo, da un altro magrebino che è riuscito a far perdere le proprie tracce. Nella fedina penale dell’aggredito si legge una lunga serie di reati specifici legati allo spaccio di droga, tutti commessi a Genova. L’uomo è stato ferito con due fendenti che hanno raggiunto i reni mentre il terzo il suo aggressore glielo ha assestato in faccia. Chi lo ha accoltellato lo ha fatto per uccidere. Il trentasettenne straniero è stato trasportato in codice rosso all’ospedale Galliera dove in serata è stato sottoposto a una lunga e delicata operazione.
Tutto è successo nell’ultima area del quartiere in mano agli spacciatori nordafricani. I magrebini hanno mantenuto il dominio solo tra i civici 7 e 13. Il resto di Pre’ è governato dagli spacciatori senegalesi che li hanno sostituiti quando, circa più di un anno fa, i nordafricani furono arrestati in massa. Poi, il territorio è rimasto scoperto a causa del calo del pressing delle forze di polizia e i centroafricani ne hanno approfittato per guadagnare terreno, appropriarsi di quasi tutta la strada.
Gli abitanti di Pre’, riuniti nell’Osservatorio, sono esasperati. <Abbiamo denunciato, stiamo denunciando, continueremo a denunciare , continueremo a pressare il Comune e la Questura> dicono. Ogni denuncia è corredata da foto, nomi, indirizzi di esercizi commerciali e artigiani alimentari, tutti stranieri, che secondo i residenti offrono basi logistiche agli spacciatori. Perché la gente di Pre’ non chiede solo repressione, ma anche prevenzione. Chiede che vengano chiusi dal questore Vincenzo Montemagno i negozi che prestano assistenza e appoggio al traffico di stupefacenti. Lo fece il precedente questore, Massimo Mazza, che chiuse i negozi come si fa con i locali, con l’articolo 100 del Tulps, il testo unico di polizia, che recita: “Oltre i casi indicati dalla legge, il Questore può sospendere la licenza di un esercizio nel quale siano avvenuti tumulti o gravi disordini, o che sia abituale ritrovo di persone pregiudicate o pericolose o che, comunque, costituisca un pericolo per l’ordine pubblico, per la moralità pubblica e il buon costume o per la sicurezza dei cittadini. Qualora si ripetano i fatti che hanno determinata la sospensione, la licenza può essere revocata”. Normalmente, l’articolo 100 si applica ai pubblici esercizi, ma in passato è stato usato per chiudere negozi che erano diventati, proprio come lo sono certi bar, luogo di aggregazione di pregiudicati.
Secondo gli abitanti, sarebbe necessario che i Nas entrassero i quei negozi, in quegli artigiani alimentari. Un recente controllo del reparto Commercio della polizia municipale non ha rilevato irregolarità di alcun genere, forse perché l’ambito di operatività della pm è stato recentemente ristretto a poche cose, come le licenze. Ma che certi punti vendita abbiano conduzioni “approssimative” lo dimostrano anche recenti operazioni degli agenti del distretto territoriale che hanno messo in luce la conservazione non corretta e igienica degli alimenti di certi punti vendita. Certamente, l’intervento dei Nas dei Carabinieri potrebbe mettere in luce quello che i residenti della zona da tanto tempo segnalano.
L’Osservatorio chiede poi, e con urgenza, per le forze di polizia tutti gli uomini che servono non solo per qualche il pattugliamento del territorio, ma anche per le indagini. Incidere sulla rete dello spaccio è un po’ come voler svuotare il mare con una sassola: per ogni spacciatore arrestato ne arriva almeno uno “nuovo”. Tuttavia, non si può certo abbandonare il territorio e senza attività investigativa che punti a decapitare l’organizzazione, tagliare i tentacoli è solo un esercizio faticoso e relativamente poco utile. L’osservatorio chiede pattuglioni della squadra mobile della polizia e l’impiego della pg del commissariato. Particolarmente critico, sempre secondo i cittadini, l’impegno sul territorio dei carabinieri che “tamponano” situazioni d’emergenza, ma non avrebbero la forza numerica per svolgere una reale attività investigativa. <Abbiamo fiducia nelle forze di polizia – dicono all’Osservatorio -, ma non possiamo non denunciare che quel pizzico di impegno in più in termini di presenza sul territorio non ha risolto e non risolverà il problema. Ci aspettiamo che i vertici dei carabinieri e della polizia diano a comandanti di stazioni e dirigenti le risorse che servono per affrontare non con provvedimenti-tampone, ma con una reale strategia il fenomeno della criminalità che sta uccidendo il quartiere>.
C’è poi la partita “Patto d’area” nel quale entra in gioco anche il Comune. Pre’ chiede all’assessore alle attività produttive Emanuele Piazza che venga finalmente avviato per evitare che aprano altri negozi “pericolosi” per il quartiere che, sostengono all’Osservatorio, ha bisogno di nuovi bandi utili a far aprire aziende “sane” sul territorio.
<L’accoltellamento del tunisino – concludono i cittadini, che in questi giorni hanno varato un incremento dei turni di “sorveglianza” che servono a produrre riprese e immagini da consegnare alle forze di polizia – è solo la punta dell’iceberg di una situazione di pesante illegalità che sta devastando il nostro quartiere>. Gli abitanti hanno deciso di chiedere di nuovo aiuto a Roberta Pinotti, ministro della Difesa, che circa un mese e mezzo fa, proprio sollecitata dall’Osservatorio, aveva dato il là a una serie di pattugliamenti che dura ancora oggi. Ancora a lei, la gente di Pre’ chiederà personale numericamente adeguato a portare avanti anche le indagini.
Ecco uno dei video realizzati dai cittadini per portare alla ribalta la reale situazione dello spaccio e fornire alle “divise” i volti dei cavalli delcommercio delle sostanze stupefacenti a Pre’.
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