Movida alcolica, le accuse di abitanti e commercianti – Le interviste
Un solo cittadino bengalese proprietario di un gran numero di attività
Abitanti e commercianti ostaggio di qualche centinaio (a volte migliaio) di ragazzini ubriachi e un’intera zona messa in ginocchio dai supermarket, dalle gastronomie, dai locali che offrono chupiti a un euro. I giovanissimi sono arrivati come le api sul miele, per ubriacarsi spendendo poco. Così la frequentazione della zona è cambiata completamente. I “grandi” si sono spostati (in piazza Lavagna, in piazza SS Cosma e Damiano e ora che fa caldo nei locali di Corso Italia e all’Expo) e nella movida dei carruggi (che ormai non ha più connotati politici ed è diventata una sorta di kinderheim etilico) sono rimasti solo tanti disagi e la rabbia dei residenti. Qualche locale italiano ha tentato di adeguarsi, facendo scendere i propri prezzi al livello di quelli di queste attività gestite da persone di nazionalità bengalese, ma dopo aver fatto calare la qualità dei prodotti, spesso è franato dall’impossibilità di pagare tasse e affitto con i magri ricavi. No, spiegano gli altri esercenti, vendere chupiti a un euro, servire prodotti di qualità e pagare tasse e affitto non si può. Eppure qualcuno riesce a tirare avanti e anche bene. Un cittadino bengalese che ha in mano gran parte di questi esercizi. Rileva attività e muri dei negozi a una velocità impressionante e sta diventando padrone di questa parte di centro storico. Le condizioni in cui si conciano i nostri ragazzi potrebbe essere solo la punta di un iceberg.
Abitanti e commercianti spiegano cosa accade e chiedono l’aiuto delle forze di polizia.
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