Turati, gli stranieri: “Ecco la proposta a Comune e cittadini”
Gli stranieri vogliono un mercato regolare, bello, luogo di incontro e di cultura. Questa è la proposta all’amministrazione comunale e ai genovesi del Movimento di promozione sociale e culturale della Comunità egiziana e del Movimento Italia colorata. Vogliono un mercato vero gestito da una cooperativa regolarmente costituita, che paga l’occupazione di suolo pubblico (magari con una tariffa abbattuta per i primi tempi, per avviare l’attività, e quindi adeguata gradatamente a quella ordinaria), allestito su banchi esteticamente adeguati. È questo, secondo i rispettivi presidenti delle associazioni, (El Sayed Abdel Lattif e Mihamed Lekreuwe) dovrebbe diventare il mercatino di via Turati.
La proposta, presentata al prefetto Fiamma Spena, al presidente della Regione Claudio Burlando e al sindaco Marco Doria, oltre che all’assessore alle attività produttive Emanuele Piazza. A firmare il documento anche due degli stranieri che oggi coordinano il mercatino di via Turati.
Ieri, i venditori sono stati spinti dalle forze dell’ordine lontano dai cancelli del Porto Antico, dal Mercatino dei produttori che viene allestito in via della Mercanzia la domenica e da Palazzo San Giorgio. Gli stranieri sono tornati con le loro lenzuola cariche di merce usata tra le moto e le auto del posteggio di via Turati e sotto i portici.
Anche Sayed e Mihamed dicono che il mercatino, così come è, non è decoroso. <Né per la città. Soprattutto in un luogo così turistico, né per la nostra comunità. Non è una bella immagine> dicono i portavoce degli stranieri, che puntano, invece, a proporre al Comune e alla città un progetto la cui parola d’ordine è “commercio, cultura, decoro e dignità delle persone”.
<Noi vogliamo una cosa regolare, una cosa per cui tutti siano contenti – aggiunge Mihamed Lekreuwe – . Questo mercato è importante per tutta quella gente che può guadagnare qualcosa per pagare l’affitto, mangiare senza delinquere per farlo. Nella nostra cultura, il mercato è un posto d’incontro, dove vanno le famiglie, dove anche le nostre donne arrivano per fare acquisti, chiacchierare, confrontarsi. Non mancano punti di ristorazione tipica né i cantautori che suonano la nostra musica e raccontano le nostre storie. Questa è la nostra vera cultura, un posto dove comperare, mangiare, ascoltare la musica>.
<Non vogliamo che il mercato diventi, per i politici, il modo per scaricare il problema dell’integrazione – proseguono Mihamed e Sayed -. Non vogliamo che il Comune ci metta contro i cittadini. Noi ci sentiamo cittadini. Alcuni di noi vivono qua da trent’anni>.
“No alla collocazione sotto Mura della Marina”. Le altre proposte
I cittadini dell’associazione Assest ricordano all’amministrazione che l’area di cantiere (che dovrebbe essere sgomberata da tempo) sotto Mura della Marina è stata promessa agli abitanti come parcheggio pertinenziale. Fulvio Silingardi, del direttivo dell’associazione, dice che i cittadini non accetteranno che l’amministrazione comunale si rimangi la promessa e che lo spazio tanto atteso venga negato.
Tra l’altro, il posto sembra poco idoneo per la collocazione di un mercato, almeno fino a quando non sarà eliminato il fiumiciattolo di liquami, proveniente da una perdita fognaria dalle Mura delle Grazie, che l’attraversa sino a sfociare in corso Quadrio.
Sayed spiega che il luogo su cui sta ragionando il Comune, in seno al Comitato per l’ordine e la sicurezza, per la collocazione del mercatino delle pulci non va bene. <Sappiamo che i cittadini sono contrari, perché l’amministrazione comunale, anni fa, aveva promesso loro che quell’area sarebbe diventata un parcheggio pertinenziale – dice -. Noi non vogliamo scontrarci con i cittadini né con i commercianti. Vogliamo portare avanti il progetto insieme a loro. Vogliamo pace. Le nostre proposte riguardano il sottopasso tra piazza De Ferrari e Largo Pertini o, e noi preferiremmo, via Mura degli Zingari, a Principe. Pensiamo a banchi ordinati e belli da vedere>. Insomma, una totale rivoluzione rispetto a quanto accade oggi in via Turati e zone limitrofe.
<Non vogliamo che la questione del mercatino finisca come la vicenda della moschea – dicono i portavoce della comunità -. Non vogliamo guerre con i cittadini e, anzi, desideriamo vivere in pace. Chiediamo un posto condiviso da tutti. Anche per noi la legalità è molto importante. Pagare significa essere regolari e noi siamo pronti a pagare>.
I responsabili delle due associazioni, da molto tempo attive in città, temono che il mercatino diventi, ora, un tema di scontro in occasione della campagna elettorale. <Anche tanti italiani vengono a comperare – aggiungono -. Se ci fosse un mercatino ordinato, bello da vedere, piacevole, le nostre donne potrebbero frequentarlo con serenità, ma anche gli italiani potrebbero gradirlo, magari per assaggiare una specialità gastronomica o acquistare a poco prezzo la merce esposta>. L’organizzazione del mercato nella piena legalità potrebbe anche evitare “infiltrazioni” tra i tanti robivecchi di ricettatori e spacciatori che ora approfittano della confusione per inserirsi tra i molti venditori che commercializzano cose trovate nella spazzatura, donate dalla Caritas o frutto del lavoro di coloro che svuotano gratuitamente cantine o appartamenti tenendo per sé le cose che i proprietari vogliono gettare via e che loro riciclano. <Questo mercato – dicono Mhamed e Sayed – assorbe anche molti rifugiati che non sanno di cosa vivere>.
L’assessore alle attivià produttive Piazza: <Legalità e concertazione>
L’assessore alle Attività produttive del Comune, Emanuele Piazza, dice di non aver ancora visto la proposta delle due associazioni dei cittadini stranieri. <Aspetto di leggerla – dice -. La valuteremo partendo da un tema fondamentale: la legalità e la lotta all’abusivismo>. Piazza aggiunge che <la regola non vale solo per il mercato di Turati, ma anche per tutti i fenomeni di abusivismo della città, che si deve affrontare con il presidio delle forze di polizia, come è accaduto nei giorni di Pasqua>.
<Tutto deve passare per la tutela dei deboli, dei commercianti in regola, che pagano le tasse, tenendo conto della dignità della persona e nella piena legalità, che significa dignità per chi lavora in regola e per ogni persona – aggiunge l’assessore -. Se arriveranno proposte, saremo ben lieti di valutarle. Ogni possibile soluzione sarà analizzata facendo partecipi il mondo del commercio e tutti i soggetti coinvolti e deve essere perseguita nella piena legalità. Da una parte è necessario sviluppare il commercio e dall’altra bisogna tenere la coesione sociale. Vogliamo dialogare con le imprese e con i sindacati>.
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