I radioamatori sull’Acquedotto storico, connubio tra storia e tecnologia. Al “Circolo dei Trenta” evento speciale


Nei giorni di sabato 2 e domenica 3 settembre, dalle ore 9:00 fino alla chiusura locale all’interno del circolo di via Burlando 25c verrà allestita una stazione radio dove alcuni radioamatori cercheranno di collegare il più elevato numero di stazioni nel mondo

Per tale occasione è stato rilasciato dal Ministero delle imprese e del Made in Italy Sezione Comunicazioni un nominativo di chiamata Speciale : II1ASGE

Lo stesso è stato ideato da Gabriele IZ1PKR nel 2017 non è nient’altro che un “nome collettivo” che possono utilizzare i radioamatori autorizzati (patentati) per il periodo della manifestazione:
II (Italia) (la seconda I indica il nominativo speciale temporaneo)
1 (la nostra zona l’inizio del codice avviamento postale 16100)
A (acquedotto)
S (storico)
GE (Genova)
I radioamatori presenti daranno agli interessati informazioni e delucidazioni sull’attività radioamatoriale. Faranno ascoltare i segnali che arrivano da tutto il mondo nei vari modi fonia – digitale – telegrafia e distribuiranno volantini e materiale sul mondo della radio amatoriale.


La manifestazione è svolta soprattutto per :
a) divulgare l’immagine storica di un antico manufatto idraulico all’avanguardia per i tempi, l’acquedotto storico di Genova nella Val Bisagno;
b) di far comprendere alla cittadinanza l’importanza di un hobby sano e socialmente utile come quello radioamatoriale.
Il luogo dell’evento è facilmente raggiungibile sia con mezzi pubblici che privati, c’è la possibilità di riparo in caso di pioggia, la fruibilità della postazione radio è stata studiata per dare la possibilità di trasmettere anche a persone con ridotta capacità motoria.
LA QSL
A beneficio dei non addetti ai lavori le QSL sono essenzialmente delle cartoline illustrate che i radioamatori si scambiano a collegamento avvenuto.
E’ la cortesia finale del collegamento in radio, come conferma dello stesso.
Le QSL indicano:
– nominativo della stazione (il nostro nome e cognome radiofonico);
– il nome di battesimo dell’operatore;
– la località da dove si trasmette (in questo caso l’acquedotto Storico della Val Bisagno);
– la data e l’ora UTC (il fuso orario di riferimento da cui sono calcolati tutti gli altri orari del mondo usato anche in aeronautica dai piloti ecc.).
Come dicono i colleghi radioamatori americani “QSO/DX take a short time the QSL is forever” pertanto rimane per il radio-appassionato un ricordo che conserverà gelosamente per molti anni (tutta la vita).
Negli anni scorsi gli iscritti del circolo hanno mandato questa cartolina in giro per l’Italia e per il mondo in particolare abbiamo raggiunto, oltre quasi tutte le regioni italiane, anche:
Austria, Inghilterra, Francia, Germania, Ungheria, Belgio, Turchia, Emirati Arabi, Indonesia, Bulgaria, Montenegro, Croazia Spagna, USA, Inghilterra, Creta, Repubblica Ceca, Danimarca, Latvia, Olanda, Lituania, Polonia, Romania, Russia, Scozia, Serbia Kaliningrad, Ungheria, Irlanda, Galles e Svizzera.
Atteso l’assioma che il collegamento radio (QSO) dura poco tempo mentre la QSL è una cartolina stampata dura per sempre!
Adesso in molte parti del mondo arriva un pezzetto del nostro acquedotto!

CHI SONO I RADIOAMATORI?
Direi persone comuni, provenienti da diversi settori professionali. Troviamo il finanziere, il carabiniere, l’alpino, il marinaio, il marittimo, il meccanico, il medico, il tipografo, l’ingegnere e così via … tutti uniti dalla passione ed interesse verso la radio come mezzo di comunicazione.
Come si diventa radioamatori?
Come già accennato occorre sostenere un apposito esame presso il Ministero delle imprese e del Made in Italy Sezione Comunicazioni e tramite i corsi dell’A.R.I. (Associazione Radioamatori Italiani) locale. L’esame consiste in una serie di domande a quiz.
Il contenuto di questi quiz spazia dalla radiotecnica al codice Q (che è il codice internazionale convenzionato) sino alle domande sulla normativa che regola questo che si può definire hobby.
Cos’è il nominativo?
Lo stesso Ministero, insieme all’Autorizzazione rilascia un nominativo personale, che identifica sia la stazione radio, sia lo stesso radioamatore. Il nominativo, è formato da un prefisso per la nazionalità e da un suffisso per l’identificazione personale. Esempio: nominativo IZ1KVQ. Il prefisso è IZ1, dove IZ determina la nazione Italia ed il numero 1 la regione di provenienza (in questo caso, la Liguria). KVQ è il suffisso identificativo personale. Internazionalmente, ad ogni nazione è stato assegnato un prefisso diverso in modo da poter stabilie la nazionalità di provenienza. Esempio: Italia “I”, Francia “F”, Namibia “V5”, Germania “D” Cipro “H2” ecc…
Quando si comunica con radioamatori non italiani come ci si capisce?
La lingua ufficiale è l’inglese. Ovviamente non tutti lo parlano alla perfezione. Per questo esiste il codice Q – che abbiamo accennato prima – (per fare alcuni esempi: QRZ = chi mi sta chiamando? QSO = discorso tra radioamatori eccetera).
Non sempre i radioamatori “parlano” nei loro collegamenti, il primo modo di emissione radio è l’alfabeto “Morse” detto in inglese “continuos wave” abbreviato CW. Questo è un insieme di punti e linee che uniti formano la lettera o il numero. Anche se a livello professionale l’alfabeto morse è in disuso i radioamatori continuano ad usarlo per usare poca potenza e collegare tutti i vari angoli del mondo.
Esistono ancora altri modi di emissione, oggi il computer è presente ormai in ogni attività e anche i radioamatori ne fanno uso accoppiato alla radio.
I Radioamatori italiani quanti sono?
I radioamatori italiani sono iscritti generalmente ad un’associazione che si chiama ARI (sta per Associazione Radioamatori Italiani) e raggruppa circa 15.000 radioamatori. La nostra associazione è stata fondata nel 1927 da Ernesto Montù e si chiamava “Associazione Radiotecnica Italiana”. Presidente onorario fino all’anno della sua scomparsa fu proprio GUGLIELMO MARCONI praticamente il papà delle comunicazioni via radio.
I radioamatori possono trasmettere su svariate frequenze, allocate in varie bande: LF, MF, HF, VHF, UHF, SHF ed EHF, secondo il “Piano nazionale di ripartizione delle frequenze”, redatto dal Ministero delle Comunicazioni, su indicazioni dell’Unione Internazionale delle Telecomunicazioni (ITU).
Di radioamatori si sente parlare quando ci sono catastrofi ed emergenze ambientali perché?
I Radioamatori fanno parte integrale della Protezione Civile. Noi radioamatori abbiamo partecipato alle emergenza dei terremoti in Abruzzo, in Emilia e durante le numerose alluvioni che devastano il nostro fragile territorio.
Sono indispensabili nelle situazioni d’emergenza, quando le normali comunicazioni sono inesistenti o danneggiate dalle calamità.
Ma basta meno di una catastrofe per avere i sistemi moderni KO.
Basta un semplicissimo blak-out causato da sovraccarico delle linee elettriche e le celle telefoniche, ed il nostro smartphone rimane al buio di dati e telefonate. Al massimo potrete limitarvi a visualizzare le fotografie delle vacanze ma risulterà impossibile la comunicazione con i nostri cari preoccupati o peggio non riusciremo a contattare il 112 in caso d’emergenza.
Questo a parere dello scrivente è un dato di fatto troppo sottovalutato dalla cittadinanza e da alcuni rappresentanti delle istituzioni.
Ma cosa ci fanno i radioamatori nelle emergenze.
Noi radioamatori, con le nostre apparecchiature radio, attiviamo in poche ore una rete di comunicazione alternativa che supporti o sostituisca quelle reti di comunicazione che causa l’evento vengono a crollare lasciando tutta la zona colpita all’oscuro di qualunque notizia.
Le prime ore sono le più importanti per un inizio di coordinamento dei soccorsi.
Sono quelle ore che determinano la salvezza di chi è rimasto semi sepolto dalle macerie, in balia della furia dell’acqua o sotto la neve.
I radioamatori negli ultimi anni purtroppo sono stati più volte chiamati a questo compito sul nostro territorio nazionale, i più recenti il terremoto in Abruzzo, l’alluvione che ha colpito quasi in contemporanea lo Spezzino e Genova, il terremoto in Emilia, il notissimo fatto di cronaca del Ponte Morandi a Genova, la recente alluvione dell’Emilia.
A priori si è formato all’interno delle nostre Sezioni un gruppo di radioamatori che ha dato la disponibilità ad intervenire con mezzi ed attrezzature proprie in tempi brevissimi. Alla richiesta d’attivazione della nostra struttura che può arrivarci dalle Regioni o dal Dipartimento di Protezione Civile Nazionale. Generalmente ci si aggrega alle colonne mobili regionali per raggiungere la zona destinata. Nasce una rete radio a “piramide” dove al vertice c’è il Dipartimento di Protezione Civile a cui il C.C.S. “centro coordinamento soccorsi” fa riferimento per con compito di smistare le forze del volontariato dove c’è più bisogno. Evidente che il tutto è fatto via radio su frequenze dirette se possibile o su ripetitori dove il territorio lo richiede. Dal C.C.S. si diramano “n” ipotetiche linee radio verso il territorio per la raccolta e smistamento di tutte quelle informazioni o richieste destinate all’aiuto della popolazione colpita. Per motivi tecnici, distanze di collegamento e frequenze autorizzate, la parte superiore della piramide è di competenza ai radioamatori, mentre sul territorio operano altri gruppi con apparati radio a copertura limitata, tutti comunque vitali per un buon funzionamento della macchina del volontariato.
Per i radioamatori ci sono anche altri momenti che non sono emergenze?
I radioamatori sono attivi in vari campi sportivi. Dal ciclismo all’automobilismo. Ad esempio: durante una gara rallistica, che generalmente si svolge su strade delle vallate dell’entroterra dove non sempre la copertura della telefonia cellulare funziona regolarmente non solo registrano informazioni sull’andamento della gara sfruttando le comunicazioni dei nostri punti radio disseminati sul territorio. Anche in questo caso sono decisivi per contattare i mezzi di soccorso e le forze dell’ordine preposte al soccorso ed all’ordine pubblico anche in zone non coperte dalla rete cellulare.
Se uno volesse ascoltare le comunicazioni dei radioamatori cosa deve fare?
Per avere tutte la carte in regola deve fare richiesta di un’attestazione di stazione d’ascolto, in gergo SWL, può munirsi di un buon ricevitore ad onde corte che copra le bande dei radioamatori e di una buona antenna.
Il D.P.R. 05.10.2002 sancisce che “è libera l’attività di solo ascolto sulle gamme di frequenze attibuite al servizio di radioamatore” quindi chi volesse armarsi di pazienza per ascoltare ormai le formalità sono ridotte al minimo e tra tanti rumori magari si riesce ad ascoltare una stazione che chiama dalla parte opposta del globo.
CENNI STORICI RELATIVI ALL’ACQUEDOTTO
Il ponte sifone sul Geirato è lungo 693 metri ed è composto da 22 arcate. Il dislivello è di quasi 50 metri.
Fin dai tempi antichi lo sviluppo della città di Genova è stato legato all’acqua, elemento prezioso quanto necessario. Le sorgenti cittadine e le cisterne per la raccolta delle acque piovane erano sparse capillarmente in tutta la città, ma difettavano per portata e continuità di flusso. Il primo acquedotto genovese di cui abbiamo testimonianza è quello romano, risalente al primo secolo dopo Cristo. La sua origine è incerta e i pochi dati a nostra disposizione vogliono che questo primo acquedotto venisse edificato dopo la distruzione di Genova da parte dei Cartaginesi e che, poco dopo, Roma inviasse il Pretore Spurio Lucrezio con due legioni ed un numero considerevole di schiavi per ricostruire la città, dotandola anche di un acquedotto “moderno” alimentato dal torrente Feritore (odierno Bisagno). La presa di questo acquedotto era localizzata alle rapide del Montanasco, nei pressi del Follo (attuale giro del Fullo) il tracciato di questo acquedotto, che è stato calcolato intorno agli 11 km con una pendenza media di 3,3 metri per km, si sviluppava sulla sponda destra del Bisagno ed era situato più in basso rispetto all’acquedotto medioevale. Esso portava l’acqua in città passando per Montesano, dietro l’ex convento dell’acquedotto delle Fieschine, a monte della stazione Brignole, per poi scendere a Piccapietra e superare la collina di Sant’Andrea. L’acquedotto storico di Genova conserva ancora intatti molti dei suoi tratti. In val Bisagno abbiamo una serie di ponti ed arcate a cominciare dai mulini di Davagna, passando da Struppa Molassana, San Gottardo e Preli per arrivare alle parti rimaste nella zona di Staglieno, interrotte queste ultime dalla costruzione dell’attuale casello autostradale. In questa zona l’acquedotto del XIII secolo si affianca alle nuove strutture del ponte-sifone progettato da Carlo Barabino, che scavalca il cimitero di Staglieno. L’ingresso in città dell’acquedotto corrispondeva con l’iniziale percorso della circonvallazione a monte, presso la piazza Manin e ne resta almeno un passaggio, con le originarie arcate inglobate nei terrapieni della ottocentesca strada. Entrando in città esso passava, sin dal XIII secolo sul percorso delle mura del Barbarossa, dov’è tuttora visibile assieme alle serie di bocchette (i chiusini metallici che si trovano alle varie prese individuali nel muraglione). Tratti superstiti sono in vico ai Forni di Castelletto (sopra la piazza della Zecca), nel ponte che attraversa la salita di San Gerolamo presso Castelletto e, dalle parti della porta Soprana, nei resti di bocchette chiuse nella cisterna sotto le mura, cisterna trasformata in vano scala per accedere alle torri durante i restauri iniziati dall’architetto Alfredo D’Andrade. Oggi l’acquedotto si configura come un percorso pedonale lungo circa ventotto chilometri, in uno scenario rilevante sotto moltissimi punti di vista: dalle architetture civili e monumentali di cui abbiamo esempio nel ponte canale sul rio Torbido o nel portale del Barabino alla Rovinata, all’archeologia industriale del ponte sifone sul Veilino e del suo gemello sul Geirato, dalle passeggiate nel verde del tratto Pino Sottano – Trensasco alla gola di Fossato Cicala, scoprendo continuamente come l’acquedotto si è trasformato e mimetizzato giungendo nel centro cittadino.
L’evento è patrocinato dal Municipio IV Media Val Bisagno.
L’ingresso è libero.
Devi effettuare l'accesso per postare un commento.