Ventiduenne genovese con problemi psichiatrici tenta di rapire un bimbo a Milano. Da poco il Tribunale le aveva tolto il suo


La ragazza soffre di patologie psichiatriche. Il Tribunale, su segnalazione dei Servizi sociali, le ha tolto l’affidamento del figlio, a cui non potrebbe badare. Ieri l’ha fermata il padre del piccino di due anni che lei aveva preso per un braccio e stava portando via

Piazza Gae Aulenti è sempre piena di bimbi e famiglie nei pomeriggi feriali di bel tempo. È un’area pedonale del diametro di 100 metri davanti all’ingresso della stazione ferroviaria di Porta Garibaldi. Lì i bambini trovano spazio per giocare, rincorrendosi tra gli zampilli delle fontane. I genitori possono sedersi sulle panchine di marmo o andare nei locali della zona a prendere un caffè o un gelato. Questo avevano fatto, ieri, la mamma del piccino che stava per essere portato via dalla ragazza. Con lei c’era anche la mamma di un altro bimbo, di 8 anni, che era rimasto con il fratellino di 7 anni del bambino che ha rischiato di essere vittima del rapimento. Sotto gli occhi del papà quarantenne dei due. È stato lui ad accorgersi che la giovane donna stava portando via il più piccino.


«Cosa fai? Mettilo giù!», ha gridato l’uomo, chiamando nel frattempo il112. «Stavo scherzando» ha risposto lei, che era accompagnata da un’amica, risultata estranea ai fatti. E ha mollato la presa. Nel frattempo la piazza si è riempita di carabinieri che sono arrivati in fretta, essendo presenti in gran numero alla vicina stazione e nelle immediate vicinanze per impedire e reprimere episodi di criminalità.
I militari dell’Arma ci hanno messo poco a ricostruire i fatti, anche grazie alle telecamere della zona. In fretta sono venuti a conoscenza della situazione della donna, italiana, nata a Genova da una famiglia marocchina, ora residente a Milano nel cosiddetto “quadrilatero delle case popolari” di via Zamagna, via Tracia, via Micene, via Preneste. Il quartiere è tra i più popolosi ed è una delle periferie che avvertono di essere esclusa dal resto della città. È il posto dove giovani rapper si sono ribellati alle regole di prevenzione del Covid durante la pandemia e hanno trascinato in strada circa 300 coetanei per registrare un video. Quel giorno finì a sassate contro la Polizia. I problemi di ordine pubblico rientrarono grazie all’impegno del sindaco Beppe Sala, che ricevette una delegazione, e del prefetto Renato Saccone che richiamò Comune, Regione e Aler (l’ente regionale lombardo che gestisce le case popolari, analoga alla nostra Arte) alle proprie responsabilità, facendo firmare un protocollo per la rigenerazione del quadrilatero di San Siro. L’intesa prevede attività di studio e progettazione sui temi della casa e dell’abitare, della rigenerazione urbana del quartiere, dello sviluppo delle competenze locali anche attraverso la realizzazione di iniziative educative e culturali sulla vita nel quartiere e sulle dinamiche urbane e sociali che lo attraversano. Perché lì, come ovunque, il degrado urbano è la prima premessa del degrado sociale.
È proprio in questa zona che vive, “ai margini”, la rapitrice, una giovane con qualche pregiudizio di polizia per furtarelli commessi ai danni dei frequentatori della zona della stazione di Porta Garibaldi, denunciata ieri dai Carabinieri per sequestro di minore. La ventiduenne è psichiatricamente instabile, anche se non risulta che abbia tutori. Sarebbe stata lei stessa, ieri, appena fermata dai militari dell’arma a raccontare di quel bambino che le hanno tolto. Bisognerà capire se è nelle condizioni di andare a processo. A valutare, sentito il parere degli psichiatri, sarà l’autorità giudiziaria.
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