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Sondaggio: gli uomini liguri avrebbero il pene più corto d’Italia. Storia semiseria di tentata comunicazione pubblicitaria a costo zero

I dati, raccolti da un sito specializzato in incontri extraconiugali e comunicati ai media, non si basano su oggettive misurazioni, ma su auto dichiarazioni in una sorta di gara 2.0 a chi ce l’ha più lungo in chiave campanilistica. Il “miracoloso” caso Piemonte: in un anno incremento prodigioso del 12,1%

Son problemi. A fronte della guerra a poca distanza dall’Italia, nonostante la crisi economica post pandemia, nonostante tutti i problemi che attanagliano la nostra società, c’è chi si dedica alla statistica sulla lunghezza dei membri maschili. D’altro canto è la sua vocazione: si tratta infatti di un sito dedicato a incontri extraconiugali che fa sbucare in anticipo uno dei temi ferragostani per eccellenza, tirati solitamente in ballo quando di notizie ce ne sono poche e qualcosa bisogna pur inventare per riempire le pagine.

In realtà si capisce già dal testo inviato ai media che il metodo di approccio non è esattamente scientifico. È basato infatti su interviste a iscritti al portale che hanno auto dichiarato le proprie misure, un po’ come nelle chiacchiere dei ragazzini (e anche non tanto ragazzini), chiacchiere che spesso definiscono mirabolanti dimensioni e che poi terminano puntualmente alla constatazione fattuale al primo passaggio collettivo nelle docce degli spogliatoi di una palestra o di una competizione sportiva.

Inoltre, il campione è assai risicato: si parla di 2mila “interviste” agli iscritti al sito incontri-extraconiugali.com. In media 100 per ognuna delle 20 regioni: un numero non rilevante in un bacino di per sé portato a fare del sesso extraconiugale un passatempo assiduo e quindi naturalmente proiettato verso un determinato tipo di mentalità celoduristica in senso non metaforico.

Lo stesso fatto che la media della lunghezza nazionale, pari a 17,5 cm, risulti più alta del 4,5% rispetto alle rilevazioni di meno di un anno fa la dice assai lunga sull’attendibilità del test. Tant’è, la curiosità è tanta. Quindi: ecco i risultati dell’indagine.

Le regioni con il pene più lungo? «Con una media sopra i 19 centimetri, in cima alla classifica si collocano Campania (20,8 cm), Sicilia (20,7 cm), Calabria (20,6 cm), Lazio (20,4 cm), Molise (19,5 cm) ed Umbria (19,2 cm)» sintetizza Alex Fantini, fondatore del sito.

A seguire, nella classifica, ci sono 3 regioni sopra i 17 e fino ai 19 centimetri di lunghezza: la Sardegna (18,7 cm), la Puglia (18,3 cm) e la Lombardia (17,8 cm); mentre tra le regioni “tiepide” si classificano Emilia-Romagna (16,9 cm), Toscana (16,8 cm), Basilicata (16,5 cm), Trentino-Alto Adige (16,4 cm) e Valle d’Aosta (16,2 cm) – si legge -. Tra le regioni più “fredde” — «ma le misure sono del tutto indicative perché lunghezza del pene non è sempre importante per una vita sessuale» si affretta a puntualizzare il fondatore del sito — vi sono Piemonte (15,8 cm), Abruzzo (15,5 cm), Marche (15,3 cm), il Friuli-Venezia Giulia (15,1 cm). La “maglia nera” se la aggiudicano poi Veneto (14,9 cm) e Liguria (14,8 cm)».


La tabella fornita con il comunicato


Insomma, i liguri avrebbero 5 centimetri di pene – quattro dita abbondanti – in meno rispetto ai campani, ai siciliani, ai calabresi, ai laziali. Poi, poco importa agli estensori della classifica che la vagina sia in media lunga 8-13 centimetri e quindi che anche il più piccolo dei peni censiti, quello dei liguri, appunto, possa raggiungerne in modo più che soddisfacente ogni centimetro.

Al fine del risultato, c’è anche da considerare che la tradizionale riservatezza potrebbe aver portato i liguri a dichiarare misure reali o addirittura a schernirsi, sottostimando la dichiarazione. Curiosità: tra i più dotati al centro-nord risultano i lombardi, a cui la tradizione popolare (la stessa che vuole i liguri parsimoniosi in fatto di denaro, parole e confidenza) assegna la “sindrome del pescatore”, quella che porta chi ne soffre ad eccellere, almeno a parole, in ogni campo. Così che semplici bughe prese all’amo si dice possano diventare, al momento di dichiararne la stazza, quasi delle balene.

Nel sondaggio risulta anche una sorta di miracolo che è riservato ai piemontesi, protagonisti in soli 10 mesi (quelli che intercorrono tra il primo e il secondo rilevamento di dati autodichiarati) di un aumento della lunghezza del membro del 12,1%. Non è dato sapere quale sia il prodigioso fenomeno che avrebbe determinato la crescita record.

I dati diffusi si arricchiscono anche di uno “spiegone” del fondatore del sito cochon che avrebbe la velleità di essere scientifico: «Una correlazione tra la variabile “tradimento” e la variabile “lunghezza del fallo” c’è eccome – si legge, a firma del fondatore del sito -. Mi riferisco alla ricerca dell’Università di Stanford che ha analizzato un campione di 55.761 uomini rilevando un aumento del 25% del pene in erezione negli ultimi 30 anni e dimostrando che il pene dell’uomo si è quindi allungato di 3 centimetri. I risultati — pubblicati sulla rivista “The World Journal of Men’s Health”— sono stati discussi anche ad Amsterdam dagli specialisti della Società Italiana di Andrologia in occasione del Congresso della Società Europea di Andrologia, il più grande evento annuale in ambito urologico del Vecchio Continente che riunisce i maggiori esperti di urologia e andrologia presentando tutte le ultime e più rilevanti scoperte del settore. I ricercatori hanno analizzato i dati di 75 ricerche condotte tra il 1942 ed il 2021 per un totale di 55.761 uomini esaminati lungo questo lasso di tempo di 30 anni. La lunghezza del pene eretto è risultata in aumento costante, passando da una media di 12 centimetri a una media di 15,24 centimetri». Sembra quasi che liguri, così legati alle tradizioni, anche in questo siano stati più lenti ad evolversi, rimanendo, coi loro 15,8 centimetri, di poco sopra alla media mondiale.

Confessiamo, comunque, che non siamo stati molto bravi nella comprensione del testo, non riuscendo ancora a capire l’asserita connessione tra la propensione a tradire e le dimensioni del membro. A meno che non lo si consideri fitness di un corpo cavernoso. Inutile, perché non essendo un muscolo non si può allenare.
Forse ci riesce meglio l’esegesi: tutto ha l’aria di essere costruito per sostenere il core business del sito sotto forma di pubblicità travestita, nella speranza che qualcuno la pubblichi (fatto, ma a modo nostro, in modalità debunker). In fondo, un po’ ha funzionato, se siete arrivati sin qui a leggere.
Un’auto promozione a costo zero, peraltro in chiave velatamente maschilista e di scarsa rilevanza scientifica e statistica. Un messaggio scritto per accalappiare potenziali clienti o visualizzatori del sito, uomini che non hanno ancora capito come l’importante non sia quantità, ma la qualità. Perché le donne, invece, lo hanno sempre saputo.

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