Trentamila euro per la fondazione del Museo dell’Acciaio. Sarà progettato da Cecchini che colorò due volte di rosso la Fontana di Trevi

Proprio come i giovani attivisti ambientalisti (che il vicesindaco Pietro Piciocchi la settimana scorsa ha minacciato di denunciare, parlando di «fanatici» e terminando con un «vergogna» il suo post Facebook) hanno colorato di verde la fontana di De Ferrari, il progettista individuato per la realizzazione del museo dalla fondazione di cui ora fa parte il Comune ha colorato (e per ben due volte) la celebre fontana romana di rosso. Nel 2018, Cecchini è stato anche il direttore artistico della mostra “Ossidazioni” costata circa 30mila euro (di cui 22 di consulenze) alle casse di Tursi a seguito della quale si dimise l’assessore alla Cultura Elisa Serafini. Ieri la delibera è stata votata solo dalla maggioranza

La mostra, sempre sulla produzione delle acciaierie genovesi, fu inaugurata all’inizio di agosto 2018, fu patrocinata dal Comune, e costò alle casse di Tursi circa 30 mila euro, di cui 22 mila in consulenze. Quando fu allestita nel cortile di Palazzo Tursi, già il giorno dopo si “squagliò”: i supporti delle fotografie progettati da Cecchini si deformarono per le temperature estive, normali e ampiamente prevedibili in quel periodo dell’anno, e dovettero essere ripristinati.

Per il via libera e il finanziamento a quella esposizione e in aperta polemica con il sindaco Marco Bucci, si dimise l’allora assessore alla Cultura Elisa Serafini che poi ha raccontato la sua versione dei fatti in un libro-denuncia.
Ieri, in consiglio comunale, la maggioranza di Palazzo Tursi ha dato il via alla alla partecipazione (con un impegno di spesa iniziale di 30mila euro).
I consiglieri del Pd, Genova Civica e Lista Rosso Verde, sulla delibera hanno chiesto una sospensiva, che è stata respinta con 22 voti contrari (maggioranza e Uniti per la Costituzione) e 14 favorevoli.
Sono stati poi discussi l’ordine del giorno presentato dalla consigliera Cristina Lodi del Pd e i 4 emendamenti. Il primo presentato dal consigliere Alberto Pandolfo del Pd, il secondo e il terzo presentati dalla consigliera Donatella Alfonso del Pd e il quarto dalla consigliera Lodi. L’assessore Mario Mascia (che, da assessore alle attività produttive, ha portato nella Sala Rossa di Tursi l’adesione a un progetto culturale, circostanza contestata dalla minoranza) ha dato parere favorevole sull’ordine del giorno presentato dalla consigliera del Pd e parere contrario al primo emendamento; parere favorevole con una piccola modifica all’emendamento numero 2 e all’emendamento 3 e contrario all’emendamento 4. Le modifiche non sono state accettate dalla proponente e quindi il parere della giunta sugli emendamenti 2 e 3 è stato contrario. In sostanza è stato bocciato l’emendamento che, in coerenza con una delibera del passato ciclo del municipio Medio Ponente (quando l’atto fu votato e approvato anche da consiglieri oggi seduti in maggioranza a Tursi) chiedeva che fosse espressamente indicato che la Villa Domenico Serra a Cornigliano non sarebbe stata la sede del nuovo museo, evitando così di sottrarre spazi ad associazioni e servizi per il territorio. Bocciata anche la richiesta di Alfonso di aprire la fondazione anche al comitato “Salute e Ambiente” che lottò per superare la produzione “a caldo” dell’acciaieria, con la chiusura della cokeria, impianto altamente inquinante e fortemente cancerogeno in pieno centro abitato, nella prospettiva di coniugare salute e lavoro: un pezzo consistente della storia recente della città che proprio Alfonso (giornalista), nel 2012, aveva sintetizzato in questo articolo su Repubblica.
Il 3 aprile 2001 Attilio Lugli scriveva su “Il Corriere Mercantile”: «Tra il 1988 e il ’95 a Cornigliano , rispetto a Genova, la mortalità è risultata aumentata del 23 per cento tra gli uomini, la popolazione femminile ha evidenziato una mortalita’ superiore a Genova del 55 per cento e del 60 rispetto a Rivarolo. Poche righe di storia industriale genovese che parlano di morte. Sono i dati contenuti nella consulenza epidemiologica voluta dalla procura della Repubblica. L’incarico di spiegare qual è stato l’impatto dell’inquinamento delle Acciaierie sulla popolazione circostante era stato affidato ai dottori Valerio Gennaro e Federico Valerio – dell’Ist – e all’ingegner Gian Carlo Parodi».
Il capogruppo di genova Civica Ariel Dello Strologo, ieri, in consiglio comunale ha spiegato «Non siamo affatto contrari alla nascita di un museo dell’acciaio, ma oggi non abbiamo idea di che cosa sarà e spendiamo 30mila euro per sostenere qualcosa che non conosciamo», spiegando che nella delibera non è indicata né la futura sede del museo né un progetto che ne tracci contenuti e linee guida.
Alla fine, l’ordine del giorno è stato approvato all’unanimità, mentre i quattro emendamenti, con parere contrario della giunta, sono stati respinti con 20 voti contrari e 14 favorevoli. In ultimo è stata votata e approvata la delibera: con 21 voti a favore, solo quelli della maggioranza.
Ma chi è Graziano Cecchini, il progettista del futuro museo. Basta cercare su internet per trovare una miriade di articoli sulle sue performance che vengono definite sulla pagina Wikipedia in Inglese (non esiste quella in Italiano, mentre si trovano parecchi riferimenti alle sue azioni su Wikinotizie), di “vandalismo artistico” mentre lui preferisce definirle “di provocazione artistica”. La notorietà gli viene soprattutto da tre performance: la colorazione per due volte (nel 2007 e nel 2017) della fontana di Trevi con colorante rosso che (esattamente come quello verde a Genova) non ha causato danni permanenti all’opera e, nel 2008, le 500.000 palline colorate che ha fatto rotolare lungo la scalinata di Piazza di Spagna.


A sinistra la Fontana di Trevi colorata di rosso da Cecchini, a destra la fontana di De Ferrari colorata di verde dai giovani attivisti ambientalisti. In entrambi i casi le fontane non hanno subito danni permanenti. È curioso che l’Amministrazione comunale intenda denunciare i giovani ambientalisti e, attraverso la fondazione a cui ha deciso di partecipare, affidi la progettazione di un museo a chi ha fatto la stessa cosa. Entrambe le “cause” sono politiche, anche se di ben diverso respiro: gli attivisti green hanno agito a scopo dimostrativo per una causa mondiale, quella dell’ambiente e del cambiamento climatico, Cecchini, nel 2017, in aperta polemica con l’allora amministrazione M5S del Comune di Roma
Più volte associato sui media all’ultradestra, Cecchini, in un’intervista in un sito di area dichiara: «Negli anni Settanta ero schierato a destra e non rinnego nulla, né del mio passato, né del mio presente e nemmeno del mio futuro» e spiega il suo legame con gli operai della Fiom (sindacato che ha voluto fortemente sia la mostra “Ossidazioni” sia il Museo dell’Acciaio). Nell’intervista Cecchini dichiara di aver indossato durante l’ultimo atto di colorazione della Fontana di Trevi la maglia indossata dagli operai genovesi della Fiom durante le manifestazioni, con la scritta “pacta servanda sunt”, la stessa che compare anche sugli striscioni in testa ai cortei. Si riferisce al rispetto dell’Accordo di programma. Nel novembre 1999 venne stipulato un primo Accordo di Programma, che però non ha trovato pratica applicazione. Nel luglio del 2005 si è finalmente raggiunta un’intesa, consacrata nella firma, l’8 ottobre 2005, dell’Atto Modificativo. In conseguenza dell’intesa raggiunta, è stata interamente dismessa la produzione a caldo (l’ultima colata è del 29 luglio 2005), e aree per circa 343.000 mq. sono state restituite alle Istituzioni pubbliche (mq. 265.000 alla Società Per Cornigliano e mq. 78.000 al demanio aeronautico, utilizzate dall’aeroporto).
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