Ritrovamenti archeologici nel cantiere della metro, i reperti saranno rimossi da una ditta specializzata per la successiva esposizione

Lo ha detto l’assessore Campora rispondendo a un’interpellanza del consigliere Bevilacqua, il quale chiede possano essere «messi a disposizione della comunità per far conoscere chi viveva in quella vallata». I tempi dei lavori si allungano di 4 mesi

«Durante i lavori nel cantiere principale per la realizzazione della metropolitana Brin Canepari, sono stati ritrovati reperti del 300 D.C. Sono stati avvisati gli enti competenti, affinché facessero tutte le valutazioni del caso e ci dicessero come poter proteggere questo patrimonio, permettendoci di andare avanti con i lavori. Oggi sappiamo che rispetto al progetto iniziale dei lavori della metropolitana non dovremmo avere significative modifiche: le lavorazioni stanno procedendo nelle altre aree del cantiere non interessate dai reperti. Si stanno definendo con la Direzione lavori e gli appaltatori, sotto le direttive della Sovrintendenza, le accortezze per proteggere la fornace e allo stesso tempo per recuperare il ritardo. Ci sono stati numerosi sopralluoghi con una ditta specializzata che si occuperà della catalogazione e della rimozione in sicurezza di questi beni, che è giusto siano visibili a tutti, perché rappresentano le testimonianze di chi viveva in quella zona nel 300. Poi proseguiremo i lavori anche nel sito dei reperti, con la priorità di salvaguardarli». Lo ha detto l’assessore Matteo Campora, rispondendo all’interrogazione del consigliere della Lega Alessio Bevilacqua, che chiede «di relazionare il consiglio comunale circa le lavorazioni per il prolungamento della metropolitana di certosa a seguito dei ritrovamenti di reperti storici di epoca romana».

«Dopo aver ricevuto rassicurazioni in merito a una prosecuzione dei lavori da parte del Comune – commenta Bevilacqua – con la mia interrogazione chiedo che anche il patrimonio storico ritrovato e che evidenzia la presenza in quella zona di una fornace e alcune strutture abitative, possa essere messo a disposizione della comunità per far conoscere chi viveva in quella vallata”.
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