Oggi a Genova 

Pentole contro le inferriate contro le condizioni di detenzione a Marassi, i detenuti svegliano il quartiere

Dopo i fatti di Santa Maria Capua Vetere (52 le guardie carcerarie sono colpite da istanze cautelari e altre sono indagate per le violenze gratuite anche su un uomo svenuto preso a calci che sono ben documentate dalle telecamere degli impianti di sorveglianza e da messaggi whatsapp), le persone che stanno espiando pene nei carceri d’Italia stanno chiedendo condizioni più umane. Per quanto riguarda le Case Rosse è il sovraffollamento delle celle a non garantire condizioni di detenzione degne di un paese civile

Nel carcere di Marassi, la scorsa notte i detenuti hanno deciso di svegliare il quartiere a suon di colpi di pentole e stoviglie sulle inferriate della casa circondariale maschile genovese dove non ci sono nemmeno, allo stato attuale, né un direttore titolare né un comandante della Polizia penitenziaria. Il nostro ordinamento prevede la riabilitazione dei detenuti che in queste condizioni difficilmente si potrà attuare e ci si chiede come nelle condizioni di sovraffollamento cronico possano essere garantiti i diritti umani. Frequentissimi sono i suicidi e i tentati suicidi. Recentemente la Procura e la squadra mobile sta indagando su un caso di omicidio interno alla casa circondariale. Due gli indagati, compagni di cella del 41enne Emanuele Polizzi trovato morto, apparentemente suicida, impiccato nel locale adibito a cucina e servizio. Ma l’autopsia ha messo in luce segni sul corpo che sono incompatibili con una morte cercata volontariamente. Due i compagni di cella indagati (gli altri erano fuori dallo spazio) e il movente potrebbe essere un debito di droga non pagato. Un secondino ha dichiarato agli investigatori di avere visto l’uomo sveglio alle 8.45, quella mattina. Ma la circostanza è incompatibile sia col suicidio sia con l’omicidio perché la morte sarebbe avvenuta prima.

I sindacati della Polizia penitenziaria fanno il loro lavoro segnalando le difficili condizioni in cui i loro colleghi operano in una continua rivendicazione di personale aggiuntivo. Qualcuno, a Roma, dovrebbe cominciare ad occuparsi, invece, delle condizioni in cui esseri umani vivono anche per lunghe condanne. Secondo i dati del Ministero dell’interno (del giugno scorso) i posti sono 530, ma 4 sono indisponibili e scendono quindi a 526. I detenuti sono, invece, 651, cioè 125 in più. In sostanza nel carcere di Marassi è stipato quasi il 24% dei detenuti in più di quelli che potrebbe ospitare. Difficile garantire così condizioni di detenzione rispettose della “Carta dei diritti e dei doveri dei detenuti e degli internati” prevista dal Regolamento nazionale.

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