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Galli: «Covid, rischiamo di tornare a marzo, nuove misure inevitabili»

Il primario infettivologo dell’ospedale Sacco-università degli Studi di Milano, ad Agorà: <Siamo in pericolosa ascesa, è sufficiente un’aritmetica elementare per capirlo. Il trend è in chiara ascesa e questo implica la necessità di interventi decisi. È un andamento che non può che essere considerato preoccupante. È grave che si continui a pensare che si possa gestire questa cosa facilmente nella condizione della normalità, soprattutto perché la nostra normalità – con il nostro sistema sanitario e le nostre leggi – ci mette in grandissima difficoltà>

Passato il tempo delle cicale negazioniste, nella tregua estiva alimentate dai buoni risultati del lockdown, torna quello delle formiche che non possono che indicare i risultati decisamente meno buoni del quasi “liberi tutti” della stagione calda.

<È stata un’estate troppo frizzante per molti aspetti, troppo fuori norma. Quanto sia l’impatto delle scuole ancora non si può dire, anche se nel Lazio ci sono state segnalazioni. Le scuole stanno dando il loro contributo, non tanto all’interno quanto all’esterno – ha detto il professor Galli alla trasmissione Rai Agorà. Servono misure per evitare il peggio, quel peggio che rappresenterebbe un nuovo lockdown: la morte dell’economia.

<Noi siamo adesso sul crinale che ci potrebbe portare ad una situazione di assoluta gravità. Non possiamo chiudere le scuole e non vogliamo chiudere le scuole. Non possiamo chiudere le attività economiche. Convivere con il virus vuol dire questo> aggiunge Galli.

<Stiamo andando a rischiare una situazione comparabile per alcuni aspetti a quella di marzo – dice il professore -. Vogliamo questo? Vogliamo vanificare i sacrifici fatti durante il lockdown per andare a ondeggiare in un locale che andrebbe chiuso? Soffro all’idea di criminalizzare i giovani e di considerarli responsabili di quello che succede, ma questo non è un atteggiamento responsabile. Quest’estate ha rimescolato le carte e si è visto quando abbiamo riaperto. Gli spostamenti interni e i comportamenti durante il periodo estivo hanno messo il seme di un’ulteriore diffusione. Non si può pretendere che se si riprenda non si paghi dazio con infezioni sul luogo di lavoro e nel contesto scolastico. Se si aprono le discoteche e si indicono le elezioni come se niente fosse, è un segnale opposto a “non è finita”. Quello che è successo in Francia e in Spagna è davanti ai nostri occhi, temo che” nuove misure “siano inevitabili e spero che non siano tardive. Noi siamo adesso sul crinale che ci potrebbe portare ad una situazione di assoluta gravità. Non possiamo chiudere le scuole e non vogliamo chiudere le scuole. Non possiamo chiudere le attività economiche. Convivere con il virus vuol dire questo. È grave che si continui a pensare che si possa gestire questa cosa facilmente nella condizione della normalità, soprattutto perché la nostra normalità – con il nostro sistema sanitario e le nostre leggi – ci mette in grandissima difficoltà>.

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