Spettacoli 

Genova boccia all’unanimità la puntata di “Una storia da cantare” dedicata a De André

Ieri sera su Rai1 la prima delle trasmissioni dedicate ai cantautori italiani che non ci sono più. Tra errori, arrangiamenti “creativi” e testi “aggiustati”, dai genovesi un unanime coro di critiche. La Vanoni sul palco tra parolacce ed epic fail. E Cristiano commenta: <Volevo cantare “La canzone del padre”, ma volevano ne cantassi un’altra e sono rimasto a casa>

Massimo Ranieri ha cambiato il testo di Don Raffaé, la Vanoni ha dimenticato Bocca di Rosa ed è esplosa in un’espressione “colorita”, Elena Sofia Ricci (da tutti definita come “la meno peggio”) ha parlato della “chiesina di Sant’Ilario” quando, come tutti sanno, si tratta della stazione. Ai genovesi – ipersensibili, perché Fabrizio De Andrè è la storia di questa città – s’è accapponata la pelle. Non bastava il film Tv con l’interprete di Faber che ha sfoggiato un accento romanesco. Ieri sera è andata in scena su Rai1 la quintessenza del “vorrei ma non posso”, una trasmissione nobile negli intenti, ma poco attenta al fatto che i miti sono perfetti nella testa di chi li adora e che non vengono accettate discrasie, inciampi, infedeltà alle loro opere. La trasmissione condotta dal cantautore Enrico Ruggeri con l’attrice Bianca Guaccero, una band di nove elementi e un nutrito cast di interpreti ha deluso. Peggio, ha fatto andare su tutte le furie chi l’opera di De Andrè la conosce ancora a memoria, a vent’anni dalla sua morte. E non è bastato portare sul palco Dori Ghezzi, vedova di Faber, che ha iniziato prima col film, poi con la rimasterizzazione di opere che noi tutti conosciamo e amiamo con i precisi graffi sul vinile di nostra proprietà, un robusto revamping dei diritti.
Oltre a Dori Ghezzi, ieri sera, sul palco: Massimo RanieriLino GuancialeOrnella VanoniLoredana BertèAnastasioElena Sofia RicciMorganNekPFMPaola TurciMauro PaganiWillie Peyote e The André.
A leggere sui social, i più salvano solo la Pfm. La Vanoni s’è dimenticata le parole ed è esplosa in una poco raffinata interiezione: <Eh, non si vede un caz**, scusate! Eddai con questa luce… Dai, ricomincio. E il caz** lo togliete perché non mi sta bene e poi non mi chiamano più… Però è assurdo che io abbia una luce in fronte e ogni volta dobbiamo litigare> ha detto Vanoni. Poi qualcuno le ha detto che era in diretta. <Scusate. Ricominciamo. E comunque caz** non l’ho detto!>, ha continuato. Poi la Vanoni ha concesso un altro “fuori programma”. Ha detto di essersi fatta male ad un ginocchio e tenta di alzarsi la gonna per mostrare alle telecamere il livido.

Ne esce il quadro di una trasmissione non preparata, con i cantanti a cantare come al karaoke. Molti di loro, evidentemente, senza conoscere cosa è stato il poeta di una generazione, senza conoscere davvero la sua opera. Decisamente Faber merita di più. Insomma: bella l’idea, ma se le cose si vogliono fare si fanno bene. Sui social dai genovesi arriva un coro unanimi di critiche.
Ciliegina sulla torta, lo sfogo di Cristiano De André, figlio di Fabrizio, su Facebook: <Mi avevano invitato a partecipare allo speciale “Una storia da cantare” che ieri sera ha mandato in onda su Rai 1 su mio padre.
Sarei andato volentieri a cantare: “La Canzone del Padre” e sarebbe stato anche un bel momento, perché è una delle canzoni per me, oltre che per motivi personali, simbolo del disco e del tour “Storia di un Impiegato” che sto portando in giro con grande successo da circa un anno nei più grandi teatri italiani. Ma non hanno voluto, volevano che ne facessi un’altra. Tendenzialmente mi va sempre meno di sentirmi dire cosa devo fare o cosa è meglio che io faccia, poi quando non so per cosa o per chi… Cosi ho preferito seguirlo da casa. Saluto comunque e ringrazio tutti gli artisti e colleghi che hanno partecipato e mando un salutino con la manina anche agli autori di Rai 1, con settecentesco inchino>.

Cristiano, non siamo la Rai, ma la tua interpretazione de “La Canzone del Padre” la pubblichiamo noi, per farla ascoltare a tutti i nostri lettori.

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