Carignano, veglia per giorni il corpo del marito morto
Anziana malata di Alzheimer trovata accanto al cadavere da vigili del fuoco e 118. La coppia non rispondeva al telefono da una settimana. Soccorsi chiamati dai vicini per l’insopportabile odore della decomposizione

L’orrore a Carignano. Ha vegliato per giorni il marito morto, stesa accanto al corpo dell’uomo che andava in decomposizione sempre più velocemente, a causa del caldo. Fino a quando i vicini di casa, non avendo più visto la coppia e alla luce del fatto che dalla porta usciva un odore nauseabondo, hanno chiamato i vigli del fuoco che ieri sera, forzando la porta dell’appartamento, si sono trovati davanti a una scena da film horror che, invece, purtroppo, era la terribile realtà.
È successo nella tarda serata di venerdì 12 luglio in una bella casa di corso Andrea Podestà. I pompieri sono entrati presagendo, alla luce dell’esperienza e dell’odore inconfondibile dei gas rilasciati dalla putrefazione del cadavere, di trovare l’ennesima persona deceduta da sola, senza che alcun parente ne avesse denunciato la comparsa. La terza in pochi giorni. Si sono trovati di fronte una situazione se possibile ancora più terribile. Accanto al corpo del 69enne che già rilasciava liquami c’era una donna. Viva. Ma in condizioni psichiatriche fortemente alterate e fisiche di forte deprivazione. Chissà se si è resa conto che il marito era defunto (presumibilmente a causa della grave forma di diabete che lo affliggeva da tempo) e di quanto tempo avesse passato accanto al cadavere? Probabilmente no, perché da tempo la donna era malata di Alzheimer, incapace di badare a se stessa. Era proprio il marito che, nonostante la sua malattia, si occupava di lei, immersa nel tunnel della demenza degenerativa che non ha cura. Il sintomo precoce più frequente è la difficoltà nel ricordare eventi recenti. Con l’avanzare dell’età sopraggiungono afasia, disorientamento, cambiamenti repentini di umore, depressione, incapacità di prendersi cura di sé, problemi nel comportamento. Impossibile ipotizzare come una persona in quelle condizioni possa aver vissuto la morte del compagno di vita. Certo non ha chiamato aiuto non riuscendo nemmeno, dalla sua dimensione parallela, a rispondere a qualche amico che in questi giorni aveva provato a chiamare la coppia al telefono. Più d’uno aveva provato a chiamare, ma nessuno si era insospettito a tal punto per quelle mancate risposte da andare a suonare materialmente al campanello oppure da chiamare la polizia. La donna, in un completo stato di deprivazione (probabilmente non mangiava da quando il marito era morto) è stata trasportata dal 118 al vicino ospedale Galliera. Le indagini, pro forma, vengono portate avanti dalla polizia, ma la casa non presentava segni di effrazione ed è improbabile che l’uomo sia morto per cause non naturali. Resta tutta la tristezza per quanto è accaduto, per il fatto in sé e per la piaga che l’Alzheimer sta rappresentando in questi anni in cui a un allungamento delle condizioni di vita, corrisponde purtroppo un aumento dei casi di questa malattia degenerativa, devastante per chi si ammala, ma anche per tutti i familiari che stanno attorno.
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