Il grande fardello
Vittorio Pezzuto, fresco cinquantenne, radicale, giornalista, scrittore, ex portavoce dell’ex ministro Renato Brunetta, ex consigliere regionale e comunale ha dovuto ricorrere alla gogna mediatica di un post liberatorio. Quasi che comunicando il suo errore ambisse ad una lapidazione verbale sui social che lo lavasse dalle sue colpe. Da uomo colto ed estensore abile qual è, non ha anticipato il peccato creando suspense e anteponendo subito qualche giustificazione. Poi, nelle ultime righe ha sciolto l’arcano, attendendo messaggi, pietre e sputi. E, magari, anche qualche impietosa pernacchia. “Già nel 1845 Edgar Allan Poe scrisse un bel racconto – “Il genio della perversione” – sul tema della morbosa fascinazione per tutto ciò che temiamo. Dall’attrazione per il vuoto che attira quanti soffrono di vertigini alla pulsione dell’omicida che in fondo aspetta soltanto di veder scoperto il cadavere che ha nascosto in cantina. È solo così che riesco a giustificarmi per aver visto ieri, fino a dopo mezzanotte, la puntata del “Grande Fratello Vip”. Affacciato pericolosamente sull’abisso che mi mostrava senza alcun filtro cervelli, tatuaggi e linguaggio della nostrana Silicon Valley”. Finalmente liberato dal fardello del Grande Fratello, consapevole di essere scivolato nell’attrazione per l’orrido e, pur non avendo ricevuto pietrate ma benevola comprensione, il Pezzuto pare abbia potuto riprendere il suo tran tran romano. Eppero’, volendo sottilizzare, o magari, proprio perché non se ne è realmente accorto, ha taciuto ai suoi amici che lo seguono sulla bacheca social, quella che a mio parere dovrebbe essere reputata la colpa più grande. In contemporanea al Grande Fratello Vip, che lo avrebbe – a quanto colpevolmente testimonia – lugubremente affascinato, sulla terza rete Rai veniva proiettata l’anteprima del documentario di Gianfranco Rosi Fuocoammare, premiato con l’Orso d’oro per il miglior film al Festival di Berlino e candidato all’Oscar, che racconta gli sbarchi dei migranti a Lampedusa. Da un persona come Pezzuto, con il suo passato politico e allievo di Giacinto Marco Pannella che ha dedicato la sua vita agli umili diventando, fra l’altro – la bandiera di carcerati, ci si sarebbe attesi, a meno che il film non l’avesse già visto, una scelta più politically correct. Ma, comunque, non deve farsene una colpa, perché lunedì, pur essendo la giornata dedicata al ricordo della tragedia dei migranti colati a picco davanti a Lampedusa – naufragio in cui perirono 366 persone – la maggior parte degli italiani ha scelto, più o meno consapevolmente, il Grande Fratello Vip, lanciato, del resto più o meno volontariamente sulle pagine social e dalla suggestione collettiva, dalla vicenda e dai guai giudiziari fra i due ex coniugi Bettarini e Ventura.
Si faccia forza,Vittorio, l’ex Pierino terribile del consiglio comunale, perché comunque parrebbe essere in buona compagnia, e sui social, non sono comparsi nemmeno tardivi ripensamenti. Come è’ capitato a lui. Scrive la giornalista Deborah Dirani sull’Huffington post, commentando il fatto che come indice di ascolti il trash del Grande Fratello ha avuto la meglio sul crudo realismo del documentario di Rosi “Non so bene quando sia iniziata questa cosa per cui ciò che è spazzatura è diventato divertente. Per me la spazzatura è spazzatura, anche se la rivestono di “paillettes”, e un programma in cui il livello culturale medio dei partecipanti è simile a quello di mia nipote di 8 anni non è un buon programma. Il dramma è che ieri sera, in certi momenti, lo hanno visto circa 6 milioni di italiani: un decimo della popolazione di ‘sto povero paese. Il dramma nel dramma è che ‘sti 6 milioni sono giovani e invece che scegliere di imparare qualcosa di utile dalla tv (che potrebbe essere una buona maestra solo a volerlo) preferiscono rintronarsi con l’idiozia che propone. Che io lo capisco il trash in tele è un po’ come il McDonald: ogni tanto ci sta. Ma non può essere la regola altrimenti si finisce tutti obesi e “neuronalmente compromessi”. Non puoi ingozzarti di hamburger una volta a settimana e sperare di restare in forma, prima o poi il tuo corpo ti presenta il conto. Allo stesso modo il conto lo presenterà la vita a questo 30% di italiani che guardano il grande fratello vip e si lamentano dei flussi migratori di cui non capiscono il dolore e la ragione. Ma tanto che frega a loro quando possono stare lì a sentire Bettarini che fa la conta delle donne che “si è fatto”? Che frega loro di quelli che dedicano la vita a salvare quella degli altri quando possono ridere di un “pugile suonato” che apostrofa un uomo chiamandolo “friariello” perché porta su di sé “l’orrenda colpa di essere omosessuale?” Niente, non gliene frega niente perché tanto questo mondo non è il loro, non ci vivono mica, non hanno mica bisogno di capirlo. Alla fine stai a vedere che i disadattati siamo noi che dopo Fuocoammare ci guardiamo un documentario sui migranti, che ci si spezza il cuore e ci ritroviamo in lacrime davanti a quello che è diventato questo mondo in cui la gente affoga tra le onde del Mediterraneo e quelle dell’ignoranza”.
E le parole della giornalista dell’Huffigton post ci riportano alla quotidianità degli accadimenti della nostra città, con i condomini del palazzo di via XX Settembre, che negano l’allaccio dell’acqua alla decina di migranti diventati a forza loro coinquilini. Una presa di posizione che ha stimolato la risposta, più o meno spontanea, di un gruppo di qualche centinaio di genovesi che ieri si è’ recato davanti al portone dello stabile con bottiglie piene di acqua in mano a dimostrare solidarietà ai migranti. Una manifestazione nata spontaneamente alla quale i partiti della sinistra si erano precipitati a mettere il cappello, poi trattenuti sempre via social. Sarebbe diventata una mera contesa politica in cui i migranti sarebbero rimasti, come sempre più spesso accade in questo paese soltanto vittime strumentali. Anche perché sulla questione dello stabile di via XX settembre si erano misurati nei giorni scorsi Lega Nord e Fratelli d’Italia con banchetti per la raccolta di firme del vicepresidente Edoardo Rixi e del candidato sindaco di Fratelli d’Italia Stefano Balleari. In una mobilitazione, quella di ieri, più che comprensibile che comunque lascia in secondo piano e nell’ombra le contraddizioni della civica amministrazione che ha condiviso la scelta della prefettura senza proferire verbo. Ma questo è il problema che unisce il pubblico del Grande Fratello a quello di Fuocoammare con quell’attrazione per il vuoto che diventa contrapposizione – ove ci si arrivi- di simboli. Senza capire che il vuoto del nostro tempo è diventata anche quella incapacità di mediare che non ti permette di affrontare la vicenda in maniera rigorosa e di lasciare da parte gli slogan fumosi, offrendo il fianco alle strumentalizzazioni, mettendo a rischio o impedendoti in definitiva di raggiungere il risultato. Come dire, insomma, che una volta riusciti a gettare a mare il fardello dei pregiudizi a immaginare una formula che eviti le tensioni sociali ci deve pensare solo la politica, perché altrimenti il pericolo è che anche chi ha la necessaria consapevolezza di fronte all’inconsistenza si lasci attrarre dal riflusso del trash.
Il Max Turbatore
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