Commercio Senza categoria 

Discoteca chiusa, il direttore: “Il problema non è un locale, ma lo sballo di un’intera generazione”

 

Max Giannini: <La questione non riguarda solo la discoteca. A poche centinaia di metri da Casamia c’è la movida del centro storico. Bisogna far partire da qui una collaborazione tra Questura e associazioni dei locali>
<Noi facciamo sicurezza in tutta la zona e al mattino raccogliamo bottiglie e spazzatura>
<Ci hanno chiuso anche il ristorante, la pizzeria e lo spazio per gli studenti. Ci sono in ballo più di trenta posti di lavoro>
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(Max Giannini, direttore di Casamia)

di Monica Di Carlo

Sono tutti lì, davanti alla discoteca, in via XII Ottobre, i lavoratori di Casamia, il locale chiuso per 30 giorni dalla Questura per questioni di ordine pubblico, applicando un regio decreto del 1931, anno IX dell’era fascista. Una legge che negli anni ha salvato la città da situazioni altrimenti non risolvibili, anche di recente (è il caso di alcuni bar a Pre’), ma che ha i limiti di attribuire a qualsiasi pubblico esercizio tutto quello che accade nel raggio di trecento metri e di essere trementamente discrezionale. Non servono, infatti, processi andati in giudicato, ma bastano alcune denunce di cittadini (anche se non hanno riscontro) e fatti  (ad esempio le risse) che succedono nelle immediate vicinanze. Una di quelle attribuite a Casamia nell’ordinanza di sospensione della licenza è accaduta nel tratto di strada tra il Moody e l’ex Sea Dream. Ad ogni modo, in un amen, un locale è “fuori” per somma di ammonizioni. Se la regola venisse applicata al centro storico non ci sarebbe più un locale aperto. Per non parlare di circoli, bar e artigiani alimentari che si improvvisano discoteche abusive senza avere la licenza nè sottostare alle regole, nè rispettando le norme sulla sicurezza. Le associazioni di categoria dei pubblici esercizi ne contano addirittura 55 tra Sampierdarena e Cornigliano.
Max Giannini, direttore artistico di Casamia, spiega che i filmati ripresi dalle telecamere interne della discoteca sono a disposizione delle autorità per verificare quello che qualche avventore ha denunciato nel tempo. Aggiunge che alla porta del locale arriva di tutto. <Ragazzi ubriachi, anche minorenni, che cercano di entrare e che i nostri uomini della sicurezza non ammettono> dice. Poi, fuori, accade di tutto, proprio come in centro storico. Gente che litiga e si mette le mani addosso, giovani che orinano in ogni angolo (<La tabaccheria qui vicina ci rimprovera perché, avendo la serranda a maglie, c’è chi orina all’interno, ma noi, cosa ne possiamo?> dice Giannini), altri che, ubriachi marci, vomitano ovunque. <Al mattino, la nostra squadra delle pulizie pulisce l’intera zona ancor prima di mettere mano al locale – dice Giannini -. Crediamo che sia giusto farcene carico noi, anche se le condizioni della galleria e della strada non sono nostra responsabilità diretta. Raccogliamo anche molte bottiglie vuote. La sera, il nostro personale ferma alla porta ragazzi con gli zaini pieni di bottiglie di alcolici comperati al supermercato o nei mini market del centro storico>. Proprio come accade nei carruggi, dove i locali regolari devono fare i conti con le accuse degli abitanti mentre, invece, la maggior parte dell’alcol viene acquistato presso i market bengalesi o portato nei carruggi in borsoni. Un “colpo” (un bicchiere) in discoteca costa 10 euro ed è molto difficile che un ragazzo riesca ad ubriacarsi dovendo spendere quella cifra per più drink.
<Il problema – continua il direttore di Casamia – non è di una o di tutte le discoteche, ma di una generazione che vive le proprie serate bevendo alcol a poco prezzo, non rispetta il decoro urbano e, ubriaca ben oltre il limite, a volte passa alle mani>.
<Bisogna costruire un percorso comune con le associazioni di categoria (Casamia è associata al Silb, il sindacato delle sale da ballo Ascom Confcommercio, che ha recentemente eletto come presidente genovese l’ex questore Oscar Fioriolli, n. d. r.) e la Questura. C’è un percorso da fare, quello indicato dal ministro dell’Interno Angelino Alfano che ha proposto una collaborazione tra le forze di polizia e i locali, proponendo premialità per quelli virtuosi>. Il percorso va costruito anche fuori dalle discoteche, rendendosi finalmente conto di quello che sta accadendo ai nostri giovani che trascorrono le serate ad annegare i neuroni nell’alcol. In discoteca, chi ha meno di 16 anni non entra (<Chiediamo i documenti> assicura Giannini) ed è per quello che i più piccoli si riversano per le vie della città vecchia dove trovano chupiti a un euro e intere bottiglie di superalcolico a 4. Il “percorso” passa anche per la consapevolezza della società di una situazione, quella di giovani e giovanissimi, che sta degenerando e che è ormai oltre il limite. Solo da lì si può partire per tentare di intervenire e recuperare una generazione che vive nel disagio.
Sulla questione della sospensione della Licenza della discoteca, il direttore di Casamia non vuole dire niente, solo che ha chiesto di discutere la questione in Questura e che è stato chiesto uno “sconto di pena” alla luce della scarsa reale possibilità di attribuire molti dei fatti contestati al locale. <Per la chiusura del ristorante, della pizzeria e del take away, oltre che della sala per gli studenti – aggiunge -, abbiamo, invece, presentato un ricorso urgente. Non c’entrano niente con la discoteca, hanno altre licenze e devono poter riaprire subito. Qui lavorano oltre 30 persone, a cui aggiungiamo una decina di addetti alla sicurezza e i fornitori esterni – dice Giannini -. Non si creda che con i locali, ormai, si guadagni molto. Appena quello che basta per pagare gli stipendi, compreso il mio. Le aziende del settore hanno il fiato corto. Trenta giorni di chiusura sono devastanti, significano accompagnare un’azienda che ha così tanti lavoratori verso la crisi>.
I lavori sono oggettivamente molto preoccupati, tanto che ieri pomeriggio molti di loro si sono dati appuntamento davanti alla discoteca. Intanto, sui social network è partita la campagana a favore di Casamia. Sono decine i post di solidarietà al locale apparsi su Facebook.

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