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La Befana, come la vecchia strega diventò buona

L’Epifania tutte le feste le porta via. In termini contemporanei la frase è angosciante perché il giorno dopo si ritorna nella caotica routine quotidiana ma secondo la tradizione religiosa questo è il giorno in cui confluiscono e convivono moltissimi elementi provenienti da tradizioni completamente diverse. Se la parola Epifania significa Manifestazione ed è strettamente legata alla visita dei Re Magi alla grotta di Gesù e al riconoscimento terreno da parte dei tre sapienti che avevano seguito gli astri e riconosciuto l‘eccezionalità di un evento pur verificatosi in condizioni umili e assolutamente normale nella vita quotidiana come la nascita di un bambino. E’ la Befana, a sua volta, a essere un personaggio complesso e sfaccettato. Intanto cosa c’entra la Befana con i Re magi? Diciamolo subito per togliere tutti i dubbi: la Befana è una strega e la ragione per cui nella notte appena trascorsa è passata a portare doni ai bambini è un processo lungo che andiamo a scoprire.

Dicendo che la Liguria è una terra di streghe parliamo non di leggende ma di fatti legati alla superstizione e alla cattiva coscienza delle istituzioni ecclesiastiche e no che intorno alla metà del 1500 misero in atto una vera e propria persecuzione nei confronti di persone innocenti solo per le dicerie e le convinzioni che arrivavano da antiche credenze popolari. Ma c’era di più, con il cristianesimo la valenza donna-demonio si andò a rafforzare nell’irrigidimento dei costumi sessuali: una trasgressione in tal senso, fosse voluta oppure determinata da fatti di forza maggiore come una violenza, portava una persona nelle condizioni di essere apostrofata come “strega”. Questo nel tessuto sociale di allora era un elemento che metteva insieme tanti elementi: disturbi psichici, malocchio ma anche trasgressione e turbamento dell’ordine sociale. La Befana, generalmente, come tutte le streghe viene raffigurata a cavalcioni di una scopa (simbolo fallico) cavalcata al contrario con le ramaglie davanti a sé anche questo segnale della sua valenza contro l’ordine delle cose.

Nel Medio Evo un fantoccio raffigurante una vecchia strega che rappresentava l’anno passato veniva bruciato in un rogo propiziatorio per l’anno a venire. Si salutava definitivamente il periodo trascorso bruciandolo ma con lui anche l’immagine del malocchio e del cattivo auspicio che la strega portava con sé.

 

Nel tempo però avviene lentamente la trasformazione: proprio nella tradizione ligure la Befana dismette la scopa e si fa trasportare da un più accettabile asinello per portare i doni ai bambini ma più organicamente la vecchia “Basura” (una figura del folklore del ponente ligure che non vuole che nessuno si avvicini alla sua grotta) viene introdotta nella storia dell’Epifania.

Quella magica notte i Re Magi alla ricerca della grotta di Gesù bambino incappano, invece, in quella di una vecchia strega che li manda via in malo modo. Nel corso di quelle ore però la questo personaggio emarginato e cattivo comprende e sente la necessità di volere andare anche lei con i Re Magi a vedere questo bambino e così avviene il cambiamento. La donna in groppa al suo asinello comincia a girare casa per casa cercando Gesù bambino e per non sbagliarsi lascia doni in tutte le case dove trova dei bambini.

Il carbone che lei lascia ai bambini che non si sono comportati bene è forse anche il simbolo della sorte del suo personaggio, il segno del destino tragico che incombe sulle streghe mentre le calze lasciate sul camino sono i doni che i bambini lasciano a lei per poterle permettere il lungo cammino alla ricerca del Santo Bambino.

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