Spettacoli 

L'”Irrequieto” Mezzala sabato 7 novembre alla Claque per la Comunità di San Benedetto

MEZZALA-IRREQUIETO (COVER)

Di Diego Curcio

Devo ammettere che aspettavo con una certa curiosità il secondo disco solista di Michele Bitossi, in arte Mezzala. “Il problema di girarsi” del 2011 – primo album in cui l’artista genovese veste i panni del cantautore solitario dopo una vita passata a guidare band band pop-rock come Laghisecchi e Numero 6 – era riuscito a monopolizzare il mio stereo per diverse settimane, pur non essendo sulla carta, come si dice in questi casi, “la mia tazza di tè”. E invece, quelle melodie agrodolci apparecchiate su un tappetto di chitarre acustiche, quei testi ironici sul calcio e sull’amore, mescolati agli ottimi arrangiamenti delle canzoni, erano riusciti a fare centro. Un risultato tutt’altro che scontato, per quel che mi riguarda, quando si parla di cantautori di nuova e vecchia generazione. E così quando, qualche giorno fa, sono riuscito finalmente a mettere le mani sul suo secondo album, “Irrequieto”, ho temuto per un attimo che quella magia potesse essere scomparsa. Sono bastate poche note, però, perché tutte le mie paure andassero a farsi benedire. Il disco, uscito come il suo predecessore per Prisoner Records, la casa discografica indipendente dello stesso Bitossi, è, dal punto di vista tecnico e compositivo, un netto passo avanti rispetto a “Il problema di girarsi”. Forse non ha più quell’urgenza e quell’immediatezza che si percepivano tra i solchi del suo fratello maggiore, ma qui la sfida era passare da una (bella) raccolta di canzoni a un album tutto d’un pezzo. Ed è questa, secondo me, la chiave di lettura di “Irrequieto”. Poi certo, ci sono brani che spiccano più di altri per qualche strofa illuminante – oltre agli arrangiamenti, che sono da sempre uno dei punti di forza di Mezzala, anche i testi sono scritti a regola d’arte – o per qualche melodia particolarmente “appiccicosa”. Ma la forza di questo lavoro è indubbiamente la sua compattezza. Sin dal suo esordio solista Bitossi è stato paragonato, a ragione e un po’ da tutti, al compianto Ivan Graziani (che è da sempre una sua grande passione) e a quel cantautorato Anni Settanta e Ottanta che parlava meno di politica e prediligeva una dimensione personale e una visione ironica della vita. Pensiamo a Eugenio Finardi e Alberto Fortis, tanto per fare qualche esempio. E questa è anche un po’ la dimensione di Bitossi, che però riempie le canzoni di suoni – a metterci lo zampino ci sono gli ottimi Tristan Martinelli e Ivan Antonio Rossi – e richiami che hanno più a che fare con il soul e le grandi orchestrazioni, che coi menestrelli armati d semplice chitarra. Insomma la poetica dei cantautori e i suoni spessi Anni Sessanta qui vanno tranquillamente a braccetto, tanto che ti verrebbe persino voglia di ballare a sentire brani come “Sei l’unica ferita”, “La classifica” e “Fino a Liverpool”.

Mezzala presenterà “Irrequieto” sabato 7 novembre alle 22 alla Claque della Tosse. L’incasso della serata sarà devoluto alla Comunità di San Benedetto al Porto fondata da don Andrea Gallo, per il progetto “Tutti in cucina, dalla dipendenza alla pratica della libertà”.

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