Scompare Trevor Francis, ex attaccante della Sampdoria e leggenda del calcio inglese

È morto oggi di infarto a Marbella, in Spagna. Aveva 69 anni. Dodici anni fa subì un attacco di cuore


Il ricordo della Sampdoria

Trevor non cammina più sull’acqua. Adesso vola. Vola lassù, in dribbling tra le nuvole, nel cielo delle leggende. Le nostre leggende. Un club speciale, di campioni senza tempo, in cui Trevor Francis entrò di diritto nell’estate dell’82, quella in cui mandò in delirio il traffico del centro.
Gli bastò affacciarsi dal balcone della sede di via XX Settembre per capire di aver fatto la scelta giusta. Genova, la Sampdoria, la Gradinata Sud. Una città, una società, una tifoseria che oggi, a distanza di 31 anni, piangono tutti la sua scomparsa. Notizia improvvisa, gelo e brividi nell’afa di fine luglio: lo striker non c’è più. Un attacco di cuore lo ha colpito nella sua casa di Marbella. Aveva 69 anni e gli ultimi sei li aveva vissuti senza la compagna di una vita, la moglie Helen, mancata nel 2017. L’amore cominciato a prima vista… Trevor, Helen e il piccolo Matthew non ci misero molto ad ambientarsi nella nuova realtà. Paolo Mantovani del resto, che lo aveva fortemente voluto e pagato 2 miliardi di lire dal Manchester City, non faceva mancare nulla ai suoi pupilli. E Francis, convinto in poche ore con un blitz estivo a Montecarlo, era uno di loro: campione assoluto, centravanti della nazionale inglese, due volte campione d’Europa con il Nottingham Forest, Trevor incarnava alla perfezione l’ambizione del presidente e della sua creatura neopromossa. Il numero 9 partì forte, proprio come la Samp, ma una serie di infortuni cominciò a tormentarlo. Nonostante questo – o forse anche per questo – la gente stravedeva per lui. Lo striker di Plymouth ripagava con sorrisi e sprazzi di classe – memorabile la doppietta a San Siro, all’Inter, alla prima di campionato ’83/84 -, contribuendo con 9 reti alla conquista della Coppa Italia ’84/85, il primo trofeo della Sampd’Oro. Le strade si separarono nell’86 dopo 105 presenze e una trentina di gol; si divisero ma mai completamente. Il suo ritorno sotto la Sud nel 2012, con maglia blucerchiata in bella mostra nel pre-partita di un derby vinto, fu l’occasione ideale per rinsaldare un rapporto speciale. E non solo. Servì a farlo conoscere a chi – per ragioni anagrafiche – non lo aveva mai visto giocare. Raccontare chi fosse Trevor Francis ai sampdoriani di domani: una missione da oggi in poi più viva e doverosa che mai.


Trevor Francis cresce calcisticamente nel Birmingham City. A 16 anni debutta in prima squadra con i Blues. In quell’anno gioca 22 partite segnando 15 realizzazioni (realizza una quaterna il 20 febbraio 1971 in Birmingham City-Bolton 4-0). Resta per otto anni al Birmingham, con cui mette a segno in totale 118 segnature in 279 partite. Nel gennaio del 1979 passa al Nottingham Forest, pagato 999.999 sterline (1,1 milioni se si considerano le tasse), diventando il primo giocatore inglese per cui viene pagata una così elevata cifra. Guidato dall’allenatore Brian Clough, vince per due anni consecutivi la Coppa dei Campioni. Nella finale del 1978-1979, a Monaco di Baviera, il Forest batte il Malmö FF 1-0 proprio con un gol di Francis; l’anno successivo, nella finale di Madrid, Francis non c’è, dato che una tendinite lo tiene lontano dal campo per mesi facendogli perdere anche l’appuntamento con il campionato d’Europa 1980. Il risultato si ripete a danno dei tedeschi occidentali dell’Amburgo guidati da un altro inglese, Kevin Keegan. Nel 1981 passa al Manchester City: qui segna 12 marcature in 26 partite, risultati che gli permettono di far parte della squadra inglese che prende parte al campionato del mondo 1982, in cui si distingue per alcune prestazioni molto buone.
Finito il Mondiale parte per l’Italia, destinazione Sampdoria. Nonostante l’esperienza debba considerarsi positiva, visto che contribuisce alla vittoria della Coppa Italia 1984-1985 segnando 9 reti e aggiudicandosi il titolo di capocannoniere del torneo (unico inglese ad essersi aggiudicato un titolo di capocannoniere in Italia), fu purtroppo costellata da continui infortuni che ne pregiudicarono il rendimento. Con i “blucerchiati” infatti in quattro stagioni, gioca solo 68 partite di campionato e segna 17 reti. Durante l’estate 1986 passa all’Atalanta, e in 21 partite segna una marcatura (nella vittoria interna contro la Fiorentina del 12 gennaio 1987), chiudendo quindi la sua esperienza italiana con 89 presenze e 18 reti in Serie A. Nell’estate 1987 torna in Gran Bretagna, ai Rangers nel campionato scozzese: vincerà una Coppa di Lega scozzese. Nel 1988 torna in Inghilterra diventando giocatore e, pochi mesi più tardi, allenatore/giocatore del Queen’s Park Rangers. Dopo un anno viene esonerato. Fino al 1994 ricopre poi lo stesso incarico nello Sheffield Wednesday, decidendo quindi di abbandonare il campo per la panchina. Nazionale
Vanta 52 presenze e 12 gol con la maglia della Nazionale di calcio inglese, con la quale ha partecipato ai Mondiali di Spagna 1982 e ha segnato due reti.
Allenatore
Inizia la carriera nel 1988 nel Queen’s Park Rangers, quando viene promosso sul campo allenatore/giocatore a seguito delle dimissioni di Jim Smith, precedente allenatore. Dopo essere stato esonerato decide di ritornare a fare il giocatore. Il 1990 vede giocare nello Sheffield Wednesday. Con gli Owls (“Gufi”) vince una Coppa di Lega nel 1991 e si aggiudica la promozione in Premier League. Alla fine della stagione otterrà il posto di allenatore/giocatore della squadra, guidandola a un terzo posto nella massima serie. L’anno successivo raggiunge la finale sia della FA Cup che della Coppa di Lega, perdendole entrambe a beneficio dell’Arsenal; l’anno successivo (1994) decide di concludere la carriera da calciatore per dedicarsi esclusivamente al ruolo di allenatore. Le cose non vanno bene allo Sheffield quell’anno e, dopo il tredicesimo posto in Premier League, a fine anno viene esonerato. Nel 1996 passa al Birmingham City. Negli anni successivi centra spesso i play-off che potrebbero riportare il Birmingham nella massima serie, senza mai raggiungerla: nel 2001 raggiunge la finale della Coppa di lega perdendola contro il Liverpool. Rassegna le dimissioni quello stesso anno. Per i due anni successivi allena il Crystal Palace. Fra i risultati ottenuti, la vittoria per 2-0 contro il Liverpool ad Anfield nel quarto turno di Coppa di Lega. Fu espulso in una partita di campionato per aver malmenato il proprio secondo portiere.
Foto dalla pagina Twitter della Sampdoria
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