“Oasi di verde tranquillo”, all’oratorio di Sant’Erasmo: laboratori, scambi di semi e talee, degustazioni


Il Circolo Nuova Ecologia, in collaborazione con altri soggetti associativi ospitati all’interno dell’Oratorio, organizza una manifestazione pubblica «per restituire dignità e bellezza a quello che è un “Luogo del Cuore”, all’interno di un progetto di recupero di aree cittadine denominato “Oasi di verde tranquillo”»

L’inizio è previsto per le ore 16:00. Appuntamento per il primo incontro sabato 10 giugno dalle ore 16 presso l’oratorio di Sant’Erasmo, a Quinto al Mare. Diversi gli appuntamenti previsti. Ci saranno Mario Calbi, esperto botanico, che parlerà delle “erbacce” di strada; Guido Zibordi, docente presso l’Accademia Ligustica, laboratorio “Disegnare piante e fiori”; Emanuela Mozzone, laboratorio di terrari e dell’antica arte giapponese dei Kokadama.
E ancora: Erbari dal Bisagno e scambio di piante, talee e semi, degustazione di marmellate d’arance selvatiche (progetto “Arranciamoci”) e altri prodotti, progetto di rimboschimento delle alture (A Thousand Trees Project) primo Concorso fotografico, a cura di Francesco Salvagno
«Non esiste per noi un ambientalismo asettico, a sé stante, che non tenga conto dell’ambiente e della comunità che ospita
come di un tutt’uno – dicono al Circolo Nuova Ecologia -. È un dato obbligato, visto che la cosiddetta età dell’antropocene sta dettando arbitrariamente le leggi con cui si vorrebbe costringere la Natura, la quale reagisce secondo principi suoi propri che in definitiva sono ad esse sovraordinati (tanto che l’uomo ne verrebbe ad essere espunto). Ma potremmo anche definire in positivo la necessità di riferirci alla comunità umana come aspetto imprescindibile della nostra visione e azione, quella cioè di un ambientalismo sociale: la soluzione alle crisi che stiamo vivendo (ambientale, sanitaria, sociale, morale) passa per l’acquisizione della consapevolezza relativamente al posto che si occupa nel mondo e, conseguentemente, al disporsi secondo principi di autogoverno emancipativo e responsabile. Ecco allora il motivo per cui gli spazi in cui riconoscersi sono innanzitutto quelli di prossimità, facendo leva sulle potenzialità sopite tramite le quali si avverte ancora il legame con la bellezza passata. Solo la partecipazione attiva e la propensione alla cura saranno così in grado di riattivare il meccanismo virtuoso che, nel qui e ora della dimensione collettiva, consenta al presente di fungere da medium tra l’antica vita e una nuova promessa di futuro».


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