Il caso del trasferimento del luogotenente CC Cotugno: anche le istituzioni avevano chiesto di non spostarlo dai carruggi


Il presidente del Municipio Centro Est Andrea Carratù: «Spiace che i tentativi di segnalare l’importanza di continuare questo rapporto tra il luogotenente Cotugno e la stazione di Ponte Calvi, siano stati vani». I cittadini, dopo il rifiuto del Prefetto di riceverli e dopo la decisione di allontanare il comandante di Maddalena, sentono sempre più forte lo scollamento tra il territorio e i vertici delle istituzioni deputate alla sicurezza. Come non era mai avvenuto in passato, quando le forze dell’ordine c’erano sempre, c’erano comunque, a volte anche da sole. I cittadini del centro storico non capiscono quale progetto ci sia alla base di quello che vivono come un abbandono e sono molto preoccupati per il futuro


Non sono solo i commercianti e i cittadini non comprendono a non vedere di buon occhio il trasferimento del luogotenente “carica speciale” (il più alto grado dei sottufficiali dei Carabinieri) Giuseppe Cotugno dal comando della Stazione Maddalena a quello di Sampierdarena, formalmente più importante. Il territorio di tre quarti di centro storico che ricade sotto la stazione di via al Ponte Calvi, però, è tra i più difficili se non il più difficile da Roma in su. Già residenti e commercianti hanno chiesto ai vertici genovesi dell’Arma di ripensare alla decisione. Perché il comandante di Maddalena per lunghi anni (è in quella stazione dal 2006 e la comanda dal 2011) ha fatto la differenza, perché è riconosciuto dalle varie componenti sociali della zona riuscendo a dialogare anche con le varie etnie affiancando le operazioni di repressione a quelle “diplomatiche” e sociali necessarie in un territorio così difficile. Anche le istituzioni avevano chiesto di non procedere al trasferimento.

«Chi ha fatto la scelta ha una grande responsabilità – dice Andrea Carratù, presidente del Municipio Centro Est -. il luogotenente è apprezzato da tutti i cittadini del territorio, ha una conoscenza e una capacità di comprensione del centro storico non comuni e un amore per il proprio lavoro che lo ha reso il punto di riferimento per ogni tipo di confronto di cui una istituzione come un Municipio ha bisogno in tema di sicurezza e prevenzione. Spiace che i tentativi di segnalare l’importanza di continuare questo rapporto tra il luogotenente Cotugno e la stazione di Ponte Calvi, siano stati vani».
Tecnicamente, la rotazione dei vertici dei comandi dei Carabinieri non è un fatto eccezionale. Da qualche tempo è stata imposta anche quella dei comandanti di stazione. Una scelta genericamente corretta, ma che in questo caso particolare non ha molto senso, proprio per la particolarità del territorio e per le caratteristiche e le azioni espresse dal luogotenente Cotugno. Tra l’altro l’obbligo di rotazione, regola generale, lo esclude per questioni anagrafiche: la sua fascia di età è esclusa da quella regola generale per tesaurizzare l’esperienza dei comandanti più rodati sul territorio.
Quella di spostare il luogotenente Cotugno è, dunque, non l’applicazione di una regola generale, ma una precisa decisione del comando genovese dell’Arma che i cittadini non comprendono e tantomeno apprezzano. Né i residenti, né i commercianti, né le istituzioni locali e, pare, non soltanto quelle locali, perché creare ora una debolezza, una falla, nella rete di vivibilità e sicurezza della città vecchia potrebbe avere conseguenze potenzialmente devastanti. Nonostante questo, non c’è stato verso di incidere su una decisione che, secondo tutti quelli che chiedono che il comandante di Maddalena resti, peserà pesantemente sul centro storico in un momento che per diverse ragioni è estremamente critico. Inciderà non fosse altro che per la sostituzione di una persona che ha esperienza del territorio con una che il territorio non lo conosce e che impiegherà, nelle migliore delle ipotesi, molto tempo ad acquisire una conoscenza anche solo sufficiente per incidere positivamente. Cittadini, operatori economici e istituzioni si chiedono cosa accadrà in centro storico nel frattempo.
Carratù parla della «grande responsabilità» che si assume chi ha fatto la scelta. Una responsabilità in qualche modo anche “politica” in senso lato a fronte del fatto che siano caduti nel vuoto gli appelli lanciati ad ogni livello (pare anche ministeriale) per la preoccupazione di un possibile vuoto difficile e lungo da colmare nell’area più calda della città e in uno dei momenti di maggiore emergenza degli ultimi vent’anni. Una scelta che pesa come un macigno sulla percezione dei cittadini a riguardo dell’attuale scollamento delle istituzioni preposte alla sicurezza rispetto alla popolazione.
Per conto dell’associazione che presiede e di un’ampio ventaglio di comitati cittadini anche di Pre’ e della zona di San Luca, Christian Spadarotto, presidente dell’associazione “Via del Campo e Caruggi”, aveva chiesto, con una lettera, un incontro al Prefetto e ai vertici di Polizia e Carabinieri. Ma l’incontro è stato negato dal prefetto Renato Franceschelli. Inevitabile il sentimento di abbandono che sta crescendo tra i cittadini, sensazione che il trasferimento d’ufficio di Cotugno contro il parere di tutti va ad aggravare ulteriormente. La “responsabilità” di cui parla Carratù, quindi, non ricade solo sugli effetti pratici sul territorio di tale decisione, ma amplia sensibilmente la distanza tra istanze del territorio, che ora si sente completamente ignorato, e vertici della sicurezza a Genova. Sta succedendo qualcosa che mai era successo in passato, quando le forze dell’ordine c’erano sempre, c’erano comunque, a volte anche da sole. I cittadini non comprendono quale ragionamento, quale programma, quale progetto ci sia alla base di questo scollamento che sentono voluto e costruito con precisione. E sono preoccupati e spaventati. Si è aperta una crisi di fiducia senza precedenti.
In copertina: il comandante Cotugno durante una delle molte operazioni di controllo del territorio avvenute negli anni passati.
Devi effettuare l'accesso per postare un commento.