Omicidio Scagni, l’avvocato chiede il rito abbreviato per Alberto, ma il giudice lo rifiuta


Col rito abbreviato l’imputato può ottenere uno sconto di pena e una riduzione della durata del processo e in cambio rinuncia a fornire le prove necessarie per la sua difesa. Non può essere concesso se in caso di condanna la pena sarebbe l’ergastolo a cui Scagni arriverebbe, in caso di colpevolezza, per le aggravanti contestate dal pm: crudeltà e premeditazione


Il giudice Matteo Buffoni ha respinto, nel corso dell’udienza preliminare di stamani, la richiesta dei legali di Alberto Scagni, Maurizio Mascia ed Elisa Brigandì, di accedere al rito abbreviato, tagliando i tempi del processo e ottenendo uno sconto di un terzo della pena in caso di condanna. Il rito abbreviato non si può ottenere se la pena prevista potrebbe arrivare all’ergastolo in caso di colpevolezza, cosa che avverrà se saranno provate le aggravanti indicate dal pm, il sostituto procuratore Paola Crispo: premeditazione e crudeltà. La difesa punta proprio a contestare le aggravanti.


In aula, stamattina, con l’avvocato Andrea Vernazza, Gianluca Calzona marito di Alice Scagni, la donna che è stata uccisa a coltellate sotto casa dal fratello la sera del 1º maggio scorso. presenti anche il padre di Alberto e Alice, Graziano Scagni e la madre Antonella Zarri.
È possibile che il tribunale disponga una nuova perizia sulle condizioni di Alberto Scagni, dichiarato durante la prima perizia, nel corso dell’incidente probatorio, seminfermo di mente, ma capace di stare in giudizio. Se fosse provata l’infermità mentale in forma grave, invece di finire in carcere, la destinazione dell’uomo sarebbe sarebbe una Rems, (Residenza per l’esecuzione delle misure di sicurezza), la cui finalità è quella di curare l'”ospite”. Tanto che al suo interno non sono presenti forze dell’ordine. Le Rems hanno sostituito gli ospedali psichiatrici ed è il posto dove potrebbe finire anche l’assassino Luca Delfino, killer della fidanzata, che all’inizio dell’estate finirà di scontare la pena detentiva, se il tribunale non lo riterrà abbastanza pericoloso da rimanere in carcere.
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