Minore rapinato da coetanei nel centro di Sestri Ponente, il padre: «Al commissariato ci hanno detto di tornare l’indomani per la denuncia»

Cristiano Fiore ha postato sui social la sua cronaca dei fatti e la delusione per la mancata assistenza da parte della Polizia di Stato. «Mio figlio rapinato a mano armata da 4 ragazzini. Volevamo far denuncia, ma ieri sera ci è stato detto di passare domani», cioè oggi. I commissariati non ricevono le denunce H24. Per chiedere l’intervento immediato bisogna chiamare il 112 sul posto, ma non tutti lo sanno. A Cristiano resta l’amarezza e la sensazione di non essere tutelato, a suo figlio lo shock per la paura, la vergogna di non aver reagito (anche se è meglio così), l’umiliazione

«A mio figlio hanno puntato un’arma impropria alla gola – spiega Fiore, scrivendo su Facebook un post pubblico in cui ha taggato diversi media, compresa GenovaQuotidiana, alle 19:55 -. In quel momento nessuno transitava nel vicolo, vico Confalonieri, nel tratto che porta a via D’Andrade (nella foto n. d.r.). Lui, sotto shock, non ha avuto la freddezza di entrare nel locale aperto nella strada per chiamare il 112. È tornato a casa velocemente per chiederci aiuto. A 17 anni ci sta».

Subito Fiore si è recato presso il commissariato di zona. «Mio figlio è stato appena rapinato, qui vicino, poco fa, da 4 coetanei, a mano armata. Vorremmo fare denuncia, ho detto. Mi hanno risposto “Siamo chiusi, ritorni domani mattina”. Siamo stati scambiati per gente che ha smarrito il bancomat, quando ancora in zona, o più probabilmente su un autobus, c’erano questi quattro, molto facilmente riconoscibili, che stavano tornando da qualche parte. Sarebbe stato un attimo prenderli. È in queste situazioni che lo Stato perde le sue battaglie. Nell’esempio che viene dato a un giovane, umiliato da giovani più sfortunati di lui. Io non ce l’ho con loro. Ce l’ho col piantone svogliato che alle 8 di sera ti respinge al citofono, manco fossi un testimone di Geova che suona in casa la domenica mattina».
È bene chiarire che il piantone ha risposto secondo l’organizzazione della Polizia di Stato e non per sua libera iniziativa: i commissariati di Polizia hanno precisi orari. È un po’ la questione delle “procedure” che riguarda la denuncia dei genitori di Alberto Scagni i quali hanno denunciato il centralinista della Questura e il suo capoturno per non aver inviato sul posto una volante a fronte di una richiesta di aiuto, ma senza atti criminosi in quel momento in atto, invitando il padre dell’assassino e di quella che poi sarebbe diventata la sua vittima, la sorella Alice, a presentare denuncia in un giorno feriale presso il più vicino commissariato o in una stazione dei Carabinieri. Sarà il giudice delle indagini preliminari a dover decidere se mandare a giudizio i due poliziotti o archiviare se hanno agito secondo le procedure. Resta comunque il fatto che i cittadini (i genitori di Scagni come Cristiano Fiore) da queste procedure non si sono sentiti tutelati, protetti, difesi.
L’iter giusto sarebbe quello di chiamare il 112 e chiedere l’immediato intervento nel posto in cui è accaduto il delitto. La città è stata divisa in settori e, magari, quella zona ieri poteva essere in carico ai Carabinieri e non della Polizia. Ciò nulla toglie alla delusione di un cittadino che, come i più, non ha dimestichezza, per sua fortuna, con queste cose, non conosce “le procedure” e si sente abbandonato dallo Stato e in più percepisce che il figlio minorenne è più deluso di lui e alla sua giovane età si è sentito solo in una situazione di enorme paura e addirittura, secondo il padre, vergogna per non essere riuscito a reagire, umiliato dall’atto violento che ha subito e anche lui abbandonato dalle istituzioni.
Se Fiore, che ora teme che i ragazzini possano ripetere l’aggressione nei confronti di altri ragazzi, presenterà denuncia, cominceranno le indagini che certo si avvarranno delle telecamere della zona o dei bus. Sono già diversi, negli ultimi anni, i responsabili di reati simili assicurati alla giustizia grazie a queste indagini. Ma è innegabile che la percezione dei cittadini nell’immediatezza dei fatti non è positiva.
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