Porta Siberia, spunta l’ipotesi “mostra d’Egitto”. Ma a Tursi ci sarebbe il progetto di un museo di valore (anche turistico)
Nella risposta a un’interrogazioni del capogruppo Pd Alessandro Terrile spunta la «Mostra multimediale dedicata all’antico Egitto» per cui ci sarebbero allo stato attuale «contatti informali» che dovrebbero concretizzarsi «per la seconda parte del 2022». Sarebbe un’altra esposizione privata e decontestualizzata dalla città nell’Area del Porto Antico che è sempre meno “servizio” e sempre più pareggio di bilancio per la società a capitale pubblico che nello statuto ha inserita a chiare lettere la vocazione del servizio alla città


Alessandro Terrile parla di «Triste fine di Porta Siberia» che «fino a marzo 2018 ha ospitato il Museo Luzzati. Poi ha chiuso. Alcune delle opere di Emanuele Luzzati sono state trasferite a Palazzo Ducale, in uno spazio più angusto. Intanto da oltre tre anni l’edificio monumentale al centro del Porto Antico è rimasto chiuso, vuoto e inutilizzato se non sporadicamente.Quando finirà la stagione di declino e di abbandono di Porta Siberia?».
«Rispondendo ad una mia interrogazione – prosegue Terrile -, la Giunta ha precisato che “per il secondo semestre 2022 sono stati presi contatti informali per ospitare una mostra multimediale dedicata all’Antico Egitto”. Porta Siberia rimarrà vuota ancora per sei mesi, in attesa dei contatti informali».
L’interpellanza, martedì scorso, è stata piazzata troppo in basso nell’elenco delle interrogazioni a risposta immediata del Consiglio comunale e, così, non ha ricevuto risposta in aula, ma qualche giorno dopo è arrivata la prevista risposta scritta, curiosamente fornita, invece che dall’assessore competente Paola Bordilli, responsabile per la giunta del Porto Antico, dal collega responsabile del Patrimonio e compagno di partito (la Lega) Stefano Garassino. Non è infrequente che Bordilli si sfili, in consiglio, dai “temi caldi” e che a rispondere siano altri colleghi solo marginalmente interessati alle questioni.
È lo stesso Garassinoa spiegare che la risposta arriva, in realtà, dalla Porto Antico Spa, con cui i rapporti dovrebbe averli, appunto, Bordilli. Porta Siberia è sì del Comune, ma in concessione fino a 2050 alla società partecipata al 54,00% dal Comune di Genova, al 27,71% dalla Camera di Commercio, al 14,68% dalla Finanziaria Ligure per lo Sviluppo Economico F.I.L.S.E. S.p.A. e al 3,61% dall’Autorità di Sistema Portuale del Mar Ligure Occidentale. Il Comune è, dunque, socio di maggioranza
L’ipotesi è scritta a chiare lettere nella risposta dell’assessore al Patrimonio Stefano Garassino che riporta l’uso che della porta è stato fatto dal 1995 ad oggi: vuota fino al 2000, poi, fino al 31 marzo 2018, sede del Museo Luzzati, quindi sede di mostre dedicate all’ambiente, al Ponte Genova San Giorgio e persino hub di vaccinazione. Per alcuni mesi, da giugno a ottobre, ha ospitato la sede della mostra di Milo Manara e per due giorni occupata da iniziative di “Orientamenti”.
«Al momento – si legge infondo alla risposta – per il secondo semestre 2022, sono stati presi contatti informali per ospitare una mostra multimediale dedicata all’Antico Egitto e altre iniziative in itinere».
Mostra di cui l’assessorato alla Cultura Barbara Grosso nulla sa: non è stata coinvolta, un po’ come per una mostra in corso ai Magazzini del Cotone. I vertici del Porto Antico hanno preso, da qualche tempo, a dare spazio anche ad eventi espositivi privati sia senza concordarli con i soci istituzionali, Comune socio di maggioranza in primis, sia senza inserirli nella programmazione culturale cittadina e regionale. La Cultura non è commercio, non va bene tutto basta che paghi gli spazi, la programmazione culturale di una città, a cui possono, certo, contribuire anche i privati se propongono iniziative di qualità, va messa a sistema perché pesa anche sul marketing territoriale e, quindi, sull’attrattività di una città. Questo è un concetto di base che pare stia sfuggendo. Essendo il Porto Antico spazio sì in gestione a società privata, ma a totale capitale pubblico, è davvero curioso che la società proceda in totale autonomia su questi temi, senza interfacciarsi per quanto riguarda la Cultura con le istituzioni di riferimento, Comune e Regione in primis.
È un metodo. Lo stesso metodo che ha portato a tentare di sfrattare la biblioteca De Amicis, salvata da un’alzata di scudi cittadina del tutto trasversale (con tanto di petizione con migliaia di firme) e tutelata, alla fine, dal Comune che ne ha impedito la riduzione degli spazi. Quello che ha chiuso la Città dei Bambini che, anche qui dopo molte proteste, ha portato all’accordo con Costa Edutainment per la riapertura e la gestione della struttura sotto l’Acquario, ma solo il prossimo anno. Sulle prime si era parlato del confinamento in un appartamento del centro storico, ipotesi, per fortuna, sventata. Entrambi i tentativi dei vertici della società sono stati visti in maniera molto critica dai cittadini genovesi che hanno risposto immediatamente con un’alzata di scudi.
Spesso le aree pubbliche come questa e i centri convegni, le aree fieristiche, in tutto il mondo sono in perdita: un investimento di carattere turistico a favore delle città a cui sono a servizio. La qualità delle proposte è ovunque primaria, in tutto il mondo, rispetto al pareggio di bilancio. Che, se arriva, è un bene, ma non può essere “il criterio”.
Qualche settimana fa è “spuntata” come un fungo, come un fulmine a ciel sereno, un’esposizione su un tema apparentemente di facile presa sul pubblico: la figura di Warhol. Una mostra mai inserita in alcuna programmazione cittadina, del tutto privata e totalmente ignorata dalla comunità culturale genovese e ligure: un segnale che certamente non depone a favore.
Su Porta Siberia, un pezzo delle mura cinquecentesche della città allestite tra il 1551 e il 1553 da Galeazzo Alessi (in realtà la vera “Porta Siberia” è un’altra, questa si chiamerebbe “Porta del Molo” ma ormai tutti la chiamano come l’altra) era girata una voce che voleva la struttura “affittata” a un gruppo della sanità privata che avrebbe voluto aprirci una spa. Per fortuna l’ipotesi sembra tramontata.
Porta Siberia ha una vocazione museale fortissima, tempo fa è stata anche ristrutturata per questo. Inoltre ha collocazione nel baricentro turistico della città. Sarebbe davvero un peccato “sprecarla” per altri usi.
Ora, nella risposta a Terrile, spunta una “mostra multimediale” su un tema del tutto lontano dal contesto culturale genovese, un qualcosa che, come si dice, “non c’azzecca affatto”: l’antico Egitto. Il tutto a soli 170 chilometri dal museo Egizio di Torino, il secondo al mondo dopo quello del Cairo. Non pare, dunque, un’idea poi così fulgida in un anno in cui Genova metterà in campo due mostre di reale e forte peso culturale e attrattivo, dedicate al rinascimento e a Rubens, anche in connessione con una mostra a Roma, alle Scuderie del Quirinale. Come da qualche anno accade, il Porto Antico “ragiona” come se fosse un pianeta a sé, avulso dalla città e dalle stesse istituzioni che compongono la compagine sociale.
Evidentemente, l’assessorato competente, connessione tra Spa e istituzioni, Comune in particolare, non sa garantire un reale dialogo che favorisca l’attuazione della vocazione stabilita dallo statuto. Questo sta cominciando a diventare un problema per la città.
Gira voce, però, che l’amministrazione comunale abbia in testa un serio progetto di valorizzazione museale della porta, che sarebbe gradito anche al sindaco Marco Bucci. Per adesso l’idea è top secret, ma certo non prevede mostre d’Egitto e guarda, si dice, a temi culturali di grande richiamo. La speranza è che tutto venga presentato e realizzato in fretta per non sprecare uno spazio museale di così grande rilievo che non può essere ridotto a contenitore di iniziative episodiche di natura privatistica e commerciale (anche se nell’ambito della Cultura) di qualsiasi natura.
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