Entro primavera hub turistico in via degli Archi: ostello, albergo e pub con bancone da 15 metri
Gli imprenditori: «L’intervento di risanamento – che rimargina l’ultima ferita di guerra rimasta ancora aperta nel cuore della città – è il tassello decisivo per la pedonalizzazione e il recupero della via alle sue funzioni di raccordo tra la city e la zona residenziale di Carignano»

Nei locali Spim sotto gli archi del Ponte Monumentale dove trovano posto appunto l’ostello e un grande pub molto particolare. L’apertura delle due strutture è prevista nella primavera prossima. Proprio di fronte all’ostello lo stesso imprenditore, Massimiliano Bringiotti, sta costruendo l’albergo che sarà gestito da B&B Hotels.
Ostello, pub e hotel: nasce il primo hub turistico-ricettivo di Genova
Un balzo in Europa partendo da Genova, un ambiente per i giovani ma senza rinunciare ai valori della tradizione, una scommessa sul futuro della città e sulle nuove opportunità che si stanno creando. Leitmotiv di un’impresa che rimargina l’ultima ferita della Seconda Guerra Mondiale rimasta ancora aperta, piazzando il primo decisivo tassello per il rilancio di via Degli Archi, stradina tranquilla e poco nota anche se in realtà costeggia il Ponte Monumentale sulla prosecuzione di via San Vincenzo, una volta attraversata via XX Settembre.
Qui, grazie al coraggio imprenditoriale di Massimiliano Bringiotti, del padre Giorgio e della madre Donatella – l’azienda dei quali, la GeoTunnel, opera da tempo nel settore degli scavi e del tunneling – aprirà a breve un ostello di lusso da 160 posti letto, un grande pub molto particolare e un hotel a 3 stelle di 53 camere e una suite che entrerà a far parte della catena internazionale B&B Hotels. Il tetto dell’albergo, infine, è una grande terrazza con vista sulla città, collegata direttamente a corso Andrea Podestà con una passerella pedonale che scavalca via degli Archi. Nasce in pratica un vero e proprio hub turistico-ricettivo in grado di soddisfare le esigenze di diverse tipologie di clientela.
È stato possibile realizzare buona parte del progetto grazie alla disponibilità e alle sensibilità di Spim, società pubblica per la promozione del patrimonio immobiliare del Comune di Genova guidata da Stefano Franciolini. Spim è proprietaria degli immobili sotto gli archi del Ponte Monumentale oggetto dell’intervento di recupero e ha scelto proprio l’ostello di prossima inaugurazione per celebrare – il primo dicembre – il suo ventennale alla presenza del sindaco Marco Bucci.















Il Marathon Hostel è in linea con gli standard e le nuove tendenze in tema di accoglienza per i turisti più giovani e per i nuclei familiari, ispirato come è agli ostelli di ultima generazione in Italia e nel resto d’Europa: quindi un ambiente giovane, vivace, con servizi di alto livello che si avvalgono delle tecnologiche più smart. Ricco e particolare il programma di accoglienza che non si limiterà all’ospitalità ma proverà a offrire con tour, visite guidate, escursioni una nuova mappa per scoprire le meraviglie anche meno note della città, del suo mare e dei suoi monti.
E poi il grande pub, con un allestimento in stile industriale anni ’20 e ’30 e accenni all’art déco, che è anche birreria (con spillatura di otto marchi del Gruppo Heineken), bistrò, ristorante con piatti contemporanei, ma legati alla tradizione genovese.
Almeno due le curiosità che meritano di essere segnalate. Il tavolo “Liguria”, sedici posti a sedere, che arreda la zona più “social” dell’ostello, un’opera ideata dall’architetto Massimiliano Dalle Sasse che stilizza con la disposizione ad arco dei diversi piani d’appoggio il caratteristico profilo della nostra regione. E poi il bancone del pub: con i suoi 15 metri di sviluppo lineare è il più lungo in Liguria ed è stato realizzato con elementi in pietra che richiamano le arcate del Ponte Monumentale.
Dopo tre anni di lavori, complicati non poco dalla pandemia di Covid 19 e dal conseguente lungo periodo di lockdown, Bringiotti riesce così a portare a compimento il suo progetto, con un risultato che non è soltanto l’esito vincente di una sfida imprenditoriale, ma anche la realizzazione di un vecchio sogno. Tre generazioni della famiglia Bringiotti abitano nell’edificio contiguo all’hotel appena nato e proprio di fronte agli archi del Ponte Monumentale che ospitano l’ostello. E da molti anni Massimiliano Bringiotti insegue l’idea di chiudere l’ultimo “buco” della guerra, rimasto aperto nel cuore di Genova per 76 anni, a pochi passi da via XX Settembre.
Un progetto che si affianca idealmente al piano di risanamento del Ponte Monumentale sul quale il Comune di Genova ha investito tre milioni, e precede di pari passo, è il caso di dire, con il piano di pedonalizzazione di via degli Archi, oggetto di uno studio del dipartimento di Architettura e Design dell’Università di Genova che l’amministrazione comunale intende tradurre in pratica. Lo studio, commissionato da Spim, prevede di creare un collegamento pedonale fra il centro commerciale della città e il quartiere residenziale di Carignano, con la passeggiata di corso Andrea Podestà. Si ipotizza anche una fermata all’altezza di via degli Archi dell’ascensore Amt che collega via XX Settembre a corso Andrea Podestà e persino una stazione del trenino o della funivia che potrebbe collegare in futuro il Waterfront di Levante con via XX Settembre.
“Dopo quasi ottant’anni di degrado e tanti progetti di risanamento falliti o solo annunciati – spiega Massimiliano Bringiotti – per me è motivo di orgoglio essere riuscito in questa impresa. Spero che sia anche un insegnamento per i nostri figli e nipoti a non mollare mai, a credere nei propri sogni, a fare, fare, fare…”.
I numeri
L’hub turistico nel cuore della City: numeri e curiosità
– posti letto dell’ostello: 160
– numero di posti letto disponibili nelle stanze dell’ostello: 2, 3, 4, 5, 6
– numero e tipologia posti letto nell’hotel: 53 stanze doppie, 1 suite
– piani dell’Ostello Marathon Bed & Beer: 5
– piani dell’hotel: 6 più la terrazza a livello di corso Podestà
– numero posti di lavoro creati: 18-24 persone per l’ostello, 10-12 per l’hotel
– posti auto disponibili: 12 (6 per l’ostello, 6 per l’hotel)
– posti a sedere complessivi nel pub: 120 all’interno, 160 all’esterno
– posti a sedere interni in base alla normativa anti-Covid in vigore: 80
– estensione superficiale pub: 340 mq
– marchi di birra alla spina nel pub: 8 del gruppo Heineken tra cui Ichnusa, Messina, Moretti
– servizi particolari dell’ostello: gym, noleggio di bici elettriche, sala studio, cucina per gli ospiti, oltre a tutti i servizi, tecnologici e non, per l’accoglienza h/24 e il soggiorno
– tavolo “social” Liguria: firmato dall’architetto Massimiliano Dalle Sasse, riprende il profilo della Liguria e richiama gli archi del Ponte Monumentale che danno il nome alla via
– bancone del pub: con i suoi 15 metri lineari è il più lungo della Liguria ed è realizzato con la stessa pietra del Ponte Monumentale
– palestra: 60 mq coperti e 40 mq di palestra all’esterno
– appuntamenti organizzati dall’ostello: escursioni, bike tours, gite in barca, canoa, visite guidate
– possibilità di organizzare eventi privati
– musica live: palco per complessi, pianoforte e chitarra per tutti
– serate musicali a tema
– progettisti: architetti Marcello Spina (strutture dell’hotel), Maria Paola Gerbaz (concept), Baldo Battaglia (interni dell’hotel), Massimiliano Dalle Sasse (interni dell’ostello e del pub)
– Impresa costruttrice e committente: Cipa S.p.A. e GeoTunnel RE S.r.l che è la società della famiglia Bringiotti costituita ad hoc per questo investimento. Massimiliano Bringiotti è anche socio di Cipa S.p.A.
– chi gestirà l’ostello: Marathon S.rl., i cui soci sono Massimiliano Bringiotti, ingegnere meccanico, Annalisa Bringiotti, studente universitaria, Fabio Galvani Vezzi, ingegnere elettronico, Domenico Rocco, ingegnere navale, dr. Stefano Grasso, esperto di marketing alimentare.


































Max Dalle Sasse, architetto dell’ostello: “Via degli Archi, Europa”

Fuori: Costeggiando le mura seicentesche sotto corso Podestà, fino ad oggi incontravamo una strada dimenticata che ricalca in parte l’antico itinerario che da via Giulia e via della Consolazione (le antenate di via XX Settembre) portava al colle di Carignano: via degli Archi, a pochi passi dal flusso frenetico della vita quotidiana di Via XX Settembre.
Partendo dall’idea di base di riconvertire via degli Archi in una strada di collegamento tra il centro commerciale e direzionale e la passeggiata delle mura, l’obiettivo è recuperare in parte l’antica funzione di quel percorso.
Oggi esiste un progetto per riqualificarla e farla rinascere come parte integrante di un nuovo percorso pedonale nel cuore della città, nato dalla volontà di Spim di riqualificare i nove archi che si aprono nelle mura (da qui il nome della via) e riutilizzare i locali degli spazi interni degli archi di cui è proprietaria, di cui alcuni di questi sono già stati concessi in locazione.
Il Complesso Degli Archi è parte integrante della visione di crescita della città di Genova immaginata da Carlo Barabino nel 1825. Il ridisegno del centro urbano e delle due circonvallazioni dell’attuale via XX Settembre, durato tutta la seconda meta del XIX secolo ed i primi venti anni del novecento, determinerà un’immagine di Genova nuova e proiettata sul palcoscenico delle grandi trasformazioni urbanistiche che in tutte le principali città europee proprio negli stessi anni muovono i primo passi. Il Complesso Degli Archi, ottimo esempio di architettura-infrastruttura tipico della cultura ingegneristica di Genova venne realizzato per ottenere una larghezza di carreggiata adeguata per il nuovo corso Andrea Podestà. Di conseguenza, e per necessità, venne addossata la struttura dei gradi archi visibili oggi alle mura cinquecentesche, per recuperare la larghezza pianificata per il nuovo sovrastante viale carrabile.
Si tratta dunque e prima di tutto di un’opera di ingegneria, costruita nel quadro del rinnovamento complessivo della scena urbana che solo successivamente, date le rilevanti dimensioni degli spazi vuoti tra gli archi, diviene struttura “abitabile”.
È una situazione spaziale tipica della città ottocentesca in generale e di Genova in particolare, dove le ridotte dimensioni a disposizione hanno da sempre generato progetti ibridi e molto interessanti dove differenti funzioni coesistono all’interno di strutture nate soprattutto da esigenze di ingegneria urbana; i grandi volumi vuoti all’interno delle arcate si trasformarono presto in spazi a reddito, generando l’immagine singolare oggi ben nota, tra “casa e infrastruttura”.
Appena si pone occhio al fabbricato è immediata la consapevolezza che ci troviamo di fronte ad una singolarità urbana, difficilmente assimilabile ad altre architetture residenziali, commerciali o ibride che si trovano sul territorio della città.
In questo scenario, dalla mente dei soci di Marathon Hostel, e degli architetti del DLA design lab, esperti nella progettazione di locali commerciali nel settore Hotellerie e food & beverage, nasce il progetto d’interni qui presentato.
Lo stile – asciutto e volutamente informale – è quello internazionale, ricercato dai backpackers in giro per il mondo ma riconosciuto anche dai residenti pigri, quelli che viaggiano sulla rete e sanno ormai distinguere e selezionare.
Hai la certezza di non esserti allontanato dal tuo isolato, dal tuo quartiere, dalla tua città. Ma Sei qui e sei altrove. Potremmo essere a Londra o a New York. Il provincialismo in cui a volte cade la nostra città evapora di colpo, si azzera e improvvisamente ti trovi catapultato in una dimensione altra, futura, lontana, oltre le paure e i paletti quotidiani che accorciano il respiro e le prospettive.
Senza stravolgere la struttura originale, nel più sincero rispetto del valore storico dei luoghi, questi locali sono stati ristrutturati e trasformati mantenendo la loro impronta iniziale e valorizzando gli elementi strutturali, nude superfici come il cemento elicotterato a pavimento o il soffitto tecnico a vista, sono scelte progettuali significative dell’approccio che si è avuto nel trattare le aree comuni della nuova struttura ricettiva.
Dentro: dure pareti divisorie metalliche dialogano con il calore del legno e l’informalità delle sedute; le luci dove servono, come servono, ma con accenti luminosi con velleità decorative che portano all’art déco e ad un’epoca industriale degli anni ’20 e ‘30.
Contraddistinti da legni chiari e dal metallo arrugginito, come un relitto navale recuperato dal mare, l’allestimento in stile industriale diventa elemento caratterizzante di un design d’interni contemporaneo, rivelando la versatilità e il duraturo fascino dell’industrial design, non per moda ma per coerenza con la struttura architettonica che lo ospita.
Oggetti con tratti forti e marcati, ispirati al mondo delle fabbriche, con materiali dal sapore vissuto e con una spiccata personalità, omaggio alla grande tradizione ligure della carpenteria pesante del secolo scorso.
Il legno, lasciato quasi grezzo, viene impiegato spesso in accostamento agli arredi metallici per donare atmosfere calde ed avvolgenti. La durezza del ferro a parete contrasta volutamente con le linee morbide ed armoniose delle modanature ad arco, come un segno grafico ricalcano e proiettano all’interno il ritmo delle arcate delle imponenti facciate esterne del complesso edilizio.
La severità dei materiali grezzi come il ferro ed il legno contrasta con la leggerezza e giocosità di alcuni elementi a tema “pop-art”, come i locali dedicati ai servizi igienici, in una sorta di percorso narrativo del ‘900 post-industriale. La matericità del cemento, simbolo per decenni passati del boom economico, qui convive con una fitta piantumazione che scende sospesa dai soffitti, per un nuovo approccio “green” che guarda ad un futuro più sostenibile, filosofia imprescindibile per le nuove generazioni, principali fruitori di questi spazi.
Per gli architetti che hanno curato il design di Marathon Hostel, si è pensato alla funzionalità e a come ottimizzare la scansione della fruizione del tempo nel corso dell’intera giornata all’interno delle aree comuni dell’ostello.
Il pub di Marathon Hostel non si può etichettare: è birreria, bistrò, burger house, caffetteria, cocktail bar che propone piatti contemporanei e al tempo stesso legati al territorio. Un concept che racchiude ricerca per il cibo, global e local, architettura, praticità e contemporaneità.
L’esperienza del cibo e del bere, come momento conviviale riconosciuto, familiare, antico, si veste di modernità e di armonia, di ordine e raffinatezza, in sintonia con un altrove non più così lontano e diventa eccezione, evasione, spettacolo.
Su questo palcoscenico antico e contemporaneo la rappresentazione è cibo e bevande che hanno forma e formule globalizzate e universalmente riconosciute ma a contenuto “local”, utilizzando selezionati prodotti facendo cultura gastronomica vera e seria, tutelando e promuovendo il territorio e comunicando che una filiera controllata di qualità è possibile e doverosa.
Il pub di Marathon Hostel nasce quindi come un luogo di ricerca e di incontro, informale e accogliente, dove, oltre alle eccellenze liguri, è possibile trovare prodotti di qualità nazionali e internazionali. Qui i concetti di slow food, chilometro zero, innovazione e tradizione, rispetto per i piccoli produttori, stagionalità del menu sono di casa.
La proposta eno-gastronomica sconfina dalla tavola alle bottiglierie, dove occhieggia in perfetto e maniacale ordine una selezione di birre in bottiglia sapientemente selezionate, etichette nazionali e internazionali, oltre ad una batteria di 8 spillatori di birre del gruppo Heineken Italia, main-partner del progetto, su un imponente banco in pietra e marmo, che si sviluppa per oltre 15 metri lineari, ad enfatizzare ulteriormente la spazialità di un volume fortemente sviluppato in lunghezza.
Marathon Hostel rappresenta per Max Dalle Sasse e il team di DLA design lab un progetto d’interni innovativo e di sperimentazione, dalla volontà di mettere insieme anni di ricerca sul campo dell’arredo di locali commerciali, di viaggi enogastronomici, di passioni culinarie e di storie di artigiani locali nel mondo dell’arredo, coinvolti in questa avventura.
L’obiettivo invece per i nuovi gestori di Marathon Hostel? Diventare un punto di riferimento per i genovesi amanti del food contemporaneo e al tempo stesso legato al territorio, trasformando via degli Archi in un nuovo punto di ritrovo nel cuore della città. Un must go per sentirsi in Europa.
Intervista a Massimiliano Bringiotti: “Una sfida vinta sotto le finestre di casa”
Padre, ingegnere, scrittore e maratoneta. Così si descrive Massimiliano Bringiotti, 55 anni, deus ex machina del polo turistico-ricettivo – che comprende ostello, hotel, e un grande pub – che sta nascendo in via degli Archi, a pochi metri da via XX Settembre. Per amor di cronaca, Bringiotti si dovrebbe definire anche imprenditore, judoca e scacchista di altissimo livello (è stato campione nazionale). Oltre che amante delle sfide.
– Come le è venuta l’idea di risanare e dare un nuovo aspetto e una nuova funzione a via Degli Archi?
“L’opportunità è nata, in modo quasi inevitabile, perché abito nel condominio di fianco al sedime di costruzione dell’hotel. Quasi ottant’anni di degrado, di progetti mai partiti o finiti male. E’ stata anche questa una sfida, dimostrare che noi (e siamo in tanti ad averci creduto) saremmo riusciti dove altri avevano fallito. E poi naturalmente l’intenzione di riqualificare la via in cui abitano tre generazioni di Bringiotti; il desiderio di lasciare ai miei figli qualche cosa di tangibile e la voglia di diversificare, di impegnarsi anche in un’attività nuova, fresca, internazionale e, perché no, simpatica. Cercare di allungarsi la vita con situazioni stimolanti, di circondarsi di amici e parenti in un ambiente evolutivo giovane dal quale assorbire nuove energie e poter trasmettere le proprie”.
– Lei con la sua azienda di famiglia, la GeoTunnel, si è occupato prevalentemente di sottosuolo, di scavi e di gallerie. Ora invece costruisce per la prima volta in superficie. Una svolta radicale, non solo simbolicamente. E’ stato un passaggio complesso?
“Per me personalmente è stato abbastanza difficile entrare nel mondo “soprassuolo”, che ha regole e peculiarità ben diverse del mio personale bagaglio culturale. Ma la Cipa S.p.A. di cui sono socio aveva già realizzato varie opere civili, anche in Liguria”.
– Che cosa c’era nel “buco” accanto a casa sua, dove ora sorge l’hotel, prima che venisse bombardato?
“La storica Palestra Ginnastica Cristoforo Colombo, dalla quale sono usciti campioni olimpionici di lotta e ginnastica. Prima del bombardamento, ma anche dopo. Ad esempio Marco Zeffirino ha vinto i campionati europei di lotta libera, allenandosi nei sottofondi della Palestra diruta”.
– Questa operazione chiude l’ultima ferita di guerra nel cuore della città. Che significato ha per lei che ne è l’artefice?
“E’ una sfida vinta, un sogno realizzato. Spero che sia anche un insegnamento per i nostri figli e nipoti… A non mollare mai, a credere nei propri sogni, a fare, fare, fare…”
– Qual è stato il ruolo della sua famiglia nell’impresa?
-E’ stato decisivo, direi. Mio padre Giorgio e mia madre Donatella mi hanno sempre incoraggiato e sostenuto fin dall’inizio e hanno partecipato in prima linea alla realizzazione dell’intervento di risanamento. Gli sono davvero molto grato, se siamo arrivati fin qui è anche merito loro”.
– Perché l’ostello si chiama Marathon?
“I soci sono tutti sportivi e runners; Annalisa, mia figlia, a 18 anni ha corso la sua prima maratona ad Atene. Stefano Grasso è maestro di Judo, Domenico Rocco triatleta, Michele Bottino campione di beach volley, con Fabio Galvani Vezzi abbiamo iniziato a sciare insieme a Pragelato quando avevamo 4 anni”.
– Via degli Archi così si rianima, che cosa si candida a diventare e per chi?
“Vuole essere il più interessante hub turistico-ricettivo di Genova: un ostello di lusso con 160 posti letto, un hotel 3 stelle con 53 camere e una suite e il più grande e alternativo pub del centro di Genova”.
– Costruire un albergo e un ostello in un colpo solo significa indubbiamente aver molta fiducia nelle potenzialità turistiche di Genova. Perché è fiducioso, che cosa si aspetta in prospettiva?
“Ma non c’è dubbio sul fatto che Genova abbia un potenziale incredibile; vedo una città lanciata nel futuro, connessa con Milano con una linea ferroviaria ad Alta Velocità. Credo che grazie a questo molti milanesi verranno a vivere qui, ne sono sicuro. Vedo un progetto Gronda che ci darà una tangenziale veloce, un aeroporto importante e frequentato come quello di Nizza, un Waterfront da sogno. Genova è unica e siamo sulla strada giusta per migliorarla”.
– Qual è il ruolo di Spim nella sua iniziativa imprenditoriale?
“Una collaborazione a 360°, devo veramente ringraziarli per l’aiuto che ho ricevuto anche nel gestire varie problematiche che non si può negare siano occorse. E, soprattutto, per l’impegno nel promuovere l’intera operazione di riqualificazione di via degli Archi: lo studio per la riqualificazione e la pedonalizzazione affidato al dipartimento di Architettura dell’Università di Genova, la visione di una City con una piazzetta come Times Square, con l’ascensore verso Corso Podestà illuminato, ben visibile e totalmente interattivo”.
– Come sono stati in genere i rapporti con le istituzioni?
“Direi buoni, risposte non sempre super solerti ma comunque entro tempi accettabili”
– Si è purtroppo verificato un grave lutto in corso d’opera: è venuto a mancare per un malore fatale l’uomo del primo colpo di piccone, il braccio operativo dell’impresa, Graziano Barbieri…
“E’ l’uomo che ha posato la prima pietra, che ha costruito il grezzo dell’edificio, che ha modellato con le sue mani il monumentale bancone del pub, l’uomo che ha insegnato a tanti sia a lavorare sia a comportarsi. Un amico da più di 20 anni. Riposi in pace”.
– Le maestranze che partecipano alla realizzazione delle opere sono originari di diversi Paesi esteri: una scelta o anche una necessità?
“Lavoriamo con Willy e la sua squadra di equadoregni da 20 anni. Sono genovesi ormai. Ma abbiamo avuto operai e tecnici di tanti Paesi. Italiani invece ne abbiamo impiegati pochi. Ma è un tema complesso, molto dibattuto, e non interessa di certo soltanto la nostra impresa”.
– Il Covid è piombato sul cantiere a metà dell’opera. Quali conseguenze ha avuto?
“Blocco dei lavori per mesi, aggravio dei costi, perdita di opportunità. Ma contiamo di riprenderci ciò che abbiamo perduto”.
– Adesso che siamo quasi al traguardo chi dedica l’impresa?
“A Graziano Barbieri”.
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