Oggi a Genova 

Tursi, 3 consiglieri contro multe “salvavita” chiedono l’impunità dei guidatori

E la sicurezza stradale? Genova è la città con più morti e feriti gravi per incidente e sta rimontando solo adesso, anche grazie ai semafori intelligenti, l’arretratezza in tema di sicurezza stradale. Ma il consigliere-tassista Cassibba (Vince Genova) e il consigliere-avvocato Alessandro Terrile (Pd) “difendono” quelli che hanno commesso gravi infrazioni: <Perdono punti e rischiano il lavoro>. Come se non rischiassero la vita a non rispettare le regole. Brusoni (Vince Genova) si fa paladina di quelli che in via Gaeta posteggiano comodi comodi in divieto, bloccando le ambulanze e i mezzi dei pompieri e mettendo a repentaglio la vita delle persone soccorse. È il giovane neo assessore Viale a tenere la barra dritta, ricordando che la sicurezza e la legalità vengono prima di tutto

La politica, secondo la Treccani, è <la scienza e l’arte di governare, cioè la teoria e la pratica che hanno per oggetto la costituzione, l’organizzazione, l’amministrazione dello stato e la direzione della vita pubblica>. Il principio di legalità, in diritto, afferma che tutti gli organi dello Stato sono tenuti ad agire secondo la legge. Tale principio ammette che il potere venga esercitato in modo discrezionale, ma non in modo arbitrario, rispettando tutti i regolamenti sull’ordine. Questa discrezione concessa alla politica (senza ignorare le leggi) nel momento in cui emette leggi e regolamenti, non è concessa, invece, a Polizia locale, Carabinieri, Polizia di Stato, Guardia di Finanza, che se usano discrezionalità commettono un illecito.

E invece oggi, in consiglio comunale, è capitato di ascoltare increduli ben tre consiglieri di due gruppi diversi chiedere che la legge si “interpreti”, cosa che (e a doverlo ricordare ci sentiamo anche un po’ in imbarazzo) non è prevista e anzi è punita dalle normative italiane vigenti.

Uno dei casi riguarda i cittadini di via Gaeta ad Oregina dove da anni le pubbliche assistenze denunciano che prima o poi ci scapperà il morto a causa delle persone senza coscienza civica che piazzano le loro auto in sosta vietata, bloccando non solo le ambulanze, ma anche i più grossi mezzi dei vigili del fuoco. Se succedesse, i posteggiatori selvaggi che bloccano i mezzi di soccorso sarebbero accusati di omicidio colposo.
Marta Brusoni, consigliere comunale di Vince Genova (la lista del Sindaco) ha spiegato con tono affranto per la condizione dei “poveri” sanzionati che anche oggi è stata fermata da un cittadino che <ha preso in un solo mese ben tre sanzioni>. Cioè ha piazzato per ben tre volte (almeno) la sua auto in sosta vietata. Di solito accade così: l’ambulanza non passa, i militi chiamano la Polizia locale sperando che nel frattempo le condizioni della persona da soccorrere non peggiorino, magari con esiti fatali, gli agenti arrivano e chiamano il carro attrezzi e, nel frattempo, per atto dovuto e non omettibile sanzionano tutte le auto in divieto secondo le specifiche norme del codice della strada che vanno dalla sosta pericolosa al semplice divieto. Per Brusoni i poverini sono i maleducati della sosta egoista e <non si capisce perché questo non è accaduto prima>, in anni e anni. Già e questo è stato il vero male, la pesante omissione della politica per 30 anni. Ultimamente le pubbliche assistenze e alcuni cittadini della strada (perché i prepotenti sono pochi e tutti gli altri si sono scocciati di sopportarli e si sono rivolti all’amministrazione e alla Polizia locale) hanno scritto al Municipio, al Comune, ai cantuné dicendo che il rischio che qualcuno muoia perché altri pretendono di avere l’auto sotto casa non è più tollerabile. Sulle prime, il Municipio ha fatto mettere dei paletti nelle zone a rischio, in modo da consentire la sosta alle moto, ma non alle auto. I posteggiatori incivili, per tutta risposta, hanno cominciato a posteggiare oltre i paletti, praticamente in mezzo alla strada e allora non c’è stata alternativa alle sanzioni a tappeto. Perché chi sacrifica la sicurezza altrui, magari capisce se gli toccano la tasca. Ma tutto questo la Brusoni o lo ignora o vuole ignorarlo, facendo finta di non saperlo. Come pare non sappia che di recente un uomo (in fase di malattia terminale) è morto in una strada della vicina Castelletto con le stesse caratteristiche di via Caprera perché a bloccare l’ambulanza è stata proprio la sua auto, probabilmente usata di recente da qualche parente. Così come ignora, crediamo, che nel 2018 una donna è morta con i suoi cani in via Crocco, un’altra via stretta delle colline genovesi, nell’incendio della sua casa. Se i soccorsi non fossero stati rallentati dalle auto dei soliti cafoni del posteggio selvaggio forse i Vigili del fuoco sarebbero potuti arrivare in tempo.
Al netto delle considerazioni nel merito specifico, ci si aspetterebbe che un consigliere comunale capisse che se vengono messi dei divieti un motivo c’è e che questi vanno rispettati e che se il motivo gli sembra che non ci sia può fare azione politica per cambiarli. Non è bello che un consigliere comunale rivendichi invece, in piena seduta di consiglio, l’impunità per chi se ne frega. Piuttosto, che lavori per far rivedere i divieti se li ritiene sbagliati o, meglio, per trovare una soluzione, se si può. E invece…
Com’è pensabile che un consigliere comunale difenda in aula persone che non solo hanno preso giuste sanzioni, ma mettono anche a repentaglio la vita di altri cittadini?
Ha risposto l’assessore alla Sicurezza Giorgio Viale che, per fortuna, ha riportato la voce del buonsenso e della legalità in aula. Ha spiegato che il problema negato da Brusoni invece esiste (se è sempre andata bene non è detto che vada bene per sempre), che è stato segnalato (da cittadini e pubbliche assistenze) e che lavorerà per capire se esistono soluzioni per i posteggi di cui la zona ha scarsità.

In consiglio è passata anche la questione dei cosiddetti “semafori intelligenti“. 46.500 le sanzioni da quando sono stati installati, tra mancato rispetto dello stop (10 mila), mancato rispetto delle corsie (19.500) e transiti col semaforo rosso (17 mila). Ognuna di queste inosservanze potrebbe portare a incidenti anche mortali. Genova è maglia nera in tal senso e i semafori scelti per la rilevazione delle inosservanze, installazione a cui è stato dato ampio risalto dalla stampa, sono quelli degli incroci con più incidenti gravi o mortali.

Sia il tassista imprestato alla politica Carmelo Cassibba (Vince Genova, maggioranza) sia l’avvocato Pd (minoranza) Alessandro Terrile hanno fatto riferimento al fatto che la decurtazione dei punti per chi ha commesso senza ombra di dubbio la sanzione e il cui lavoro dipende dal permesso di guida può portare queste persone a perdere il lavoro. Sanzioni per inosservanze gravi, si diceva, tanto che si prevede anche la decurtazione dei punti della patente. Inosservanze a forte rischio incidente grave o anche mortale, in cui potrebbero perdere la vita i guidatori o toglierla ad altri.
E qui, ancora, in consiglio, oggi, c’è stato da stropicciarsi le orecchie e da chiedersi se non si fosse per caso capito male. Purtroppo no.
<Si richiede equilibrio a chi deve applicare le norme del codice della strada> ha detto Cassibba. E già questa prima osservazione non corrisponde a verità: l’agente di Polizia locale ha l’obbligo di sanzionare a fronte di una irregolarità accertata, altrimenti commetterebbe un reato, lo ha ricordato l’assessore Viale. Far credere ai cittadini che il personale della polizia locale possa “interpretare” non è buona cosa e rischia di alimentare ingiustificatamente l’astio verso questa categoria di lavoratori che non fa le regole, ma semplicemente applica le regole decise dalla politica, dal Governo al Comune.
Nel caso dei semafori intelligenti, la macchina individua il mancato rispetto del codice della strada, un agente fa la verifica visionando il video ed è suo obbligo procedere a sanzione: non ha scelta. Cassibba ha detto che <le conseguenze ricadono indiscriminatamente su tutti i cittadini>. Per fortuna, diciamo noi. Perché non si capisce perché un sistema voluto da questa amministrazione (quindi dal Sindaco e dalla Giunta che Cassibba sostiene) debba valere per alcuni cittadini e per altri no. Eppure sia Cassibba sia Terrile si sono spinti in aula, in seduta trasmessa in streaming e ancora disponibile sulla pagina Facebook del Comune di Genova, a chiedere guanto di velluto per il “rischio posto di lavoro” per le categorie che lavorano guidando, come se fossero esentate da Dio dalla morte o dall’infermità per incidente stradale, come se lo fossero le persone inconsapevoli che coi loro veicoli andrebbero a scontrare non osservando le leggi potessero scamparla.
Cassibba ha detto: <il perdere punti, continuamente, per delle infrazioni che non riguardano il semaforo rosso, ma la canalizzazione, sinceramente, mette a repentaglio posti di lavoro>. Cioè ha ammesso che le inosservanze da sanzione sono state commesse ed è tutta opinione sua che non siano gravi o non possano dare origine a incidenti gravi.
Terrile ha commentato: <riflettiamo molto su questo sistema, come diceva prima Cassibba. Non è solo il tema dei punti, ma c’è anche il fatto che se nell’arco di un anno si ottengono due sanzioni dello stesso tipo la patente si perde e se si perde la patente si perdono posti di lavoro e di attendere alle proprie mansioni domestiche e familiari>.
Basta parlarsi chiaro: l’unica soluzione a cui un rappresentante del popolo eletto dovrebbe tendere è quella di convincere l’amministrazione a togliere del tutto i semafori intelligenti dagli incroci (lo ricordiamo, i più pericolosi della città) affermando implicitamente che la sicurezza stradale, in una città, la nostra, che ha il maggior numero di morti e feriti gravi in rapporto alla popolazione, varrebbe meno della malintesa “libertà” di chi lavora guidando di commettere infrazioni contravvenendo alla legge e alle norme di sicurezza pretendendo di non venire sanzionato. Perché questo è: Codice della strada e sicurezza stradale contro consenso di certe categorie e dei cittadini che pretendono di non rispettare una legge dello stato e farla franca. Peccato che il Codice della strada sia legge nazionale e che non sarà qualche consigliere comunale con l’ansia di rispondere alle esigenze di “liberi tutti” dei propri elettori a cambiarlo. Il bene della collettività è, invece, abbattere il pericolo che quegli incroci rappresentano, dati su morti e feriti alla mano.
Intanto alle categorie in questione (tassisti, autisti Amt, lavoratori Amiu e Aster) sono arrivate le lettere del Comando che specificano come nessuno, per legge, possa essere autorizzato a sottrarsi al Codice della strada. Che, poi, c’è un sistema facile facile per non prendere multe: non commettere infrazioni. Non è obbligatorio bruciare i rossi o cambiare corsia.
L’assessore Viale, ricordando sia la pericolosità degli incroci in questione, sia l’impossibilità di sottrarre chicchessia alla legge nazionale, sia l’obbligatorietà per il personale della polizia locale di trasformare in sanzioni il mancato rispetto del Codice della strada (pena una denuncia per omissione o conseguenze più gravi se a causa del comportamento scorretto non sanzionato si generassero incidenti), ha convenuto che i semafori, proprio nella prospettiva di prevenzione, vadano segnalati con un display che faccia il conto alla rovescia fino al momento in cui scatta il rosso. Ecco, quello sì. Quello è fare politica e amministrazione. Tutto il resto è quello che la politica non dovrebbe mai diventare. L’andazzo non è cominciato oggi ed è passato per tutti quei consiglieri non solo comunali e politici vari che per raccogliere consenso in passato hanno rivendicato il falso diritto di chicchessia (che è danno per gli altri cittadini) di non rispettare le regole (la mascherina, il posteggio e tante altre cose) gettando la croce addosso alla Polizia locale. Che, invece, soggiace solo alle leggi e, in second’ordine, ai regolamenti comunali e non al consenso popolar-elettorale. Vivaddio.

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