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Ex albergo Trezzano verso il recupero

Il “buco nero” di Voltri finalmente verso il recupero a 22 anni dall’incendio che lo ha devastato e in cui è morto il titolare. Da quel giorno sono rimaste solo la facciata e macerie della struttura. Negli anni diversi tentativi di vendita sono andati deserti. Ora dovrebbero nascere appartamenti e posti auto

Per anni i residenti della zona hanno protestato, perché la struttura fatiscente è da quasi 5 lustri un ricettacolo di topi e sporcizia. Ora, finalmente, dopo diversi tentativi di vendita sempre andati deserti (l’ultima era a una cifra irrisoria, 140 mila euro, ma le spese di demolizione della struttura e, al contempo, di mantenimento e restauro della facciata seicentesca), Arte punta a recuperare in proprio lo spazio e a gennaio c’è stato l’affidamento dello studio di fattibilità a uno studio di architettura, che ora ha consegnato il proprio lavoro. Che si stia finalmente per avvicinare il momento del recupero?
Nel corso del tempo sono stati diversi i soggetti politici che hanno chiesto di eliminare il buco nero del territorio voltrese. Recentemente ci sono stati una mozione Pd in consiglio regionale, un’interpellanza della capogruppo della Lega Lorella Fontana in consiglio comunale e il pressing del Municipio Ponente.
<Nel 2015 e 2016 – dice l’assessore municipale Matteo Frulio – abbiamo riqualificato la strada con una nuova pavimentazione e ci fu la promessa di Arte, proprietaria dell’immobile, che avrebbe risolto la questione. Il nostro obiettivo era quello di recuperare la struttura trasformandola in condominio o casa di riposo per anziani oppure di radere al suolo tutto per fare una piazzetta, ma la facciata è vincolata e questa ultima ipotesi non è percorribile>

L’edificio è stato probabilmente, in tempi antichi, un ospedale degli Ospitalieri, poi una delle ville fuori porta della famiglia Lomellini. Non lontano è il cristo gotico sulla facciata di un palazzo in via Muzio. Dal 1998 il tetto andato in cenere è sostituito da una copertura e le impalcature sono state rifatte più volte perché a loro volta degradate.

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