Dipendente focoso ruba Cialis nel magazzino dei farmaci. I carabinieri lo denunciano
L’ansia da prestazione (o forse quella di riempire le tasche) costerà cara al dipendente di un’azienda che commercia in farmaci e che ha il magazzino in lungotorrente Secca, in Valpolcevera. Non si sa se sia stato per rinverdire i fasti di un’adolescenza ormai sfuggita da diversi lustri o piuttosto per emulare le gesta di qualche “divo” di Youporn nonostante l’età non più verdissima o, ancora, per il fascino concreto del cartellino del prezzo (ogni scatola da 30 pillole costa su internet attorno ai 15 euro) che un cinquantasettenne genovese di fronte all’armadio che contiene i medicinali che combattono le disfunzioni erettili, ha allungato la mano per ben otto volte negli ultimi mesi.
Di quanto stava accadendo se ne è accorto a febbraio il direttore generale della società “Unioni Farmacisti Liguri” che , facendo l’inventario, ha constatato con stupore l’assenza di diverse “magiche” scatolette ed è corso al Nucleo operativo della Compagnia carabinieri di Sampierdarena a denunciare il fatto. Il focoso dipendente ha consumato (o venduto) la scorta furtiva di Cialis in fretta e, di nuovo, si è approvigionato col suo metodo self service, sottraendo nuove confezioni, fino ad arrivare a otto entro la fine di marzo. Solo che a quel punto i carabinieri erano sulle sue tracce. L’armadio, chiuso a chiave, non presentava segni di scasso e così le indagini si sono concentrate su chi poteva avere accesso al locale senza difficoltà e poteva anche avere accesso alla chiave.
Anche la scelta del farmaco indicava che a rubare fosse stato qualcuno che aveva intenzione di farne un uso personale. Mancava quello e solo quello. Certo, il Cialis è facile da “spacciare” (su internet se ne trovano in vendita quantità tali da garantire baccanali senza soluzione di continuità al mondo intero, anche se in molti casi si tratta di giri loschi e potenziali truffe), certamente più facile di un farmaco magari ben più costoso, ma “di nicchia”, dedicato a malattie particolari. Tuttavia, la sottrazione di quelle otto scatole ha suggerito più un furto per usare la merce che l’avvio di un vero commercio illegale. Insomma, la terza età in rapido avvicinamento deve aver mal consigliato il dipendente infedele, per quanto ne sappiamo noi solo con l’azienda dove lavorava. Ma se così non fosse e nel caso sia sposato e non abbia usato con la consorte la refurtiva, più della denuncia dei carabinieri (per furto aggravato) ora l’uomo ha da temere le ire della sua signora. Oltre, naturalmente, al licenziamento che, in qualche modo, a casa dovrà pur tentare di giustificare. La foga di emulare Rocco Siffredi grazie alle “magiche” pastigliette senza metter mano al portafoglio potrebbe costargli davvero cara.
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