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E dopo lo tsunami spazio ai ballerini

Lo tsunami canoro è appena passato. Cinque ondate anomale. Ed ora si contano i danni. Stamattina, per esempio mi è rimasto nelle orecchie un motivetto. E nessuno creda di poter archiviare la pratica così su due piedi, appena concluso l’evento. Da oggi e ancora per qualche giorno avranno la meglio gli esperti del fra le quinte, quelli dell’io l’avevo detto, i maghi dei pronostici, i dietrologi e i sociologi, i commentatori del costume, i vivisezionatori di gags, i sarti del blog. E chi più ne ha più ne metta alla ricerca della variazione utile per uno spazietto autogestito o alla corte di un bravo presentatore, del colpo di genio che consenta l’illuminazione, il taglio più stupefacente. E poi  giù sino in fondo. Fino ai patiti dei social a esternare emozioni  per la musica e improperi sulla comparsata del governatore ligure Giovanni Toti con il suo fiocchetto tricolore e giallo a sostegno dei maro.  Eroicamente baluardo a contrapporsi o frapporsi allo sfarfallare di nastrini arcobaleno. E ancora sino ai battutisti da blog a cercare di competere con la Gialappa’s. Perché Sanremo e’ pur sempre Sanremo con quel pizzico di suspence che neanche uno scrittore di libri gialli  avrebbe saputo immaginare, l’esclusione la riammissione e la vittoria di Francesco Gabbani che in un Amen si è ritrovato a surclassare tutte le nuove proposte. E  poi, con l’occhio alla crisi di autori autorevoli e con tutti  i soldi che ci ha investito la Rai un Sanremo qualunque non potrà mai essere assimilabile a un programma usa e getta. Facciamo conto che si tratti di un’epidemia influenzale di cui abbiamo appena superato l’acme. Una settimana ancora per uscirne e un’altra per eliminarne i postumi. Poi veramente tutto, masticato e rimasticato sarà finalmente digerito, evacuato. Rimarrà il vago ricordo del sessantaseiesimo Festival, quello in cui Gaetano Curreri e i suoi Stadio hanno goduto della buona stella che da lassù li ha protetti, l’amico Lucio Dalla, dragando a mani basse il fiume dei premi, da quello per la Cover con la notte dei miracoli, di Dalla appunto, a quello per la musica. A quello infine, assegnato da Radio Tv e Web. Un  trionfo assoluto con una ballata rock nostalgica in cui si parla di un padre che attraverso la prima delusione d’amore della figlia ripercorre il suo fallimento sentimentale mettendo al centro della storia l’unico amore per il quale non sono ammessi tradimenti, quello fra genitori e figli. E visto che in fondo sta la morale, come, ragionandoci su, non registrare che “Un giorno mi dirai”, per il testo, era la canzone predestinata. La designata a vincere questo Festival 2016 iniziato al confine  fra l’ultimo giorno di carnevale e le ceneri, in piena bagarre sui diritti civili, con esternazioni a suon di “trovate arcobaleno”. La sintesi azzeccata che ammonisce i genitori naturali, di sangue, quelli adottivi, etero o gay, surrogati e no, che la responsabilità dopo
l’evento ubriacante della nascita è quella più importante di essere genitore. Una canzone umana per chi non ha verità a disposizione nel cassetto, con un testo che suggerisce la fallacita’ della nostra condizione e l’unico antidoto in nostro possesso, cioè la condivisione degli affetti. Condensata in un unico termine. Appunto l’amore. Ecco probabilmente Lucio non avrebbe saputo fare di meglio. E la vittoria di Curreri in terra gli avrà senza dubbio strappato un sorriso.
Una bella lezione su cui meditare per chi ha esibito all’inverosimile il simbolo arcobaleno, senza riuscire ad andare oltre il rito del vessillo, a spiegare con due parole che non risultassero slogan mandato a memoria le ragioni della loro scelta. E Curreri ha voluto ammonire: <Occhio, perché dopo le ragioni di principio, c’è l’ambito dei sentimenti e allora, a zero le chiacchiere, c’è il fattore umano, siete pronti ad ad assumervi tutte le vostre responsabilità, a rimboccarvi le maniche e a cercare di essere bravi genitori, al di là delle distinzioni di genere?>.
Ecco, adesso dopo il sacrosanto pistolotto mi sento di lasciar dipartire anche questo Sessantaseisimo Festival. Con un finale del Sanremo 2016 ampiamente dibattuto al fine di elaborare il lutto del distacco.
Ancora un minutino, però. Avvertenza non attendiamoci da parte dei media, un distacco altrettanto improvviso. Sul tema si ritornerà ancora, del resto è stato l’evento principe della settimana che ha coinvolto anche chi avrebbe voluto rimanerne estraneo. Una piazza mediatica troppo vischiosa per uomini di spettacolo, politici, radio, reti TV. Tanto che anche i social ne sono rimasti ampiamente coinvolti e sconvolti.  Anche le “corazzate” private hanno cambiato a bella posta i palinsesti e ci si è perfino domandati se la contemporaneità’ (anche quello un segno del destino?) con la partita scudetto Juve-Napoli, potesse far calare l’audience sull’evento principe per antonomasia. E io penso che in molti si saranno regolati come me. Occhi puntati sulla partitissima e  zapping diffuso sull’Ariston.  Premium sino alla fine delle interviste dopo gara e poi a manetta sulla Rai per il finale e i vincitori. Con una tempistica che in conclusione, pur non essendo stata puntualmente programmata, si è rivelata perfetta.
Ma la settimana  in arrivo con tanto di ultimi scossoni festivalieri si presenta particolarmente interessante perché permanendo davanti al piccolo teleschermo non abbiamo potuto fare a meno di incocciare nei trailer-spot di altri tre spettacoli che saranno sicuramente nuovi appuntamenti principe per le reti Rai. Ballando con le stelle ha già debuttato ieri con un’anteprima in cui l’Inossidabile Milly Carlucci ha presentato i concorrenti, con tanto di prime immagini sugli allenamenti dei neo ballerini (Platinette, Lando Buzzanca, Enrico Papi, Rita Pavone, Salvo Sottile, Asia Argento e Iago Garcia). E sabato si comincia.
E poi tra lunedì  e martedì su Raiuno inizia e si conclude la fiction “io non mi arrendo” con Giuseppe Fiorello, intenso protagonista, nei panni di Marco Giordano alias Roberto Mancini, il primo poliziotto che indagò sulla terra dei fuochi.
Infine non è passato inosservato il trailer de “il commissario Montalbano”. Dopo Michele Riondino nei panni di un Salvo scapigliato torna il più posato e per questo rasato a zero Luca Zingaretti. Rovescio della medaglia: appena due episodi. Ma tra una replica e l’altra Montalbano è come un whisky d’annata e va centellinato. I nuovi episodi sono in programma a partire da lunedì 29 febbraio come avverte un congestionato Catarella di fronte a un ingorgone epico in una zona altrimenti riservata alla circolazione dei pedoni. Un’ attesa di due settimane. Quindi fra uno spot e l’altro portate pazienza.

Il Tele-Udente Max Turbatore

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