Pre’, spaccio e criminalità mettono a rischio il rilancio turistico e commerciale a cui punta il Patto d’Area
di Monica Di Carlo
PRE’, APPENA FIRMATO IL PATTO D’AREA, MA AUMENTANO SPACCIO E PROBLEMI DI SICUREZZA
L’allarme arriva dall’Osservatorio di Pre’, un comitato di cittadini che da tempo collabora con le forze di polizia, anche fornendo fondamentali informazioni per le indagini. I suoi componenti si espongono quotidianamente, rischiando anche la propria sicurezza personale, con denunce circostanziale e appelli alle forze di polizia. Del marzo scorso l’ennesimo esposto consegnato alla Procura della repubblica, al Questore, al Comandante provinciale dell’Arma dei Carabinieri.
Venerdì scorso, Regione, Comune, Prefettura, Ministero dei beni culturali hanno firmato il “Patto d’Area di Pre’, mettendo in moto una serie di meccanismi per rivitalizzare l’a zona che, ha detto l’assessore alle Attività produttive Emanuele Piazza, deve diventare il passaggio tra Museo del Mare e zona della Stazione Principe e dell’Università, in via Balbi. A Pre’ sono stati impegnati, nel corso degli anni, molti fondi provenienti dalla Legge Bersani. Inutilmente. Perché la forte einvadente presenza della criminalità ha vanificato ogni sforzo. I negozi aperti grazie alle agevolazioni, infatti, hanno chiuso quasi tutti. Alcuni resistono (i più recenti), mentre è nata almeno una quindicina di B&B. Il basso prezzo degli immobili ha incentivato questo tipo di attività. Turisti, in zona, ne girano, tanti sono gli studenti dell’Università che abitano o passano nel quartiere. Moltissime sono le famiglie normali che recentemente si sono trasferite a Pre’ e che lottano per vivere serenamente. Sognano di abitare in un luogo dove si possa passeggiare, prendere un gelato, cenare in un ristorante in completa sicurezza. Nonostante la zona abbia una fortissima vocazione turistica, col Museo nazionale di Palazzo Reale che vi si affaccia e la commenda che sta all’estremità di ponente, nonostante gli sforzi dei comitati cittadini e anche delle forze di polizia, ad ogni piccolo passo avanti ha fatto seguito un nuovo crollo nell’illegalità. La percezione di insicurezza è fortissima. E, secondo i residenti, non è solo una “percezione”, purtroppo.
LA DENUNCIA
Nell’esposto, datato 20 marzo, si legge che spaccio e mercato dell’abusivismo, in qualche modo limitati grazie al lavoro delle forze di polizia che tra l’ottobre 2012 e il settembre 2013 hanno arrestato diversi malviventi “portando così la strada a un livello di sicurezza accettabile”, sono tornati padroni della zona.
LE BANDE
“Si sono ricostituite due bande – si legge nell’esposto” -, composte da soggetti di origine senegalese, che noi chiamavamo “i benzinai” e “i sette fratelli“, che per molto tempo avevano controllato il territorio, sottraendolo alle bande nordafricane e ad alcuni soggetti, anche loro senegalesi, che “lavoravano” in ordine sparso, che ora si sono uniti in un unico gruppo, ben organizzato, che chiamiamo “i newyorkesi“. Controllano il “mercato” nelle ore che vanno dall’imbrunire fino all’alba”. Gli abitanti di Prè li chiamano così perché spesso indossano cappelli da baseball che spesso sono decorati con la scritta “NY” e si fanno segnali in codice proprio come i giocatori di baseball. Tra i cittadini che collaborano all’Osservatorio ce ne sono alcuni che parlano senegalese e raccontano le modalità di comunicazione della gang. “I due capo batteria – scrivono i cittadini nel proprio esposto – sono sempre ben curati, con vestiti ed accessori di marca. Il più gentile e menospavaldo dei due è molto magro, alto non più di un metro e ottanta, spesso indossa un giubbotto con marca “North Sails” e scarpe adidas blu con bande colorate. Il secondo ha l’aria da mafiosetto, indossa spesso pantaloni beige e giacche di colore naturale, supera il metro e ottanta ed è poco più robusto del primo”.
(Foto dell’Osservatorio di Pre’)
LE BASI LOGISTICHE: LOCALI, MARKET e GASTRONOMIE
“La batteria dei “sette fratelli” ha ripreso ad occupare la parte del territorio che va dal locale al 118r di via Pre’ fino a piazza Sant’Elena, mentre i “benzinai” hanno come base una gastronomia etnica”. L’osservatorio, nel suo esposto, elenca anche una serie di negozi, locali e artigiani alimentari che darebbero, a loro parere, aiuto o, quantomeno, riparo, ai delinquenti e, nel caso dei negozi cinesi, funzionerebbero come “ingrosso” di capi non marchiati, pronti per essere forniti di griffes nei laboratori-dormitorio negli appartamenti di Pre’, dove le macchine da cucire lavorano senza sosta . Tra i locali che i cittadini sospettano e sui quali chiedono accertamenti, c’è anche, la gastronomia senegalese di piazza Scalo che è stata che nel frattempo “visitata” dalle volanti della polizia. Gli agenti hanno trovato alimenti scaduti, condizioni igienicosanitarie precarie e una commessa che lavorava in nero.
LA MAPPA, GLI ORARI E LE MODALITA’, LO SPACCIO TECNOLOGICO VIA WHATSAPP
Tra le 7 e le 13 lo spaccio si ferma. La tregua finisce all’una, quando arriva “la batteria di giorno”. I capi batteria tengono sotto controllo il territorio che chiamano “campo”, in modo da stabilire quando far entrare in contatto i loro pusher che chiamano in gergo “corridori” ed i tossicodipendenti per lo scambio denaro-droga. I corridori sono meno visibili e più dinamici perché hanno la sostanza da smerciare in bocca. La batteria controlla la parte di Pre’ che si trova tra il civico 55, vico Tacconi e vico Dora. I locali che servono d’appoggio vengono chiamati sempre col solito linguaggio mutuato dal baseball, “dugout”, cioè “panchina”. Tutti i componenti della banda sono dotati di avanzati smartphone con i quali si tengono in contatto via whatsapp. Dall’alto, i cittadini li osservano. “Non è difficile” – dicono all’Osservatorio – perché questi soggetti non si nascondo quasi mai. Stanno fermi per ore davanti ali locali dei quali abbiamo fornito la lista. I due capi non smerciano, ma fanno spuntare come per magia i loro “corridori” con un semplice messaggio whatsapp. I tossocodipendenti non si avvicinano ai due boss perché ricevono le informazioni per lo scambio sui loro cellulari. Gli viene detto in quale vicolo entrare e chi aspettare. Al momento del contatto, il “cavallo” si toglie dalla bocca una pallina piena di stupefacente, la infila in bocca al compratore e prende il denaro. In questo modo, se il pusher o il tossicodipedente vengono fermati per un controllo ingoiano la pallina e la passano liscia, perché senza la prova non si può accusarli di nulla. Se lo scambio è “al volo”, con un solo soggetto, i luoghi d’incontro solo gli imbocchi lato Pre’ di vico Tacconi e vico Secondo dello Scalo. Se i compratori sono diversi, lo scambio avviene tra vico Macellari e piazza Tenedo”.
LO SCENARIO
Lo scenario futuro dipinto dall’Osservatorio è a tinte fosche. “È probabile che tra qualche mese le “batterie” si fondano in un’unica banda come è già successo nel 2009, quando la banda risultò, alla fine, formata da oltre 40 unità”. L’Osservatorio denuncia che, ultimamente, il Commissariato di zona si dedica soprattutto al “grande spaccio”, ai sequestri di droga importanti, ma fuori dal territorio. “È chiaro che non discutiamo il lavoro del commissariato – si legge nell’esposto -, ma chiediamo che venga integrato il numero degli uomini quando quelli che già ci sono lavorano fuori dal territorio”.
LA CITTA’ IN SCACCO
Di fatto, comunque, le forze di polizia sembrano in difficoltà. Sempre più spesso la risposta degli stranieri ai controlli è violenta. Abusivi senegalesei hanno “attaccato” i carabinieri a Calata Vignoso, alcuni residenti della Maddalena hanno spalleggiato i delinquenti che scappavano dalla polizia. Ormai gli episodi non si contano. Inoltre, le forze di polizia non riescono a intervenire in maniera convincente sugli abusivi del Galeone, su quelli di Caricamento, su quelli di via XX Settembre e sui posteggiatori abusivi che arrivano anche a minacciare e a danneggiare le auto chi lascia la macchina all’Acquario o a Porta Siberia.
“La vile aggressione perpetrata contro i Carabinieri in servizio d’ordine a Calata Vignoso da parte degli abusivi senegalesi, fa il paio con l’aggressione subita dagli operatori della Polizia di stato alla Maddalena, con l’aggravante che in quest’ultimo caso i malviventi sono stati spalleggiati dai residenti – scrive in una nota Giuseppe Fanfani, a nome dell’Osservatorio di Pre’ -. Se pensiamo a tutte le risorse economiche usate dalle amministrazioni per riqualificare la zona, e tra la riqualificazione dobbiamo intendere anche la liberazione dai malfattori, dobbiamo definire questi problemi irrisolvibili e non tanto per l’impegno delle F:O, ma per il mancato impegno dell’amministrazione che non ha l’animo di affrontare questi aspetti della vita del centro storico e non ultimo il problema del mercato abusivo di Turati che illegale è e tale resterà. L’idea poi di spostarlo altrove, alla stazione marittima tanto per intenderci, è tanto pellegrina quanto irrealizzabile. L’applicazione del prossimo emanando “Regolamento del Commercio” ormai atteso come la fine della tela di Penelope, ci si augura sia tale da dare un taglio diverso allo spaccio dell’alcool nel centro storico e dell’illegalità del commercio”.
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