Ambiente Animali 

Nuovo ricovero al Cras dell’Enpa: una giovane femmina di sparviere ferita dopo un impatto

Per il rapace si prevede circa un mese di immobilizzazione, seguito da riabilitazione con un obiettivo preciso: tornare a volare e tornare libero

Un nuovo ospite è entrato nelle ultime ore al Cras dell’Enpa: si tratta di uno sparviere (Accipiter nisus), una femmina giovane arrivata da Naturabilia e ricoverata dopo un probabile impatto. Un incidente che, come spesso accade per i rapaci, può essere sufficiente a trasformare un volo in una caduta: l’urto ha infatti causato la frattura dell’ulna, una delle ossa dell’ala.

I veterinari del centro stanno ora valutando il percorso migliore. In alcuni casi, spiegano, l’osso può guarire con una gestione conservativa, attraverso immobilizzazione e monitoraggio costante; in altri è necessario un intervento per riallineare correttamente la frattura e garantire all’ala di recuperare la funzionalità indispensabile per la sopravvivenza in natura. La decisione arriverà dopo le verifiche cliniche, ma lo scenario è già delineato: per lo sparviere sarà comunque necessario circa un mese di immobilizzazione con l’ala fasciata, seguito dalla fase più delicata, quella della riabilitazione.

L’obiettivo è chiaro e non ammette compromessi: farlo tornare a volare. Per un rapace non si tratta soltanto di “guarire”, ma di recuperare forza, coordinazione e precisione, perché la vita in libertà non lascia margini a movimenti incompleti o a un volo incerto.

Gli operatori del Cras sottolineano un altro aspetto, spesso poco noto: gli sparvieri sono tra i rapaci più difficili da gestire in degenza. Nonostante le dimensioni ridotte, sono estremamente nervosi e sensibili allo stress. Una gestione non adeguata, in questi casi, può diventare un rischio reale: lo stress prolungato può compromettere la ripresa, rallentare la guarigione e, nei casi più gravi, mettere in pericolo la sopravvivenza dell’animale.

Proprio per questo il centro rivendica l’importanza dell’esperienza accumulata: negli ultimi anni, spiegano dall’Enpa, si è registrato un aumento significativo delle liberazioni di sparvieri, un risultato che testimonia competenze specifiche e una gestione attenta, fatta di tempi giusti, ambienti adeguati e interventi mirati.

Ora si “incrociano le dita” per questa giovane femmina: un mese di immobilizzazione, poi la riabilitazione e, se tutto andrà come sperano veterinari e volontari, il ritorno in cielo. Perché ogni recupero, in fondo, ha lo stesso traguardo: trasformare una ferita in una seconda possibilità di libertà.


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