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Rifiuti, scontro in Regione sul termovalorizzatore: Pd attacca, Giunta replica, Avs e comitati rilanciano l’economia circolare

Dopo l’approvazione della delibera sull’impianto di chiusura del ciclo dei rifiuti, il Partito democratico parla di “azzeramento” e di progetto ridimensionato che non coprirebbe i fabbisogni regionali, chiedendo chiarezza sulle ricadute tariffarie. L’assessore Giampedrone respinge le critiche, sostiene che il taglio minimo indicato è da 220 mila tonnellate annue e annuncia la pubblicazione dell’avviso di manifestazione di interesse entro dieci giorni. Alleanza Verdi e Sinistra, insieme a comitati e associazioni, ribadisce la contrarietà all’inceneritore e propone un modello basato su economia circolare, impianti di pretrattamento e biodigestione

La delibera approvata dalla Giunta regionale sul nuovo impianto di chiusura del ciclo dei rifiuti accende il confronto politico e alimenta le proteste di una parte delle opposizioni e di numerosi comitati. Da un lato il Partito democratico, con il segretario regionale Davide Natale e il consigliere Roberto Arboscello, denuncia un cambio di rotta che “azzera” mesi di lavoro e rischia di produrre una risposta parziale; dall’altro l’assessore regionale al ciclo dei rifiuti Giacomo Raul Giampedrone rivendica la coerenza del provvedimento e accusa i dem di riportare dati errati.

Pd: “Dopo un anno si riparte da capo, impianto ridimensionato”

Secondo Natale e Arboscello, dopo quasi un anno dalla delibera che fissava indirizzi e tempistiche per il bando dell’Agenzia regionale dei rifiuti, “oggi si azzera tutto”. I due esponenti dem sostengono che in origine si puntasse a un impianto in grado di gestire l’intera produzione regionale, mentre ora la Giunta delineerebbe una capacità più bassa, con il rischio – a loro dire – di non chiudere realmente il ciclo in Liguria e di rendere necessaria una revisione complessiva della pianificazione. Nel mirino finiscono anche le incognite sui costi: “Restano oscure le ricadute in termini di tariffe su cittadini e imprese”, è la domanda politica, insieme all’interrogativo sul destino dei rifiuti che dovessero eccedere la capacità dell’impianto.

Giampedrone: “Dati sbagliati, taglio minimo a 220 mila tonnellate”

La risposta della Regione arriva con parole dure: per Giampedrone il Pd “prende l’ennesima cantonata”, perché nella delibera – afferma – viene indicata una soglia minima da 220 mila tonnellate annue, “tarata sulle esigenze attuali della Liguria”. L’assessore aggiunge che entro dieci giorni l’agenzia Arlir pubblicherà l’avviso per la manifestazione di interesse e che potranno arrivare proposte anche con un taglio superiore.

Nel contrattacco politico, Giampedrone richiama anche il passato: per lui è “surreale” che il Pd critichi una materia che definisce tra i principali fallimenti delle precedenti amministrazioni regionali. Rivendica invece le politiche avviate dal 2015, indicando l’aumento della raccolta differenziata e i cantieri per gli impianti dedicati al trattamento dell’umido. L’obiettivo dichiarato resta l’autonomia regionale nella gestione dei rifiuti, con potenziali effetti positivi sui costi sostenuti oggi per il conferimento fuori regione.

Avs: “No all’inceneritore, serve economia circolare”

Netta la posizione di Alleanza Verdi e Sinistra: la capogruppo Selena Candia e il consigliere Jan Casella definiscono “categorica” la contrarietà al termovalorizzatore, sostenendo che la chiusura del ciclo debba passare per riduzione degli scarti, aumento della raccolta differenziata e recupero dei materiali, con ricadute anche occupazionali. Candia critica l’impostazione di un sistema “puntato su un unico impianto” e cita i costi del trasferimento dei rifiuti fuori regione come un nodo economico centrale, chiedendo invece di accelerare sugli impianti di pretrattamento e sulle filiere di recupero.

Nel frattempo Avs annuncia un’iniziativa pubblica: la presentazione di una proposta di legge regionale sull’economia circolare, con un confronto tra esponenti politici e un contributo tecnico dal mondo universitario.

Comitati e associazioni: “Alternative realistiche, non contrapporre i territori”

Sul tema si inserisce anche la Rete Liguria dei comitati e delle associazioni, che ribadisce il no a un impianto destinato a bruciare rifiuti e denuncia il rischio di contrapporre comunità e territori (dalla Val Bormida a Scarpino). La Rete rilancia la strategia “rifiuti zero”, l’idea di “miniera urbana” per le materie prime seconde, l’aumento della differenziata e la realizzazione di impianti di trattamento meccanico biologico e biodigestione, giudicando l’inceneritore una scelta costosa e dannosa.

Il confronto, dunque, resta aperto: tra l’urgenza di ridurre i conferimenti fuori regione e la contestazione di chi chiede una svolta più radicale verso l’economia circolare, la partita sul ciclo dei rifiuti in Liguria si prepara a entrare in una fase decisiva con la pubblicazione dell’avviso per la manifestazione di interesse.


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