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Diga foranea, la Procura europea chiede l’archiviazione: «Nessun elemento concreto» per i reati ipotizzati

La giudice per le indagini preliminari Nicoletta Guerrero ha accolto la richiesta dell’Eppo sul fascicolo legato alla gara poi trasformata in procedura negoziata. Nelle carte restano rilievi su concorrenza e prescrizioni ambientali, ma senza profili penali. Il consorzio Pergenova Breakwater: «L’opera avanza secondo i programmi»

La Procura europea ha chiesto e ottenuto l’archiviazione dell’inchiesta sulla nuova diga foranea del porto di Genova, il maxi intervento strategico per lo scalo del capoluogo ligure. A chiudere formalmente il procedimento è stata la giudice per le indagini preliminari Nicoletta Guerrero, che ha recepito la posizione dei magistrati dell’Eppo: dagli accertamenti svolti “non sarebbero emersi concreti elementi” per sostenere in giudizio i reati contestati.

L’indagine riguardava la fase di affidamento dell’opera: una gara poi sfociata in una procedura negoziata, criticata dall’Autorità nazionale anticorruzione per una serie di profili di irregolarità sul piano amministrativo e, secondo l’impostazione originaria degli inquirenti, anche potenzialmente penale. Nel fascicolo europeo erano stati iscritti, a vario titolo, l’ex presidente dell’Autorità di sistema portuale del Mar Ligure Occidentale Paolo Emilio Signorini, il manager belga Jan Albert Vandenbroeck (componente del consiglio direttivo di PerGenova Breakwater), Alberto Colosio (dirigente dell’ufficio gare di Webuild) e Pietro Salini, amministratore delegato di Webuild.

Le ipotesi di reato, sempre secondo quanto riportato negli atti, spaziavano dalla turbativa d’asta al falso fino alla malversazione. Tuttavia, la conclusione dell’Eppo è stata netta: non ci sarebbero basi sufficienti per ritenere configurate le fattispecie contestate.

Nel procedimento, peraltro, erano confluiti anche elementi emersi in altri filoni d’indagine: tra questi, le conversazioni in cui l’allora presidente della Regione Liguria Giovanni Toti avrebbe anticipato all’imprenditore portuale Aldo Spinelli l’esito atteso dell’appalto, citando i soggetti che sarebbero risultati aggiudicatari. Un materiale che, pur entrato nel perimetro conoscitivo dell’inchiesta, non avrebbe portato – secondo la Procura europea – a riscontri tali da sostenere i reati ipotizzati.

Uno dei passaggi centrali della ricostruzione dell’Eppo riguarda la cornice normativa in cui si è svolta la procedura. Nelle carte, i magistrati riconoscono che “risulta chiaro” come la gara non abbia garantito una concorrenza effettiva, ma indicano anche la ragione per cui ciò sarebbe stato possibile: l’adozione di norme speciali e derogatorie introdotte nel contesto emergenziale successivo al crollo del Ponte Morandi. In altre parole, una procedura “stretta” e poco competitiva, ma incardinata su un impianto legislativo eccezionale che ha ridisegnato regole e tempi per le opere considerate strategiche.

C’è poi un secondo aspetto che pesa, sul piano strettamente giuridico: la Procura europea sottolinea che “l’avvenuta abrogazione del reato di abuso d’ufficio” elimina anche l’eventuale appiglio residuale che, “al limite”, avrebbe potuto essere valutato per alcune condotte degli amministratori pubblici. Un tema che, di fatto, ha ristretto ulteriormente il campo delle contestazioni possibili.

Resta il capitolo ambientale, che nelle carte viene descritto come fonte di “criticità” e di punti ancora da chiarire, ma con un esito diverso da quello penale. Secondo la Procura europea, le inottemperanze riscontrate “potrebbero avere un rilievo quali violazioni amministrative”, senza però integrare fattispecie di reato. Tra gli elementi citati nella ricostruzione figurano anche “aspetti problematici” legati ai cosiddetti “campi prova”, rispetto ai quali non sarebbero ancora disponibili risultati definitivi. E sullo sfondo, sempre nelle valutazioni riportate, emergerebbe una dialettica particolarmente aspra tra stazione appaltante e general contractor, sintetizzata con un’immagine forte: l’Autorità portuale “è in guerra con Webuild” per questioni di performance e andamento operativo. Un passaggio che fotografa il clima del confronto tecnico-contrattuale, pur senza tradursi – almeno in questa sede – in responsabilità penali.

La replica del consorzio: “Monitoraggi rigorosi e soluzioni strutturali solide”

Dopo l’archiviazione, è arrivata anche una nota del Consorzio Pergenova Breakwater, che rivendica la regolarità del percorso e lo stato di avanzamento del progetto. Nel comunicato si afferma che “la realizzazione della Nuova Diga Foranea di Genova avanza secondo i programmi” e che l’opera “si conferma un progetto di rilievo internazionale per innovazione e complessità tecnica”.

Il consorzio descrive il lavoro come inserito in una “dialettica tecnica e contrattuale costante” con stazione appaltante e vigilanza, precisando che si tratta di un confronto “previsto dalle normative vigenti” e utile a gestire un contesto “marino profondo e unico”. Sul piano operativo viene richiamata “l’adozione di rigorosi protocolli di monitoraggio” e l’impiego di sistemi geotecnici avanzati: “le analisi condotte sul consolidamento dei fondali e sul posizionamento dei cassoni confermano la solidità delle soluzioni strutturali adottate”.

Ampio spazio anche al tema ambientale, con l’indicazione di un “dialogo tecnico continuo con le commissioni ministeriali e i principali organismi scientifici”, che avrebbe permesso di integrare nel piano operativo “le più avanzate raccomandazioni ambientali”. In chiusura, il consorzio sostiene che “la regolarità e la correttezza dell’intero iter procedurale” sarebbero state “confermate dai recenti passaggi amministrativi e dalle valutazioni degli organismi competenti”, ribadendo l’impegno a completare un’opera definita “pionieristica” e destinata a diventare un “modello di riferimento” per l’ingegneria marittima.

Con l’archiviazione, si chiude dunque il capitolo penale europeo sulla gara della diga foranea; sul tavolo restano invece – almeno per quanto emerge dagli atti – i nodi tecnici, ambientali e amministrativi che accompagnano un cantiere enorme, osservato speciale per impatto, tempi e posta in gioco sull’intero sistema portuale nazionale.


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