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No a collaborazione di Unige con istituzioni israeliane, protesta di collettivi autonomi e attacco a Federico Delfino

Solidarietà al Rettore dal viceministro Rixi, dal presidente della Regione Liguria Giovanni Toti e dalla giunta e dal sindaco Marco Bucci. Dura presa di posizione dell’associazione Italia-Israele

Protesta, questa mattina, al Rettorato dove era in corso la riunione del Senato universitario. Gruppi di studenti universitari hanno espresso il loro dissenso in modo deciso. Tra questi, l’organizzazione giovanile comunista Cambiare Rotta e altri collettivi autonomi. I contestatori hanno chiesto l’interruzione della partecipazione dell’Università ai bandi ministeriali esteri e lo stop agli accordi con istituzioni accademiche israeliane e aziende legate al settore bellico.

Striscioni sono stati appesi nell’atrio del rettorato. Quindi gli studenti si sono fermati davanti alla sala dove si stava tenendo la riunione del Senato accademico suonando tamburi e gridando slogan, primo tra tutti “Fuori la Nato dall’Università”. Hanno esposto le loro critiche e, non avendo ricevuto le risposte che chiedevano, hanno definito il rettore Delfino «mostro, genocida, assassino». Sul posto era presente la Digos.

«Questa mattina siamo in Via Balbi 5 per contestare il bando del MAECI (Ministero degli Affari Esteri e della Collaborazione Internazionale) per progetti congiunti di ricerca sulla base dell’Accordo di Cooperazione Industriale, Scientifica e Tecnologica tra Italia e Israele, che è di quanto più inopportuno l’Accademia italiana possa portare avanti nella situazione in cui il mondo versa attualmente – hanno spiegato gli studenti – Questa collaborazione legittima ancora una volta uno stato che è tutto fuorché legittimo, dando manforte al genocidio che Israele sta portando avanti da 75 anni in Palestina e che è degenerato ulteriormente negli ultimi mesi. I progetti di collaborazione in questione hanno tutti la possibilità di essere sfruttati come dual-use, ovvero sia con scopo civile che militare: le tecnologie idriche ad esempio verranno sfruttate anche per rubare l’acqua dai pozzi palestinesi (cosa che già avviene per altro) mentre quelle dell’ottica di precisione per spionaggio e droni militari. I risvolti brutali di queste collaborazioni sono evidenti anche agli occhi dei docenti che non sottostanno al dictat del sistema università-azienda, tanto che in duemila hanno firmato una lettera aperta per boicottare questi progetti. 14 di questi sono professori in UniGe. Gli studenti, poi, si mobilitano senza sosta dallo scorso ottobre in Università per vedersi solo criminalizzare dal rettorato che li tratta come fastidiosi insetti piuttosto che ascoltare le volontà di chi rende l’Università tale».

«Le richieste degli studenti e dei professori non interessano minimamente al rettore Delfino che, con le sue posizioni reazionarie, continua a spingere dalla parte opposta dichiarando che gli accordi vanno assolutamente mantenuti e prestandosi al servizio della Leonardo S.p.a., dimostrando ancora una volta che le aziende belliche la fanno da padrone all’interno di un luogo in cui la guerra non dovrebbe entrare mai – continuano gli studenti -. Mentre Delfino finora si è rifiutato di interfacciarsi con il dissenso che la sua politica universitaria sta suscitando, attuando una censura che nasconde pacificamente dietro a delle vuote accuse di violenza, a Bari il rettore si è dimesso dalla MedOr (Leonardo S.p.a.) e a Torino gli studenti sono potuti intervenire nel senato ottenendo la vittoria del non-rinnovo degli accordi del bando MAECI. Forti dell’esempio degli studenti nelle altre città e dei risultati ottenuti, esigiamo lo stesso tipo di risposta da questo Senato Accademico ad Unige. Esigiamo che la questione venga inserita nell’ordine del giorno, che venga discussa e che le richieste di studenti e docenti vengano messe in pratica, affinché la nostra università possa finalmente smettere di essere complice del genocidio interrompendo il bando 2024 per dell’Accordo di Cooperazione Industriale, Scientifica e Tecnologica tra Italia e Israele».

«Solidarietà al rettore dell’Università di Genova, professor Federico Delfino, in seguito alle minacce e agli insulti ricevuti. Riteniamo inaccettabile qualsiasi forma di intimidazione e di violenza verbale o fisica, un atto grave che colpisce l’intera comunità. Le università sono luoghi di confronto aperto e democratico, dove le diverse idee e opinioni devono essere liberamente espresse e discusse. Le ingiurie e le intimidazioni non possono trovare spazio in tali contesti, i violenti devono essere allontanati dalle aule. Invitiamo tutte le persone di buona volontà a condannare questo atto vile e a stringersi attorno all’Università di Genova». Lo dice in una nota il deputato e vice ministro al Mit Edoardo Rixi.

«A nome della Giunta e di tutta la Regione desidero esprimere la mia solidarietà al Rettore dell’Università di Genova Federico Delfino, che è stato fatto oggetto di insulti e attacchi inqualificabili nel corso della protesta di questa mattina in via Balbi. Si tratta di parole inqualificabili e inaccettabili, cariche di violenza: la protesta non deve mai degenerare negli insulti e nelle aggressioni verbali». Così il presidente della Regione Liguria Giovanni Toti che aggiunge: “Mantenere le relazioni culturali con Israele costituisce uno strumento fondamentale per traguardare la pace, che dev’essere l’obiettivo comune da perseguire».

«Solidarietà al rettore dell’Università di Genova Federico Delfino, preso di mira da insulti e attacchi inqualificabili durante la protesta di questa mattina in via Balbi. Esprimere il dissenso è un diritto di tutti i cittadini ma qualsiasi atto di violenza, fisica e verbale, deve essere fermamente condannato. Il rettore ha dimostrato la propria apertura al dialogo, prima di essere attaccato. Stigmatizziamo questo vile attacco nei confronti dell’Università di Genova, che da sempre ripudia la guerra portando avanti i valori universali di pace». Così il sindaco di Genova Marco Bucci.

Dura la presa di posizione dell’associazione Italia-Israele

«La Federazione delle Associazioni Italia Israele e in particolare l’APAI Associazione Italia Israele di Genova esprimono la piena solidarietà al Prof. Federico Delfino, Rettore dell’Università di Genova che è stato oggetto di una vergognosa contestazione e di insulti da parte di studenti appartenenti a gruppi autonomi e di “Cambiare Rotta” tanto da dover essere accompagnato negli uffici del Senato Accademico dagli uomini della Digos – si legge in una nota dell’associazione -. La ridicola richiesta di questi studenti era quella di sospendere ogni collaborazione fra l’Università di Genova e quelle dello Stato di Israele, unica democrazia del Medio Oriente. Le Università israeliane producono innovazioni di rilevanza mondiale e ricevono ogni anno miliardi di dollari di investimenti anche, per buona pace degli studenti propal, da alcuni Stati Arabi del Golfo e sono un esempio di partecipazione democratica in Israele fra studenti ebrei, arabi e cristiani. Il bando MAECI per progetti congiunti di ricerca si basa sull’accordo di Cooperazione Scientifica e Tecnologica siglato da Italia e Israele e, considerato lo stato della ricerca in Israele, porta più vantaggi alle Università italiane che a quelle israeliane. Questi gruppi con posizioni palesemente pro-Hamas (gruppo riconosciuto terrorista dall’Unione Europea. ai sensi del Regolamento di esecuzione (UE) 2023/1505 del Consiglio del 20 luglio 2023.) sfilano in tutta Italia con striscioni con la scritta “From the River to the Sea: Free Palestine”.  Essi non chiedono la creazione di uno stato libero palestinese, ma la cacciata di tutti gli ebrei e la distruzione dello Stato di Israele.  Lo slogan Palestina libera infatti vuol dire la cacciata di tutti gli ebrei dal Giordano al mare. Questa è la posizione di Hamas che nella sua Carta fondamentale espressamente afferma che bisogna uccidere tutti gli ebrei. L’altrettanto infamante accusa che questi gruppi propal hanno fatto al Rettore Delfino è quella di essere complice di un genocidio. L’accusa di genocidio contro Israele non solo è del tutto infondata in fatto e in diritto, ma è moralmente ripugnante. Il ricorso a tale retorica è progettato per utilizzare come arma contro Israele un termine coniato per descrivere il peggior crimine commesso contro lo stesso popolo ebraico, e così facendo è antisemita e profondamente offensivo per la memoria delle vittime dell’Olocausto. Sostenere il “genocidio” in un momento in cui Israele si difende legalmente da un’organizzazione terroristica dichiaratamente genocida e cerca costantemente di ridurre al minimo il danno alla popolazione civile palestinese anche se Hamas cerca di massimizzarlo usando i civili palestinesi come scudi umani, è una diffamazione che svuota il termine di significato».

«Ci sono poche accuse più ripugnanti di quella secondo cui a Gaza si sta verificando un “genocidio” – prosegue la nota -. Evoca il vile modello antisemita di attribuire al popolo ebraico la colpa e accusarlo degli stessi crimini di cui lui stesso è caduto vittima. Cerca anche di oscurare il fatto che il 7 ottobre Hamas stessa era impegnata nel sadico massacro di ebrei innocenti con l’intento specifico di distruggerli come gruppo, a sostegno degli espliciti appelli al genocidio contenuti nella sua Carta. I difensori dei nazisti al processo di Norimberga provarono a far passare questa tesi: si, noi abbiamo ucciso milioni di ebrei, ma anche voi Alleati avete ucciso con i bombardamenti centinaia di migliaia di civili tedeschi. I giudici di Norimberga rigettarono questa tesi.Infatti, e si può applicare il concetto anche all’attuale conflitto fra Israele-Hamas, un conto è uccidere ebrei in quanto ebrei (genocidio) e un conto sono i morti civili in conseguenza di una guerra non certo provocata da Israele con un nemico, Hamas e la Jihad islamica che si fa scudo della popolazione civile e nasconde armi sotto gli ospedali e le scuole».

In copertina: il rettore Federico Delfino

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