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Migrazione dal Pd ad Azione, gli eletti con Bucci tirano i transfughi per la giacchetta. Ma loro e il partito chiariscono: «Stiamo all’opposizione»

Dopo il terremoto dei trentuno iscritti Dem, gli eletti che si erano candidati a titolo personale nelle liste di Genova Domani a Tursi (la seconda lista del Sindaco in consiglio comunale) diffondono un comunicato in cui chiedono a Cristina Lodi di aderire al gruppo a sostegno del primo cittadino e di entrare, quindi, in maggioranza. Risponde secco il segretario Roberto Donno e spiega che Azione lavora per «Creare una vera alternativa politica, non centrista e neutrale, al sovranismo e al populismo che tanto male hanno fatto e stanno facendo al nostro Paese. Forze rispetto alle quali Azione ha sempre preso le distanze, incluse quelle che sostengono il sindaco di Genova Marco Bucci, per tale motivo infatti i nostri tesserati iscritti nelle liste civiche di maggioranza si sono autosospesi»

Una manovra apparentemente ingenua (che ingenua non è), firmata da Lorenzo Pasi (capogruppo di Genova Domani che si definisce membro del direttivo regionale di Azione), Federico Barbieri (consigliere comunale di Genova Domani e iscritto ad Azione), Marco Santachiara (consigliere del Municipio Levante e membro del direttivo regionale di Azione) e Andrea Lemmi (consigliere Municipio Medio Ponente e membro del direttivo provinciale di Azione). Consiglieri che, secondo quanto scrive il segretario regionale Roberto Donno, non possono parlare a nome del partito perché quando hanno deciso di entrare nelle maggioranze di centrodestra (quando il partito, invece, non ha sostenuto la candidatura di Bucci con il proprio simbolo, anche se, oggettivamente, parecchi dei propri iscritti si sono distribuiti nelle liste di Comune e Municipi) si sono autosospesi. Vero è che non sono stati espulsi dal partito né si sono definitivamente dimessi. Quindi il partito non ha preso una posizione drastica nei loro confronti tale da delineare con certezza che o si sta col centrodestra o si sta con i riformisti di Azione, all’opposizione.

Con la copertura di questa posizione politicamente ambigua, i quattro hanno inviato, oggi, questo comunicato.

I consiglieri comunali e municipali aderenti ad Azione eletti nelle ultime amministrative a sostegno della candidatura di Marco Bucci a sindaco di Genova ribadiscono la scelta fatta tempo fa e sostenuta anche recentemente dal segretario del partito Carlo Calenda. In visita in città lo scorso giugno il segretario ha ribadito stima e sostegno al sindaco dichiarando, tra le altre cose: “Mi sento affine a Bucci e lo vorrei in parlamento con me”.

Non capiamo di quale realtà stia parlando l’onorevole Matteo Richetti quando dice che Azione è sempre stata all’opposizione del governo della città e della regione, sconfessando così la linea del nostro segretario Calenda.
Restiamo coerenti al progetto di governo basato sulla buona amministrazione al quale stiamo attivamente contribuendo e per il quale i cittadini ci hanno espresso la loro fiducia. Invitiamo la nuova tesserata al nostro partito Cristina Lodi a fare altrettanto aderendo al più presto al gruppo di Genova Domani in consiglio comunale. Questo ci consentirà di dare ancora più forza ad un progetto civico nato in città e che ha l’ambizione di trasformarsi in un laboratorio politico riformista e moderato di respiro regionale che guarda con favore all’operato del presidente Toti
.

Il capogruppo di Azione e Italia Viva alla Camera (dove i due partiti fanno gruppo unico anche se la scissione da un pezzo è annunciata e poi procrastinata, restando imminente) Matteo Richetti, citato dagli autosospesi, aveva detto, commentando il passaggio al partito del consigliere regionale Pippo Rossetti, della consigliera comunale Cristina Lodi e di altri 29 ormai ex iscritti Pd: «La nostra opposizione a Genova e in Liguria proseguirà con ancora più incisività: alternativi ai governi di destra guidati da Toti e Bucci, ma con un modo di fare opposizione sempre nel merito e mai fondato su propaganda e sterile contrapposizione».

La fuga in avanti degli iscritti autocongelati può sembrare un ingenuo tentativo di tirare per la giacchetta i nuovi iscritti e, ancor di più, i vertici locali, magari su commissione di Bucci, ma proprio nella geografia del più ampio panorama nazionale la lettura è più complessa e traguarda schieramenti e riposizionamenti che travalicano abbondantemente i confini della Liguria.

Ad aiutare a comprendere qualcosa di più arriva la nota della coordinatrice nazionale di Italia Viva, la spezzina Lella Paita: «Massimo rispetto per quanto sta accadendo ad Azione in Liguria – scrive Paita nella nota -. Ora però al Comune di Genova, con l’arrivo della consigliera Lodi, che si è iscritta al gruppo misto, è chiaro che Azione ha scelto di stare all’opposizione del sindaco Bucci. Noi rimaniamo al fianco dell’amministrazione, che secondo noi sta facendo bene, e non cambiamo idea perché siamo il centro e non nel campo largo».

Insomma, come se non bastasse la decisione di Lodi di iscriversi al gruppo misto, la squadra dei congelati autosospesi che militano nella squadra di Bucci ha voluto sottolineare (su commissione? Solo del Sindaco o dell’intero schieramento centrista?), che Azione sta all’opposizione. All’opposizione di una maggioranza che non è solo comunale e regionale, ma anche nazionale.

A ribadire il posizionamento di Azione, partendo dal particolare (Genova e la Liguria) per spiegare il generale (l’Italia) ci pensa la nota del segretario regionale di Azione Roberto Donno.

Desideriamo dare il nostro caloroso benvenuto al consigliere regionale Pippo Rossetti, alla consigliera comunale di Genova Cristina Lodi e a tutti gli amministratori e gli attivisti che oggi si sono uniti ad Azione

Il loro ingresso rappresenta un riconoscimento su quanto Azione sta facendo sul territorio per unire tutti i riformisti e creare una vera alternativa politica, non centrista e neutrale, rispetto al sovranismo e al populismo che tanto male hanno fatto e stanno facendo al nostro Paese. Forze rispetto alle quali Azione ha sempre preso le distanze, incluse quelle che sostengono il sindaco di Genova Marco Bucci, per tale motivo infatti i nostri tesserati iscritti nelle liste civiche di maggioranza si sono autosospesi. Insieme e in linea con i principi di Azione continueremo a lavorare per crescere e dare un’alternativa seria alla Liguria».

Insomma, nella geografia che si sta costruendo nello spazio tra i due poli di destra e di sinistra prima per le elezioni europee del prossimo anno, poi per le Regionali, e che sembra destinata a coinvolge anche Forza Italia (l’ormai ex partito-azienda privo del suo leader dalla scomparsa di Silvio Berlusconi), Genova ha tenuto fede ancora una volta alla sua vocazione di laboratorio. In Liguria un ruolo lo giocheranno anche le liste territoriali di Toti e di Bucci.

A sottolineare la posizione del Pd rispetto a questo magma di centristi e riformisti calendiani che sta delineando la sua forma futura è una nota delle segreterie provinciale e regionale. E anche in questo caso si parte dal particolare (la fuoriuscita dei 31 iscritti, “semplificata” nel testo all’abbandono dei due soli eletti in Regione e Comune) per arrivare al generale, come messaggio all’attuale maggioranza: la collocazione politica e la geografia dell’opposizione.

Il segretario ligure Davide Natale e il segretario genovese Simone d’Angelo dicono: «Apprendiamo con dispiacere la scelta del consigliere regionale Sergio Rossetti e della consigliera del Comune di Genova Cristina Lodi di lasciare il Partito Democratico – si legge, per esteso, nella nota -. È una notizia che ci sorprende, visto il percorso di rilancio intrapreso in questi mesi nel Partito Democratico a ogni livello in Liguria, che ha visto il massimo coinvolgimento di tutte le anime che da sempre il nostro partito esprime, anche di coloro che oggi fanno una scelta diversa. Nonostante le strade si siano divise, le parole di Rossetti e Lodi di oggi ci danno la certezza che continueremo a portare avanti comuni battaglie in aula e sui territori contro le politiche di Toti e Bucci. Nella nostra piena convinzione, però, che il Partito Democratico rappresenti oggi in Liguria l’unica casa certa per la costruzione di un’alternativa al malgoverno della destra. Il Partito Democratico continuerà anche su tutto il nostro territorio il suo cammino di inclusione, ascolto e sintesi tra storie diverse, in grado di guardare nella stessa direzione».

Il deputato Dem Lorenzo Guerini, punto di riferimento dell’are riformista del Pd, richiama il partito che nella sua nota aveva definito quella dei 31 una «Scelta che sorprende».

«Sono molto dispiaciuto dell’uscita di Pippo Rossetti e Cristina Lodi dal Partito Democratico – dichiara Guerini -. Rispetto la loro scelta anche se non la condivido. Ma forse è il caso di interrogarci tutti, a partire da chi ha le più alte responsabilità nel partito, di fronte a queste e altre uscite. Al netto delle motivazioni personali, c’è un disagio che sarebbe sbagliato ignorare. Ne va dell’identità e del progetto del Pd, comunità plurale e inclusiva cui tutti teniamo».

A lanciare un altro amo “a sinistra” ai transfughi è il capogruppo regionale Dem Luca Garibaldi: «Apprendo con dispiacere la scelta del consigliere Pippo Rossetti di uscire dal Partito Democratico: una decisione che rispetto anche se non condivido, perché il Pd resta la casa dove costruire la vera alternativa al centrodestra – si legge -. In questi anni abbiamo sempre lavorato positivamente nel gruppo e nel partito su temi centrali della politica regionale. Nonostante abbia deciso di prendere una strada differente, sono convinto si potrà continuare a collaborare nell’opposizione a Toti e al malgoverno della destra ligure, a partire dalla sanità e dal welfare, dalla scuola all’ambiente». Soprattutto i primi due temi sono quelli su cui Rossetti ha sempre dato battaglia. Garibaldi li richiama come a dire che se il cambio di partito ormai è una frittata fatta, sui princìpi il consigliere transfuga non può arretrare dopo anni di battaglie e quindi non si può allontanare dai temi della sinistra.

Un’appendice di chiarimento, direttamente da Rossetti e Lodi, arriva sulla chat Vasta di Claudio Burlando il quale sottolinea anche questa sera che «rimane la casa di tutti» e aggiunge «Io non ho dubbi sulla intransigenza dell’opposizione di Cristina e Pippo a Bucci e Toti. Neppure un dubbio».

«Il Pd non è una nave, ma un autobus – scrive Pippo Rossetti, rispondendo a chi nella chat ipotizza cambi di fronte utilitaristici -. Non faccio nomi, ma gente scesa e risalita riempirebbe un registro scolastico, da Articolo 1 ai lettiani, ecc ecc. Non ci sono candidature né garanzie per un partito al 4%: navighiamo a vista. Abbiamo scelto ora perché non ne potevamo più, e perché il Pd cambiando la Carta di Veltroni, il manifesto, è statutariamente altra cosa da quella del 2007. Vi prego di leggere il documento dei 31, immaginare garanzie x così tanta gente è un po’ un azzardo… In ultimo, rassicuro i miei elettori. Noi saremo come Azione in opposizione a Bucci e a Toti, di questo anche i detrattori se ne facciano una ragione. Capisco il disagio dei quattro giovanissimi eletti in lista civica, ma Azione non diede il simbolo a Bucci e non vedo perché dovrebbe darlo ora». Poi, in un altro messaggio, aggiunge: «Il più incazzato è Bucci. Ha due 27enni, (di cui n. d r.) uno lavora con Giampedrone, che gli consentivano di dire che Azione, cioè tutto il centro, era con lui. Azione non diede il marchio a Bucci, i due sono eletti in lista civica, possono continuare a lavorare con Bucci. Azione, a cui abbiamo aderito, in Comune e in Regione è all’opposizione, sostiene i due presidenti di Municipio di centro sinistra (Federico Romeo della Valpolcevera e Michele Colnaghi del Centro Ovest n. d. r). Mettetevi il cuore in pace, se dubitate…. E non date retta ad alcuni del Pd, quelli che non entrano nel merito politico, ma delegittimano…».

Cristina Lodi, dal canto suo, richiama la nota del segretario regionale di Azione Donno e commenta «Io entro nel gruppo misto, aderisco ad Azione e rimango in opposizione a fare quello che ho sempre fatto provando ad allargare il campo affinché diventi largo al fine di tornare a vincere perché la matematica non è opinione. Sono serena e continuerò nella mia coerenza insieme a 31 dirigenti uscenti del partito, persone serie che hanno fatto questa scelta con coraggio. Questo è quanto. Tutto il resto diventa narrazione funzionale a chi la fa».

Per inciso, Federico Romeo, dato nella chat da alcuni renziani come uno dei transfughi, scrive su Vasta una righetta per commentare lapidariamente che non è tra i firmatari del documento e resta nel Pd.

«Se vogliamo vedere le cose con un po’ di obiettività e di respiro retrospettivo – scrive Claudio Burlando sulla chat Vasta -, sono ormai più di otto anni che in Liguria e non solo il Pd non riesce più a “contenere” tutte le sue anime. E magari un po’ di quelli che commentano le uscite di oggi sono stati protagonisti delle uscite di ieri. In Liguria nel 2015, perse le primarie, Sergio Cofferati lasciò il Pd e candidò contro Lella (Paita n. d.r .) Luca Pastorino, che a sua volta lasciò il partito, salvo rientrarvi pochi giorni fa (si dice per assumere alle regionali il ruolo di candidato del Pd e della sinistra n. d. r.). La stessa Schlein ha fatto un percorso analogo. E successivamente, nel 2017, lasciarono il Pd due ex segretari (D’Alema e Bersani) e tanti altri, dando vita ad Articolo Uno, movimento rientrato nel Pd dopo l’ultimo congresso, quindi 6 anni dopo. Poi nel 2019 lasciò il Pd Matteo Renzi (un altro ex segretario) che aveva voluto fortemente il governo giallorosso. E fondò Italia dei Valori. In quello stesso periodo lasciò il Pd pure Calenda, che era invece contrario al governo giallorosso, fondando Azione. Ogni volta c’è qualcuno che dice “le battaglie si combattono da dentro” ma ormai sono ben pochi quelli che possono dirlo con una certa coerenza. Aggiungeteci che pure l’uomo chiave dell’Ulivo e del pd, Romano Prodi, non ha più da anni la tessera della “sua” creatura. Mi sembra inevitabile fare una riflessione di fondo sulla capacità di questo partito di tenere stabilmente insieme le diverse anime che gli hanno dato vita». Fenomeno che, poi, è il primo vero motore della disaffezione degli elettori di sinistra, cioè la ragione che consente alla destra di vincere le elezioni.

Foto dalla pagina di Matteo Richetti, parlamentare di Azione

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