Ondata di calore: al Galliera condizionatori portatili, ma salta continuamente la corrente. Forti disagi per pazienti e lavoratori


Succede nel reparto di Medicina. La figlia di una paziente: «In giornate di caldo afoso come quelle che stiamo vivendo, la luce salta ogni cinque minuti, spegnendo quindi i condizionatori, e il personale è costretto ogni volta a riattivare il quadro elettrico. In un ospedale è vergognoso che i pazienti vengano trattati così. Il personale è splendido e cerca di compensare le gravi mancanze della struttura con professionalità, educazione, gentilezza e un pizzico di rassegnazione, poiché sono i primi a dover subire i limiti di una struttura che andrebbe pesantemente ristrutturata»

L’ondata di calore stringe ancora Genova e tutta Italia (e non solo) nella sua morsa e i disagi da bollino rosso continueranno almeno fino a venerdì prossimo. Soltanto nelle ultime 24 ore sono stati 40 gli accessi negli ospedali liguri per le conseguenze del caldo. Per la maggior parte si tratta di anziani che arrivano al pronto soccorso con confusione mentale, mal di testa, forte sensazione di debolezza.

Altri anziani e soggetti fragili arrivano ai pronto soccorso per patologie indipendenti dal caldo, ma poi sono soggetti a degenza in queste condizioni limite. I vari ospedali hanno preso ognuno le precauzioni ritenute utili. Al Galliera, nel reparto di Medicina, sono arrivati dei condizionatori portatili ma, racconta Simona Olivieri, figlia di una degente, la situazione è invivibile sia per i pazienti sia per il personale, perché salta continuamente la corrente elettrica.
«Mia mamma è entrata al PS una decina di giorni fa. Situazione PS discreta, letti ben distanziati, personale professionale e attento al paziente. Viene poi trasferita al reparto di Degenza Breve, un’appendice del PS, una struttura nuova bellissima con attrezzature moderne e dove il personale è nuovamente attento, gentile e professionale – spiega Olivieri -. Infine, visto che la degenza si stava prolungando, viene trasferita a Medicina, e qui inizia l’inferno. La zona è quella delle vecchie corsie, stanzoni che sono stati riadattati con paratie che creano delle piccole stanze da due persone, senza copertura superiore. Il soffitto è circa 6 metri più in su, a volta, e fa da cassa di risonanza a qualsiasi minimo rumore. Riposare è difficilissimo, per riuscire a dormire di notte bisogna prendere del sonnifero, c’è sempre, sempre rumore. I letti sono nuovi ma la struttura è vecchia e fatiscente: finestre di legno tutte scrostate, pinguino o ventilatore in ogni stanza a occupare una buona parte dello spazio, ridottissimo. Ma la cosa folle, in giornate di caldo afoso come quelle che stiamo vivendo, è che la luce salta ogni cinque minuti circa, spegnendo quindi i condizionatori, e il personale è costretto ogni volta a riattivare il quadro elettrico… non so l’esatta natura del problema, se di contatto o di limite della capacità del contatore, ma in un ospedale è vergognoso che i pazienti vengano trattati così. Il personale è splendido: dottoresse, infermiere, OSS, personale addetto alle pulizie e ai pasti, tutti cercano di compensare le gravi mancanze della struttura con professionalità, educazione, gentilezza e un pizzico di rassegnazione, poiché sono i primi a dover subire i limiti di una struttura che andrebbe pesantemente ristrutturata. Ho chiesto informazioni a riguardo e mi è stato detto che erano previsti dei lavori, ma che nulla è stato ancora pianificato. Stare male è sempre brutto, ma stare male in un posto così, dove non si riesce ad avere il dovuto riposo, dove c’è un caldo insopportabile e dove bisogna sopportare anche i disagi di un ambiente inadeguato a ospitare così tanti pazienti è avvilente. Questi sono i problemi che dovrebbero avere priorità in chi ci amministra, penso che questa situazione vada denunciata e vadano chieste risposte e date di scadenza (a breve termine) per la pronta ristrutturazione di un ospedale di punta come il Galliera, dove anche i dipendenti meritano di lavorare in un ambiente all’altezza della loro professionalità».
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