Morì schiacciato da una macchina per ispezionare i viadotti, per il pm fu colpa degli errori nel manuale d’istruzioni


Luciano Sanna, che aveva 54 anni, ha perso la vita nel novembre 2020 in A26, nella zona di Masone. Subito venne sequestrato il “by-bridge”, il macchinario usato per effettuare le ispezioni che, però, funzionava perfettamente. Secondo il pubblico ministero, Adriana Ciavattini, la tragedia è avvenuta perché le istruzioni, scritte in tedesco, erano insufficienti


Non è stato un malfunzionamento del “by-bridge” né un errore di manovra, come si era ipotizzato al momento del tragico incidente, a uccidere l’operaio originario di Caserta, ma residente a Genova, che lavorava per una ditta genovese incaricata dei controlli sui viadotti della rete autostradale. Il macchinario, immediatamente sequestrato per permettere gli accertamenti tecnici, funzionava perfettamente. E nessuno ha sbagliato a eseguire le manovre come indicate dal manuale di istruzioni. Istruzioni che, però, secondo la Procura, erano sbagliate. Così, il braccio meccanico s’è inclinato, fino a schiantarsi al suolo, schiacciando il lavoratore. Sanna era stato soccorso, ma era morto in ambulanza durante il trasporto verso l’ospedale Villa Scassi.


A scoprire che il manuale presentava informazioni non sufficienti è stato il personale dell’Ufficio Psal della Asl, che ha anche effettuato il test sul macchinario, risultato funzionante.
Nel registro degli indagati sono stati iscritti il rappresentante legale e l’amministratore delegato della Moog GmbH, l’azienda tedesca che ha costruito il macchinario. Il manuale, subito dopo l’incidente mortale, era stato revisionato e aggiornato.
In copertina: una foto dei Vvf che risale all’intervento per il tragico incidente
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