Cronaca 

Scagni, dopo aver chiesto di essere ascoltato, fa quasi scena muta. Dice solo: «Mia sorella diceva che sotto casa c’era sempre la Polizia»

Una estrema provocazione ai familiari o un tentativo di ribaltare le responsabilità sul “mancato controllo”? L’uomo che il 1º maggio scorso ha ucciso la sorella con 24 coltellate, è stato giudicato dal perito del gip semi infermo di mente ma capace di stare in giudizio mentre secondo il consulente della procura è pienamente capace. Oggi il probabile il rinvio a giudizio

Scagni, difeso dagli avvocati Elisa Brigandì e Maurizio Mascia, aveva chiesto di essere interrogato. Fino ad ora non aveva mai parlato, neanche con il giudice per le indagini preliminari al momento della convalida e nemmeno con il pm nel corso delle indagini. Soltanto con gli psichiatri in occasione della perizia. Da quei coloqui era uscito che Alberto Scagni aveva con la sorella Alice un rapporto migliore rispetto a quelli con i genitori, con la nonna e con il cognato. Eppure ha ucciso proprio lei. La ha attesa sotto casa per ore e quando è uscita a portare fuori il cane la ha massacrata a coltellate. Forse lei, alle sue precedenti minacce, gli aveva detto, per tentare di dissuaderlo da molestie e atteggiamenti violenti, che sotto casa c’era sempre la Polizia.

Durante l’interrogatorio, che è durato pochi minuti, Scagni ha rilasciato solo una breve spontanea dichiarazione, una frase che apparentemente sembrerebbe addossare la responsabilità ad altri o forse una estrema provocazione ai familiari. «Mia sorella mi aveva detto che sotto casa sua c’era sempre la polizia. Ma quel giorno non c’era», ha detto davanti al pm Paola Crispo.

La procura ha chiuso le indagini per l’uccisione contestando l’omicidio premeditato pluriaggravato (per crudeltà e uso di un mezzo insidioso, un coltello fasciato in un sacchetto) e il porto abusivo di armi. Adesso il magistrato potrà chiedere il rinvio a giudizio. Dopo l’omicidio era stato aperto un secondo fascicolo sulle presunte omissioni e sottovalutazioni degli allarmi lanciati dai familiari (assistiti dall’avvocato Fabio Anselmo): sono stati indagati due agenti e una dottoressa, interrogati nelle scorse settimane.

In questo caso, la giustizia dovrà valutare l’entità della responsabilità di Scagni nell’omicidio della sorella e se le omissioni degli allarmi lanciati dai familiari possano aver influito sull’esito tragico dell’accaduto.

Related posts

%d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo: