Oggi a Genova 

Una sacca di grisù all’origine della tragedia nel cantiere del Terzo Valico in cui è morto un operaio

Non sarebbe stata l’esplosione di una bombola, come all’inizio ipotizzato dagli operatori del 118 che hanno raccolto l’allarme per quanto era successo, ma una sacca di gas grisù all’interno della roccia a causare la fiammata che ha ucciso l’operaio trentatreenne e ne ha ferito un altro. La fiammata si sarebbe innescata da una scintilla durante le lavorazioni propedeutiche in galleria

Il grisù o grisou è un gas combustibile inodore e incolore, costituito prevalentemente da metano e altri gas: azoto, anidride carbonica ed etano in quantità variabili, e in percentuali molto inferiori elio, neon e idrogeno.

È un gas caratteristico delle miniere di carbone e di zolfo, dove, poiché è più leggero dell’aria, si può anche trovare raccolto in sacche isolate nelle parti alte delle gallerie: è detto perciò gas di miniera.

Combinato in varie proporzioni con l’aria dà luogo ad una miscela molto tossica, infiammabile ed altamente esplosiva. Per questo motivo nelle miniere, per evitare la formazione della miscela esplosiva, si ricorre ad impianti di ventilazione, badando contemporaneamente a rimuovere le possibili cause dell’innesco come le fiamme libere o le scintille e a tenere continuamente sotto controllo la quantità di metano presente nell’aria. È all’origine di numerosi disastri minerari, soprattutto prima dell’invenzione della lampada di Davy, una speciale lampada messa a punto attorno al 1815 da sir Humphry Davy, che abbassò enormemente il livello di rischio di esplosione nelle miniere di carbone.

Le esplosioni di grisù possono anche avvenire per semplice effetto meccanico, dovute alle altissime pressioni sotto le quali può trovarsi nelle vene di carbone.

Per difendersi dal gas grisù, i minatori di una volta portavano con loro una gabbietta con dei canarini, animali molto sensibili al gas. Se i canarini mostravano segni di soffocamento, era il momento di correre fuori dalla miniera. Oggi al posto dei canarini si utilizzano degli analizzatori automatici: quando la concentrazione del gas è troppo elevata, scatta un allarme generale.

Le stragi del grisù

Ad esplosioni di grisù sono attribuiti i più gravi incidenti minerari di sempre verificatisi negli Stati Uniti d’America ed in Europa. Nella tragedia avvenuta il 6 dicembre 1907 nella miniera di carbone di Monongah, nella Virginia Occidentale, persero la vita 956 minatori; nella catastrofe di Courrières, accaduta il 10 marzo 1906 in Francia, le vittime furono ufficialmente 1099.

In Italia una fuoriuscita di grisù e la sua successiva deflagrazione (innescata dalle torce in uso per l’illuminazione) cagionarono nel 1867 la morte di un’intera squadra di operai intenti alla costruzione della galleria ferroviaria Cristina (presso la stazione di Castelfranco in Miscano) lungo la linea Napoli-Foggia, nella valle del Miscano. Si ricorda poi la tragedia della miniera di zolfo in Sicilia a Casteltermini il 4 luglio 1916, per scoppio di grisou vi furono 89 vittime, miniere di Arsia, vicino alle città di Albona e di Arsia (oggi in Croazia) quando alle 4:35 del 28 febbraio 1940 morirono per un grisù 195 persone[5], il disastro di Morgnano[6] (provincia di Perugia), avvenuto il 23 marzo 1955, con 23 morti, e il disastro di Ribolla, dell’anno prima, con 43 morti. Tre anni dopo, in Sicilia il 20 agosto 1957 nella miniera Trabia Tallarita di Sommatino (CL) morirono 23 zolfatari e molti altri rimasero feriti.

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