Oggi a Genova 

Minore non accompagnato vaga in città di notte e chiede aiuto alla Polizia locale. Le regole dell’accoglienza che non funzionano

La pattuglia è stata fermata alle 2 in piazza Caricamento. Il ragazzo si era allontanato volontariamente da una comunità genovese. Non stava commettendo reati, era semplicemente perso e forse non sapeva come tornare al suo alloggio in una città sconosciuta. Questo episodio fa riflettere sulle regole del sistema di accoglienza stabilite per legge. Forse con un sistema più efficiente si potrebbero evitare tanti reati oltre a garantire un futuro migliore ai minori

A lanciare l’allarme, sabato scorso, era stato il procuratore generale Roberto Aniello che, all’inaugurazione dell’anno giudiziario, aveva denunciato l’aumento «fenomeni di devianza minorile anche gravi», tra i minori. Fenomeni legati anche al moltiplicarsi dell’arrivo di minori non accompagnati non solo dal nord e centro Africa, ma anche dall’Ucraina dove la popolazione continua a scappare dalla guerra. Il tema dovrebbe essere quello dell’efficienza del sistema di accoglienza e cioè quello di capire se le attuali regole diano modo di prevenire le devianze.

L’episodio di questa notte, che nulla ha a che fare con i reati, la dice lunga sulla realtà dei fatti. Il minore non accompagnato era in giro da solo, di notte, al freddo. Ha fermato la pattuglia della Polizia locale per chiedere aiuto, perché non sapeva dove andare. Su di lui pendeva un rintraccio per scomparsa da quando si era allontanato dalla comunità a cui era stato affidato. E questo non perché questa o quella comunità lavorino male, ma perché di fatto la legge non prevede modalità per prevenire fenomeni di allontanamento e nemmeno sistemi per evitare che i ragazzi scivolino nelle mani della criminalità, ad esempio quella legata allo spaccio. Questo ragazzo si è rivolto alle divise per chiedere aiuto, altri potrebbero commettere reati per assicurarsi del denaro. La domanda che dobbiamo farci è se la legge favorisca l’integrazione, l’apprendimento delle regole e della lingua, se garantisca una crescita sana ai minori, se questi abbiano il necessario sostegno psicologico e didattico, se siano stimolati a inerirsi in un circuito sociale positivo o se questo sia affidato alla semplice buona volontà di questa o quella comunità che decidano di fare di più di quanto prevede la legge, qualcosa che lo Stato non retribuisce né favorisce né tantomeno richiede. Insomma, è urgente capire se non siano le nostre stesse regole a causare un fenomeno che sta diventato deflagrante e se non sia il caso di correggerle al più presto.

Questa notte il ragazzo, attraverso l’assistente sociale di turno, è stato affidato a un’altra comunità. Ma nulla potrà impedirgli di lasciare anche quella e di vagare di nuovo da solo di notte, con tutti i rischi per lui che questo comporta. La società dovrebbe avere il coraggio di smetterla di lasciarci andare a istanze meramente razziste e cominciare a ragionare sulle proprie regole di accoglienza dei minori che non sono né efficienti né efficaci e mettersi a lavorare per costruirne di nuove e migliori, nell’interesse suo e dei ragazzi.

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