Il profumo del pesto nelle cartoline del Comune per 500 turisti eletti. Ognuna costa più di 9 euro
Determina dirigenziale per l’acquisto da un’azienda dell’Imperiese per un totale di oltre 4.500 euro per la fornitura di 500 pezzi. Se il flusso di visitatori sarà pari a quello del 2022 potrà fare sua una cartolina solo lo 0,025 dei turisti. Secondo la direzione Marketing di palazzo Tursi l’iniziativa sarebbe «strategica» per la promozione della città

A Tursi deve esserci un estimatore della letteratura contemporanea, un ammiratore dello scrittore Patrick Süskind. Quello che nel best seller edito negli anni ’80 “Il Profumo” ha scritto queste parole: «Gli uomini possono chiudere gli occhi davanti alla grandezza, davanti all’orrore, e turarsi le orecchie davanti a melodie o a parole seducenti. Ma non possono sottrarsi al profumo». E qual è a Genova il profumo per eccellenza? Gli effluvi facilmente annusabili in certi carruggi, direte voi. Ma anche no. Oppure l’onnipresente odore di risacca delle giornate di maccaja. Nemmeno. E allora quello che inebria i passanti davanti a ogni forno quando arriva la focaccia ancora calda. Fuocherello. Ecco: il profumo di pesto, monocorde leitmotiv di qualsivoglia azione di promozione dell’agroalimentare genovese da trent’anni a questa parte. Con buona pace di canestrelli, pansoti e cappon magro. I pansoti sono la nicchia di mercato, il pesto lo trovi anche da Macy’s sulla Quinta Strada, a New York. Magari nei vasetti dei supermercati di tutto il mondo ci sono basilico con foglie grandi come quelle di edera, il burro d’arachidi e le noci, ma poco importa se il profumo è anche solo lontanamente come quello del mortaio della mamma.


Così raccogliendo forse le suggestioni dello scrittore tedesco («Il profumo ha una forza di persuasione più convincente delle parole, dell’apparenza, del sentimento e della volontà. Non si può rifiutare la forza di persuasione del profumo, essa penetra in noi come l’aria che respiriamo penetra nei nostri polmoni, ci riempie, ci domina totalmente non c’è modo di opporvisi». cit.), o forse ripescando nella memoria l’arzilla reazione del nonno all’odore di certi calendari con donnine semi vestite in pose artistiche che una volta venivano distribuiti dai barbieri, la direzione Marketing del Comune di Genova ha deciso di fare una scelta innovativa nell’ambito della promozione e puntare sul foglietto profumato d’antan, ma al pesto.
E se col rincaro dei pinoli la salsa genovese per eccellenza sta diventando sempre più “lusso da ricchi”, quanto può costare il profumo di pesto sniffabile su cartoline promozionali dedicate alla città? Tanto, tantissimo: 9 euro e spicci ciascuna. Tanto il Comune, coi soldi dei contribuenti, pagherà ognuna delle 500 cartoline commissionate dalla direzione marketing a un’azienda imperiese, perché (si legge sulla determina dirigenziale) «risulta sempre più importante fornire esperienze, tra cui quelle sensoriali, ai turisti in modo da creare un legame tra gli stessi ed il luogo visitato, trasmettendo l’unicità di quest’ultimo e creando ricordi nei turisti che sono più propensi a visitare nuovamente la città». Una cerchia di turisti ristrettissima, però: 500 sui due milioni dichiarati dal Comune per il 2022. Una cerchia di turisti eletti che potranno farsi una pista di pesto annusando avidamente il foglietto che sarà consegnato «nell’ambito di eventi, fiere e workshop del settore e presso i punti di Informazione ed Accoglienza Turistica della città», recita ancora la delibera. Diventerà certamente uno status symbol quella cartolina che solo lo 0,025 dei visitatori della città potrà fare sua, per mostrarla in un salotto della Brianza agli amici come si mostra la foto del suv nuovo di pacca o il collier ricevuto in regalo del facoltoso coniuge. E che gli ospiti crepino di invidia!
Solo i turisti di serie A potranno avere questo nuovo oggetto del desiderio e che quelli di serie B si comprino un vasetto di pesto al supermercato se vogliono provare l’ebbrezza di inalare a pieni polmoni oltre i Giovi gli effluvi di basilico, ma anche di aglio. Perché nel vero pesto genovese c’è l’aglio, sì, con sommo scorno di chi lo aborre. Non è dato sapere se parte delle cartoline sarà prodotta senza lo scomodo ingrediente che fa storcere il naso a tanti “foresti”. Il prezioso dono potrà quindi risultare sgradito ad alcuni, tanto da associare il mefitico olezzo agliaceo alla nostra città, così da farla percepire spiacevole?. «Molti turisti amano il Pesto genovese (scritto maiuscolo, perché forse l’han fatto nobile e noi non lo sappiamo n. d. r.) – prosegue la determina – e, quando visitano Genova, desiderano scoprire di più sulle sue origini, la sua produzione e, con tale profumo, possono immergersi nella tradizione enogastronomica della città, percependone l’autenticità e gli ingredienti». E se uno degli ingredienti fosse sgradito come ai tanti turisti che chiedono nei ristoranti il pesto senz’aglio? Qualcuno ha pensato a questo? Tanto valeva, in questo caso, produrre le cartoline con il più comune e certamente più cheap odor di latrina a cielo aperto che i turisti che solcano certi carruggi del centro storico ben conoscono perché se è vero che «tra le esperienze sensoriali, quella olfattiva – si legge ancora sulla determina – è una delle più impattanti sui turisti e sul loro desiderio di restare in un determinato luogo e di tornarci nuovamente» è anche vero che l’effetto contrario di una fraudolenza olfattiva produrrebbe disastri.
Poche storie: assumendo per assiomi (che, in quanto tali, non hanno bisogno di essere dimostrati e sono quindi meritevoli di essere posti a fondamento di una teoria deduttiva) le proprie stesse affermazioni (quelle che avete letto sopra tra virgolette, riportate testualmente dalla delibera e che potete vedere sotto nel documento pubblicato in versione integrale, così non saremo solo noi a stropicciarci gli occhi), la direzione marketing del Comune mette nero su bianco la propria strategia destinata senza meno ad acquisire consensi, applausi a scena aperta, forse anche qualche ola: dotarsi di «cartoline profumate alla fragranza di Pesto genovese (sempre maiuscolo n. d. r.)» viene «Ritenuto strategico».
Le “cartoline strategiche” per il marketing territoriale della nostra città, in attesa che la tecnologia consenta di postare su Facebook contenuti sponsorizzati odorosi ben più economici e più pervasivi, sono state affidate all’«azienda agricola Cotta Giuseppe di Cotta Simona, con sede in via Ameglio a Vasia, provincia di Imperia» per la modica cifra complessiva di «€ 4.514,00 (di cui € 3.700,00 di imponibile + € 814,00 di I.V.A. al 22%)», cifra ben al di sotto dei limiti di spesa fissati dalle norme per lanciare una gara e prodotto così raro da non vedere l’articolo offerto sulla piattaforma Consip. È stato così necessario procedere ad affidamento diretto.
Sul web si possono acquistare diversi tipi di cartoline profumate “old style”, alcune illustrate con immagini fané in stile fin de siècle come il calendario del barbiere del nonno, altre illustrate con immagini bucoliche. Si possono trovare al profumo di lavanda, al tè verde, ai fiori d’arancio, al biscotto di Natale con lo zenzero. Ma al basilico mai nessuno aveva pensato. Cosa è il genio?!!! Resta ora da scoprire se il profumo sarà quella delle piantine cresciute nella Piana Podestà a Pra’, le uniche che potrebbero garantire un’esperienza immersiva davvero genovese. Quelle piantine che, come da disciplinare del pesto, possono vantare «assenza totale di aroma di menta», che altrimenti da trattoria genovese a kasbah di Tunisi è un attimo. Ve lo sapremo dire se mai avremo l’onore di sniffare le prestigiose cartoline d’élite per turisti di serie A acquistate dal Comune alla modica cifra di 9 euro e spicci ciascuna.
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