Fallimento Ameglia Servizi Turistici, la Procura chiede il rinvio a giudizio di Giampedrone e Piciocchi
Secondo l’accusa, gli indagati (8 in tutto) avrebbero nascosto «la disastrosa gestione della società, così evitando la messa in liquidazione ed ottenendo la riconferma nella carica amministrativa». Inoltre, a vario titolo, «esponevano nel bilancio di esercizio del 2013 fatti materiali non corrispondenti al vero». Piciocchi: «Appena insediati emersero falsi che denunciammo prontamente. L’immediata dichiarazione di fallimento avrebbe di fatto significato interrompere un pubblico servizio e sopratutto lasciare in mezzo alla strada i lavoratori»
Inchiesta per la bancarotta dell’Ameglia Servizi Turistici Srl, società controllata dal Comune di Ameglia, la procura della Spezia ha chiesto il rinvio a giudizio, per 8 persone tra le quali l’assessore regionale Giacomo Giampedrone (all’epoca sindaco di Ameglia) e quello del Comune di Genova Pietro Piciocchi, membro del Cda dal novembre 2014 al maggio 2016. L’udienza è fissata dal gip per l’8 novembre.
Per la procura, gli indagati avrebbero nascosto «la disastrosa gestione della società, così evitando la messa in liquidazione ed ottenendo la riconferma nella carica amministrativa». Inoltre, a vario titolo, «esponevano nel bilancio di esercizio del 2013 fatti materiali non corrispondenti al vero». Sempre secondo la procura, gli indagati avrebbero appesantito la situazione di dissesto già esistente senza chiedere la dichiarazione di fallimento nonostante nonostante la palese condizione della società.

«Dal novembre 2014 al maggio 2016 sono stato amministratore senza deleghe della Ameglia Servizi SRL, società in house incaricata della gestione del porticciolo di Ameglia – spiega l’assessore genovese Pietro Piciocchi -.Insieme all’allora Sindaco del Comune di Ameglia, Giacomo Giampedrone, appena insediati, commissionammo immediatamente ad un terzo indipendente una verifica sui precedenti bilanci della società. Emersero falsi che denunciammo prontamente. Ebbene, nonostante mi sia adoperato per fare luce sui conti e per ripristinare il rispetto delle regole, oggi la Procura della Spezia, dopo oltre 3 anni dall’avvio delle indagini e a 12 giorni dalle elezioni comunali, mi notifica una richiesta di rinvio a giudizio in cui ipotizza a mio carico un reato di bancarotta semplice (mentre ai precedenti amministratori contesta la bancarotta fraudolenta). Motivo? Quando, a seguito delle nostre verifiche, avevamo rifatto i bilanci ed emerse che il capitale sociale aveva subito una perdita di oltre un terzo, non ho votato immediatamente in Consiglio di Amministrazione per chiedere il fallimento della società. Siccome tale circostanza, secondo la prospettazione della Procura, avrebbe aggravato la perdita sociale, cosa che andremo a discutere, ecco che mi contestano, insieme agli altri amministratori, un’ipotesi di bancarotta semplice. Tutto qui. Peccato che il Comune di Ameglia avesse deliberato di ricapitalizzare la società per evitarne la chiusura e peccato che l’immediata dichiarazione di fallimento avrebbe di fatto significato interrompere un pubblico servizio e sopratutto lasciare in mezzo alla strada i lavoratori. Vabbè, ci difenderemo a testa alta e si chiarirà tutto quanto, di come io abbia sempre agito guardando al bene della società e delle persone che ne facevano parte, penso al senso di dignità e di rispetto che mi ha insegnato mia madre nelle avversità, guardo alle persone che soffrono per cose ben peggiori e dalle quali imparo come si deve vivere. Spiace invece dovere constatare come alcune agenzie di stampa attribuiscano al sottoscritto addebiti che invece sono pacificamente riferiti ad altri soggetti coinvolti nella vicenda, facendone un calderone unico: fa parte del tritacarne mediatico e della macchina del fango dei paladini del giustizialismo che in Italia tante volte, troppe, abbiamo visto all’opera. Ringrazio tutti coloro che mi stanno dimostrando la loro vicinanza e che, ancora una volta, pochi giorni dopo la morte di mia madre, mi manifestano il vero volto dell’amicizia, un valore che non ha eguali, facendomi capire che, nonostante tutto, vale la pena impegnarsi per servire la cosa pubblica (perché in questi momenti sei davvero tentato di andare a fare qualcos’altro di molto più rilassante). È per rispetto a loro, anzitutto, che ho voluto pubblicamente chiarire queste circostanze».
Secondo la Lista Toti Liguria: «Mancano 12 giorni al voto e, stranamente, arriva la richiesta di rinvio a giudizio di un procedimento che ha inizio 5 anni fa, la cui udienza preliminare si svolgerà a novembre e che coinvolge le due principali liste delle amministrative liguri – si legge in una nota del partito -. Piciocchi, candidato al Comune di Genova e l’Assessore spezzino Giampedrone. Entrambe figure di spicco, particolarmente apprezzate per il lavoro svolto e l’impegno dimostrato in questi anni. Giampedrone è stato Sindaco ad Ameglia, 7 anni fa ed allora fece semplicemente emergere i debiti di una società di servizi facente capo al Comune; Piciocchi, dal 2014 al 2016 fu amministratore senza deleghe della Ameglia Servizi SRL e chiese, proprio con l’allora Sindaco, il commissariamento ed una verifica sui precedenti bilanci della società da cui emersero falsi regolarmente denunciati. Una storia fatta di scrupolosa presa in carico della situazione e provvedimenti immediati non solo dovuti, ma trasparenti e volti a risolvere una grave situazione da tempo trascurata. Non solo. Ad aggravare una situazione già di per sé “paradossale”, loro stessi non sapessero nulla dell’arrivo della notifica, ma siano stati informati dai giornali, veri agenti segreti che sono riusciti a reperire l’informazione con grande abilità e straordinaria intraprendenza. Proprio loro, telefonando per chiedere dichiarazioni in merito, hanno “informato dei fatti” gli interessati. Non è questa la giustizia invocata anche dal presidente Mattarella nei suoi ripetuti e anche recenti richiami ai magistrati… Fare il proprio dovere vuol dire rischiare di essere perseguiti? In effetti, è più semplice scagliarsi contro chi il problema lo ha portato alla luce del sole e tentato di risolvere, piuttosto che con i veri artefici del misfatto, soprattutto quando i nomi siano altisonanti e rispettati proprio a fronte dell’alta professionalità: un vero scoop, degno di articoli mondani e scandali estivi!».
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