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Municipi: manca la maggioranza assoluta, ma ora la delibera non potrà più essere cambiata

Ieri raffica di emendamenti, obiezioni e annunci di ricorso al Tar da parte della minoranza. La riforma del decentramento voluta dal sindaco Marco Bucci raccoglie critiche unanimi nella minoranza. Ora, però, per approvarla basterà la maggioranza del consiglio che dovrà votare due volte. Probabili due riunioni del consiglio la prossima settimana

<La riforma approvata oggi dal Consiglio Comunale rappresenta la prima marcia indietro rispetto alla storia di progressivo decentramento, iniziata nella nostra città con i Consigli di quartiere nel 1969 – dicono al gruppo Pd -. Da allora e fino ad oggi il Comune di Genova ha sempre proseguito nella devoluzione di competenze e funzioni ai Municipi, nella consapevolezza che la macchina amministrativa funziona meglio nell’equilibrio tra la necessaria visione generale e la rappresentanza dei territori.
Con la procedura d’urgenza, per fare prima del Consiglio di Stato che si pronuncerà nei prossimi mesi sull’accentramento dei servizi sociali, e contro il parere di sei Municipi su nove, questa riforma ha l’unico scopo di limitare le competenze dei Municipi e delegittimarne l’autorevolezza che si sono conquistati sul campo in questi anni. La riforma sottomette l’intera struttura municipale a un direttore che risponde al Sindaco, elimina le competenze sui servizi scolastici, le limita sui servizi sociali e sulla viabilità locale. Abolisce il budget autonomo per le manutenzioni, e perfino limita la facoltà di proposta dei Municipi. Una riforma che non è solo un errore, è un’illusione. Pensa di fare tacere chi dà voce ai territori, umiliando i Municipi. Abbiamo votato contro e continueremo a dare battaglia dentro e fuori l’aula, a fianco delle tante donne e dei tanti uomini che credono nel valore del decentramento e della politica vicina ai cittadini>.

<L’ennesima delibera irricevibile piena di errori che la maggioranza ha deciso accogliere come se fosse oro colato – commenta il capogruppo del M5S Luca Pirondini -. Invece è la classica sòla e a farne le spese sarà la democrazia. Le modifiche proposte relative all’articolo 60 sono infatti in contrapposizione con l’articolo 4 del Testo Unico Pubblico Impiego, con l’articolo 107 del Testo Unico Enti Locali (TUEL), con l’articolo 42 del Testo Unico Enti Locali e con l’articolo 51 del Regolamento del Consiglio Comunale. Abbiamo chiesto di non votare questo testo poiché confligge a nostro parere con gli articoli 42 e 43 del TUEL che normano la divisione tra ruolo politico e ruolo amministrativo. Inoltre, il comma 1 ter è in conflitto con l’articolo 51 del regolamento del Consiglio comunale poiché sottrae ai consiglieri comunali la possibilità di fare proposte di delibere per modificare il regolamento per il decentramento. La maggioranza ha respinto la nostra richiesta, votando contro i propri interessi: qui, infatti, si delegittima il diritto di iniziativa di tutti i consiglieri comunali. E ripeto tutti. Il documento creerà molta confusione tra ruolo politico e ruolo amministrativo>.

Pirondini, ha chiesto in merito anche il parere del segretario generale, <secondo cui – spiega – bisogna far riferimento al regolamento dei Municipi e non a quello del Consiglio comunale. Stiamo votando una delibera che limita le possibilità dei consiglieri e le mette in mano alla Giunta, contravvenendo al TUEL, ad articoli della Costituzione e al regolamento del Consiglio comunale. Qui c’è un filotto di errori grossolani, un disastro totale su cui anche il segretario generale ha detto di essere in difficoltà. A dispetto dell’evidenza, la maggioranza ha scelto di essere ostinatamente sorda: poi non ci si dovrà stupire se il documento sarà oggetto di ricorso al Tar>.

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