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Il giuramento per diventare terroristi. Ecco tutti i particolari degli arresti del Ros dei Carabinieri – IL VIDEO

Un giuramento per diventare terroristi. È questo uno dei particolari delle indagini effettuate dai carabinieri del Ros che hanno arrestato 3 persone

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Il 27 ottobre 2016 i carabinieri del R.O.S. hanno eseguito tre fermi disposti dalla Procura Distrettuale Antiterrorismo di Genova nei confronti di altrettanti indagati, di cui due di nazionalità egiziana (i fratelli Moustafa Abdel Hakim Antar Hakim1 e Antar Hossameldin Mostafa Abdelhakim2) ed uno algerina3 (Sakher Tarek), ritenuti responsabili di associazione con finalità di terrorismo internazionale (art. 270 bis co. 2 c.p.). I provvedimenti sono stati convalidati dai G.i.p. dei Tribunali di Savona, Torino e Milano che, emessa la misura custodiale massima e dichiaratisi incompetenti, hanno poi trasmesso gli atti all’A.G. genovese. Il 9 novembre 2016 il G.i.p. del Tribunale di Genova, su richiesta della competente Procura Distrettuale, ha emesso la definitiva ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti dei medesimi soggetti, ritenendo responsabili due di essi del reato associativo già contestato ed uno (si tratta di Abdel Hakim Antar Hakim) di istigazione a delinquere aggravata con riferimento a delitti di terrorismo (art. 414 c.p.). In precedenza, al rientro in Italia, in data 4 novembre 2016 era stato fermato a Genova anche Hosny Mahmoud El Hawary Lekaa4, anch’egli accusato di associazione con finalità di terrorismo internazionale e destinatario dell’originario provvedimento di fermo emesso dalla Procura genovese. Anche il fermo di quest’ultimo è stato convalidato e nei suoi confronti è stata emessa ordinanza di custodia in carcere in ordine al delitto associativo contestato.

I particolari sono stati spiegati oggi dal procuratore capo Francesco Cozzi, alla presenza del Comandante Provinciale dei carabinieri colonnello Riccardo Sciuto e del comandante del Reparto antiterrorismo del ROS di Roma Giovanni Fabi.

Le indagini del Ros, coordinate dal sostituto procuratore Federico Manotti assegnatario del procedimento aperto dalla Procura Distrettuale Antimafia e Antiterrorismo di Genova, hanno consentito di individuare un gruppo, organizzato su base familiare e stanziato tra la Liguria e la Lombardia, che sul web si occupava di diffondere materiale jihadista e di instradare combattenti dal nord Africa in territorio siriano per conto dell’autoproclamato “Stato Islamico” (Daesh). In particolare, sviluppando inizialmente acquisizioni informative, alla fine del 2015 veniva avviato un monitoraggio sui social media riferibili al cittadino egiziano Moustafa Abdel Hakim Antar Hakim, di professione pizzaiolo, regolarmente residente in provincia di Savona. L’attività evidenziava da subito la piena adesione di quest’ultimo al jihadismo di matrice salafita e la sua chiara propensione all’estremismo islamista. Le successive captazioni, dapprima di carattere preventivo e poi giudiziarie, consentivano di individuare Antar Hossameldin Mostafa Abdelhakim, dimorante in Cassano d’Adda (MI), il quale manifestava il medesimo radicalismo del fratello, esplicitato mediante l’utilizzo sulle piattaforme sociali più note (facebook e telegram) di decine di account di copertura a lui non apparentemente riconducibili.

Le ulteriori attività permettevano di avere cognizione di un altro soggetto legato ad un gruppo terroristico operante nella penisola arabica. Proprio al fine di sottrarlo alle ricerche degli organismi di sicurezza e di celare la propria ideologia integralista alcuni degli indagati in Italia invitavano il sodale in fuga a praticare un’assoluta dissimulazione (taqiyya), secondo i suggerimenti contenuti in numerose pubblicazioni del sedicente “Stato Islamico” e destinati per lo più a ridurre l’esposizione degli appartenenti a quest’ultimo in occidente. Al riguardo lo stesso Moustafa Abdel Hakim Antar Hakim aveva conformato il proprio atteggiamento e le proprie abitudini in modo tale da evitare riferimenti anche solo velatamente religiosi e/o di appartenenza al mondo islamico. Ai fratelli egiziani risultava legato da affinità ideologica sul web anche un altro connazionale, Hosny Mahmoud El Hawary Lekaa, che con un profilo di copertura aveva peraltro manifestato apertamente di voler compiere il jihad e di “morire per la causa di Allah”. Tale indagato, risultato irreperibile all’atto del primo intervento repressivo, è stato poi catturato alla stazione Principe di Genova al rientro in Italia. L’individuazione del soggetto è stata compiuta nonostante il tentativo di eludere i controlli di frontiera utilizzando, per gli scali intermedi dall’Egitto, vettori aerei di compagnie europee, secondo una prassi documentata nel corso delle attività investigative. Infatti, anche in altre circostanze è stata rilevata l’abitudine da parte degli indagati di evitare voli diretti dall’Egitto, effettuando scali in altre città europee, nonché di adottare mirati accorgimenti per camuffare la propria appartenenza al circuito radicale, nello specifico radendosi o tagliando completamente la barba, “ripulendo” i propri smartphone da eventuali immagini/video che avrebbero potuto attirare l’attenzione delle FF.PP., od ancora evitando di portare al seguito computer portatili o tablet.

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Era costantemente sottoposta a controllo la frenetica e riservata opera di divulgazione e diffusione di materiale jihadista da parte di Moustafa Abdel Hakim Antar Hakim, direttamente ottenuta anche da al-Hayat Media Center, organo di propaganda del cosiddetto “Stato Islamico”. Tra i video condivisi in rete, spesso contenenti scene di sgozzamenti rituali di prigionieri (tra i quali il pilota siriano arso vivo) o ritenuti oppositori, vi era quello relativo ai membri del commando responsabile degli attentati del 13.11.2015 a Parigi, intenti a perpetrare violenze nei campi d’addestramento di Daesh in Siria ed Iraq. I terroristi (AL MOHAMMAD Ahmed5, ALMAHMOD Mohammad6, HADFI Bilal7, MOSTEFAI Ismael Omar8, AMIMOUR Samy9, MERNIT Rachid10, ABDESLAM Brahim11, HAMZA Attou12, MOHAMMED Amri13) venivano indicati con i loro nomi di battaglia, di seguito elencati, corredati dalla provenienza geografica (nisba) con in sottofondo la voce di ABAAOUD Abdelhamid14, ritenuto l’ispiratore dell’azione sul suolo francese poi rimasto ucciso nel blitz di Saint-Denis: ABU AL QAIQAI AL BILJIKI, DHUL QARNAYN AL BALJIKI, ABU FUAD AL FARANSI, ABU RAYYAN AL FARANSI, ABU UMAR AL BALJIKI, ABU QITAL AL FARANSI, ALI AL IRAQI, UKASHA AL IRAQI, ABU MUJAHID AL BILJIKI.

Antar Hossameldin Mostafa Abdelhakim, invece, non si limitava alla sola propaganda ma era in grado di fornire indicazioni, sostegno e garanzie (tazkya) ai soggetti che intendevano unirsi alle truppe dell’autodenominatosi “Stato Islamico” impegnate nei combattimenti nel teatro siriano e libico. Sono state documentate almeno due richieste di instradamento gestite dall’indagato di cui una, risalente al marzo u.s., riguardante un commerciante di preziosi egiziano domiciliato in Arabia Saudita ma all’epoca dei contatti operante in Cina. Le acquisizioni dimostravano in maniera inequivocabile il ruolo del citato cittadino egiziano quale reclutatore in Europa di aspiranti combattenti provenienti dal nord Africa e diretti nelle aree di guerra mediorientali. L’appartenenza di Antar Hossameldin Mostafa Abdelhakim a Daesh emergeva chiaramente dagli strumenti informatici utilizzati, direttamente espressione di quell’entità pseudostatuale. In particolare l’indagato, che si definiva “non combattente ma sostenitore IS”:

  • faceva ricorso a applicazioni di settore denominate AMAQ e NASHIR la cui registrazione riservata consente la fruizione di materiale multimediale edito esclusivamente dal menzionato “Stato Islamico” da diffondere poi attraverso la rete dei propri contatti;

  • ricorreva all’ascolto per molte ore al giorno della radio digitale AL BAYAN, network ufficialmente affiliato a Daesh;

  • veniva interpellato in chat segrete in merito alla possibilità di unirsi alle milizie di Daesh in Siria e Libia nonchè alle operazioni militari del sedicente “Stato Islamico”.

Dopo una prima fase di indagine lo sviluppo di ulteriore materiale consentiva di individuare nel cittadino algerino Sakher Tarek, residente a Tradate (VA), il reale utilizzatore di un profilo fittizio che nel maggio u.s. aveva chiesto ad Antar Hossameldin Mostafa Abdelhakim una foto contenente il giuramento di fedeltà (bay’ah) al califfo Abo Bakr Al Baghdadi, leader dello Stato Islamico. Tale richiesta otteneva un positivo riscontro da parte dell’egiziano che, dopo aver effettuato un’accurata ricerca nel web, provvedeva ad inviare riservatamente un’immagine contenente una specifica parte del giuramento in parola scritto in lingua araba. L’atto di fedeltà era poi pubblicato in chiaro sulla piattaforma facebook da parte del soggetto richiedente.

TRADUZIONE

Aba Roqaya Al-Ansari

5 settembre alle ore 21:12

A chi è stato guidato da Dio per giurare fedeltà ad Amir al-Momenin (capo dei fedeli), il giuramento di fedeltà non è un semplice insieme di parole da dire ma delle parole seguite da fatti.

Nel giuramento di fedeltà diciamo “ ti giuriamo fedeltà nei momenti di difficoltà e di prosperità, e nell’agio e nelle avversità”, però noi non siamo stati sinceri nel nostro giuramento, se fossimo stati sinceri, saremmo diventati dei lupi solitari, visto che le porte dell’emigrazione (hijra) ce le hanno chiuse i tawaghit (i tiranni) in faccia.

La formula ricalca, con talune opportune varianti, il testo già emerso in altri contesti investigativi recentemente oggetto di sentenza di condanna da parte della Corte di Assise di Milano.

Il bay’ah (dichiarazione di fedeltà) secondo la tradizione islamica assume una connotazione religiosa con quello che viene definito l’accordo di Hudaybiyya, con cui il Profeta chiedeva ai suoi compagni di rinnovare la fiducia in lui e di impegnarsi ad accettare le sue decisioni. Al di là della sua valenza religiosa, il giuramento e la conseguente alleanza costituisce per Daesh uno strumento importante anche sotto il profilo politico, strategico e propagandistico tanto da essere argomentata in modo esteso nei primi numeri di Dabiq e Rumiyah (lett. ROMA), sue riviste ufficiali in multilingue.

L’assoluta importanza del rinvenimento del giuramento emerge peraltro dalle più attuali informazioni acquisite in ambito internazionale. Infatti, i più gravi e recenti attentati commessi in Occidente per conto dell’autoproclamato “Stato Islamico” sono stati compiuti da persone che avevano prestato giuramento a tale organizzazione terroristica:

  • 11/12 giugno 2016 Orlando (U.S.A.) – uccisione di 50 persone e ferimento di altre 53 da parte di un cittadino americano di origini afghane;

  • 13 giugno 2016 Magnaville (Francia) – omicidio di un agente di polizia e della moglie da parte di un cittadino francese di origini marocchine;

  • 18 luglio 2016 Baviera (Germania) – aggressione con un’ascia ed un coltello da parte di un richiedente asilo di origini afghane nei confronti dei passeggeri di un treno regionale;

  • 25 luglio 2016 Ansbach (Germania) – ferimento di 15 persone a seguito dell’attacco suicida di un profugo siriano, lasciatosi esplodere con indosso uno zainetto contenente un ordigno artigianale rafforzato dalla presenza di chiodi, bulloni, lamette e pezzi di ferro;.

  • 26 luglio 2016 Rouen (Francia) – uccisione di un sacerdote cattolico e ferimento di altro fedele all’interno della chiesa di Santo Stefano di Saint-Étienne-du-Rouvray da parte di due cittadini francesi di origine magrebina;

  • 08 settembre 2016 Parigi (Francia) – tentativo di far esplodere bombole di gas in prossimità della cattedrale Notre Dame a Parigi.

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A seguito della campagna terroristica globale si rileva come la medesima organizzazione abbia richiesto a chiunque voglia compiere un atto di terrorismo nel suo nome il solo vincolo di una pubblica manifestazione di fedeltà e di alleanza da far pervenire con qualunque mezzo ad un responsabile mediatico dell’autoproclamato “Stato Islamico”. Tale atto infatti, amplificato dalla potenza mediatica, rientra in una sottile strategia finalizzata al compimento di attentati nei luoghi non direttamente controllati dal medesimo “Stato Islamico”, annullando di fatto le differenze tra i foreign fighters e i c.d. lupi solitari solitamente autodidatti. In particolare, gli autori delle pubblicazioni di Daesh spiegano che dopo ogni attacco si può lasciare sul corpo della vittima un biglietto contenente la rivendicazione dell’atto o, qualora si decida di concludere l’azione con il martirio, un testamento che chiarisca la propria affiliazione al cosiddetto “Stato Islamico”. Il fine ultimo di questa strategia è di spingere le persone che non riescono a compiere la hijrah (egira, cioè migrazione) verso i territori occupati dal sedicente “Stato Islamico” a stringere un giuramento di alleanza e fedeltà, registrando tale rito e diffondendolo con ogni mezzo per poi rendersi operativi e portare la “guerra nelle case degli infedeli”.

Ulteriori elementi di interesse sono emersi dalle verifiche, ancora in corso, sul materiale sequestrato agli indagati che ha rivelato la presenza di materiale audiovideo di natura jihadista, proveniente sia dai circuiti ufficiali del cosiddetto “Stato Islamico” sia da altri soggetti radicalizzati.

 


1 Nato a El Menoufia (Egitto) il 19.05.1980, residente a Loano (SV), di fatto domiciliato a Finale Ligure (SV).

2 Nato a El Menoufia (Egitto) il 23.11.1973, residente a Cassano d’Adda (MI);

3 Nato in Algeria il 19.02.1982, irregolare sul territorio nazionale, di fatto domiciliato a Tradate (VA).

4 Nato in Egitto il 12.04.1985, residente a Borghetto S.Spirito (SV).

5 Nato a Edlib (Siria) il 10.09.1995 (alias MOHAMAD Ahmad, nato in Siria l’1.01.1990, nato a Idlib (Siria) il 10.09.1990, alias AHMAD Almohammad, nato ad Idlib il 10.09.1990), deceduto facendosi esplodere all’esterno dello Stade de France in prossimità dell’ingresso “D” lungo rue Rimet.

6 Nato ad Idlib (Siria), in data 01.01.1987, generalità riportate sul passaporto n. 013-11-L05303 trovato nelle vicinanza del corpo, deceduto facendosi esplodere all’esterno dello Stade de France in prossimità dell’ingresso “H”, davanti al ristorante Events.

7 Nato a Jette (Belgio) il 22.01.1995, dimorante a Laeken (Belgio), deceduto facendosi esplodere nei pressi (450 metri) dello Stade de France, di fronte al “McDonald” in rue de la cokerie. Lo stesso era stato segnalato per i suoi pregressi contatti con ABDESLAM Brahim.

8 Alias MOSTEFAI Ismael Nato a Courcouronnes (Francia) il 21.11.1985, deceduto a seguito dell’esplosione di AMIMOUR Samy al teatro Bataclan.

9 Alias ANIMOU Sami, aut Animour Samy, nato a Parigi il 15.10.1987, deceduto facendosi esplodere al teatro Bataclan.

10 Nato a Oujda (Marocco) il 10.11.1982, deceduto facendosi esplodere al teatro Bataclan.

11 Nato il 30.07.1984, deceduto facendosi esplodere nell’attacco perpetrato al ristorante Le Comptoir Voltaire al nr. 253 di boulevard Voltaire.

12 Nato a Molenbeek (Belgio) il 4.05.1994, arrestato in Belgio.

13 Nato in Marocco il 07.08.1998, residente in Belgio, arrestato in Belgio.

14 Conosciuto anche con i nomi di battaglia di Abu Omar Soussi, Abu Omar Al Baljiki e Abd Al Hamid Aba Awd, rimasto ucciso il 18.11.15 nell’operazione compiuta dalla polizia francese a Saint-Denis, conclusasi con 5 arresti e 3 morti.

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