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Tassa d’imbarco e Irpef, Criscuolo: «Chiarimento al Viminale e tavolo tecnico il 17 dicembre, i revisori confermano il parere sul bilancio»

Il segretario generale di Tursi, in Consiglio comunale, ricostruisce norme e passaggi dell’accordo Stato-Comune del 2022: dopo il confronto con il Ministero dell’Interno e la convocazione del tavolo, «non sussistono ragioni» per rivedere il via libera già dato al previsionale

Il confronto sulla tassa d’imbarco e sulla richiesta del Comune di Genova di rimodulare l’accordo del 2022 con lo Stato entra in una fase “istruttoria” che, almeno per ora, non blocca il percorso del bilancio. A dirlo, nella Sala Rossa di Palazzo Tursi, è stato il segretario generale del Consiglio comunale Pasquale Criscuolo, intervenuto con una lunga ricostruzione normativa e amministrativa, scandita da date, note e passaggi chiave.

Criscuolo ha spiegato di aver risposto alla richiesta di una presa di posizione formale dei revisori: “Partirei dall’ultima richiesta, ovvero una nota da parte del Collegio dei Revisori dei Conti… Io, dopo la conferenza di capigruppo di ieri, mi sono fatto carico di chiamare il Presidente del Collegio dei Revisori”.

Il parere dei revisori: “Non sussistono ragioni per rivedere”

Il primo punto, per Criscuolo, riguarda proprio il Collegio dei revisori dei conti. “È stato prodotto al Collegio una relazione circa l’esito del colloquio avuto ieri presso il Ministero dell’Interno e proprio questa mattina il Collegio dei Revisori ha prodotto un parere”, ha riferito.

Nel dettaglio, il Collegio ricorda di aver già espresso “in data 9-12-2025” un “parere favorevole all’approvazione del bilancio di previsione 2026-2028” e, tenuto conto degli sviluppi successivi, conclude che “allo stato attuale della situazione e tenuto conto delle interlocuzioni intervenute con il Ministero… non sussistono ragioni per rivedere, fatti salvi diversi sviluppi, anche a seguito della riunione estesa per il 17 dicembre 2025, i contenuti e gli esiti del parere già rilasciato”.

Criscuolo ha sottolineato che la stessa nota dei revisori richiama elementi concreti: “È pervenuta la convocazione del tavolo tecnico” e questo, per il Collegio, dimostra che “le attività istruttorie del tavolo proseguono, come dimostrato dalla convocazione della prossima riunione”.

Nel testo che Criscuolo ha letto, i revisori elencano anche una serie di punti a sostegno della loro posizione: che “la penalità perseguita” non sarebbe la sostituzione di una misura; che l’obiettivo della manovra è “garantire il mantenimento degli equilibri strutturali e durevoli del bilancio, alla luce degli incrementi degli oneri legati alla scuola, ai servizi sociali, al servizio dei prestiti e all’informatica”; e che l’incremento di gettito legato alla rimodulazione dell’addizionale Irpef “trova pressoché integrale sterilizzazione in blocchi di fondi, lato spesa, che non saranno superati se non a seguito dell’effettiva disponibilità delle relative risorse”.

La cornice normativa: perché nasce l’accordo con lo Stato

Dopo il passaggio sul parere, Criscuolo ha “inquadrato giuridicamente” la vicenda. “Il tutto nasce da una norma del dicembre 2021, la legge numero 234, articolo 1,567”, ha detto, ricordando che quella legge prevedeva un contributo complessivo “di Euro 2 miliardi” per i comuni capoluogo di città metropolitana con determinate caratteristiche, con quote annuali definite.

Ma, soprattutto, la stessa norma subordinava l’erogazione alla firma di un accordo: “L’erogazione del contributo è subordinata alla sottoscrizione… di un accordo per il ripiano del disavanzo e per il rilancio degli investimenti”, nel quale il Comune si impegna ad assicurare misure come “l’istituzione… di un incremento dell’addizionale comunale all’Irpef e di un addizionale comunale sui diritti di imbarco portuale e aeroportuale”.

Criscuolo ha poi richiamato il decreto legge 50 del 2022: “L’articolo 43 del decreto legge 50 del 2022 prevede… che i sindaci… possono sottoscrivere un accordo per il ripiano del disavanzo… in cui il Comune si impegna… a porre in essere tutte le misure previste”. E ha sottolineato due limiti: che l’incremento Irpef “non può essere superiore a 0,4 punti percentuali” e che l’addizionale sui diritti d’imbarco “non può essere superiore a 3 euro per passeggero”. Inoltre, ha aggiunto, “la sottoscrizione dell’accordo è subordinata alla verifica… da parte di un tavolo tecnico… presso il Ministero dell’Interno”.

Cosa prevedeva l’accordo del 2022 e la possibilità di rimodulare

Il passaggio successivo è l’accordo firmato nel 2022. Criscuolo lo riassume così: “In questo accordo il Comune di Genova… consente il sostenimento dell’onere del servizio del debito e nel contempo assicuri il mantenimento dei servizi alla collettività”. Il riequilibrio strutturale, ricorda, passa in particolare per: “l’incremento dell’addizionale IRPEF”, “un addizionale comunale sui diritti di imbarco… pari a 3 euro a persona”, e “il miglioramento del livello di riscossione”.

E c’è un punto che, nella ricostruzione del segretario generale, diventa decisivo per l’oggi: “Il Comune di Genova può, previa deliberazione del Consiglio Comunale, proporre annualmente una diversa rimodulazione delle misure da adottare e aggiornare di conseguenza il programma”.

Le difficoltà sulla tassa d’imbarco e le note del 2025

Secondo Criscuolo, dalla corrispondenza con il Ministero è emerso che gli impegni sono stati assunti “fatta eccezione che per l’istituzione della tassa di imbarco portuale”, anche per “oggettive difficoltà… legate a un bonus delle disposizioni che non chiarivano chi dovesse essere il soggetto preposto alla riscossione dell’entrata”.

E qui entra la cronologia delle note. Criscuolo ne cita alcune ritenute “doverose”:

  • la nota del 20 gennaio 2025, in cui il Comune afferma “che si ritiene necessario un ulteriore intervento a tutela degli equilibri” e che questo “può consistere nella rimodulazione dell’accordo”;
  • la nota del 24 settembre 2025, dove il Comune segnala l’impatto del Pnrr (“il Comune di Genova è stato penalizzato… il taglio è stato calcolato in proporzione ai contributi assegnati”) e l’aumento di spese strutturali (“aumento di minorenni allontanati dalle famiglie”, “rinnovo del CCNL delle cooperative sociali”, servizi per alunni con disabilità e “aumenti di costi incomprimibili”);
  • la nota del 29 ottobre 2025, con cui il Ministero chiede “uno schema di proposta di deliberazione con la determinazione delle aliquote dell’addizionale… IRPE”;
  • l’invio del 4 novembre (e poi l’aggiornamento del 12 novembre) con schema di delibera e prospetti.

La svolta: l’incontro al Ministero e il “malinteso” sulla sostituzione

Il cuore dell’intervento di Criscuolo riguarda la nota ministeriale dell’11 dicembre (quella che in sostanza giudica non assentibile la proposta) e l’incontro successivo a Roma. “Il Ministero ha convocato un incontro… molto tempestivo… ieri mattina alle 10.30”, ha detto.

E ha spiegato cosa, secondo lui, non era stato compreso: “È emerso… che la misura sull’addizionale IRPE volesse essere sostitutiva del mancato gettito della tassa di sbarco portuale”. Da qui il ragionamento ministeriale sui numeri: “Questo introito… avrebbe dovuto generare… circa 5 milioni di euro all’anno… per un totale di 15 milioni. La misura… sull’addizionale IRPE equivaleva a circa 14 milioni”.

Il problema, nella lettura del Ministero, sarebbe stato soprattutto sul bilancio pluriennale: “Questo va bene per il 2026… ma non trova spiegazione nel biennio successivo, perché stiamo parlando di un bilancio pluriennale”.

Criscuolo rivendica però il chiarimento: “Abbiamo chiarito… che l’incremento dell’addizionale IRPE non si configura come una sostituzione della tassa d’imbarco”, anche perché, ha detto, “nell’intenzione dell’Ente dimostrata dal fatto che all’ordine del giorno della seduta odierna c’è sia l’addizionale IRPE che la tassa d’imbarco, [si vuole] procedere nel pieno rispetto dell’accordo sottoscritto nel 2022”.

“Non solo copertura: servono per reggere i servizi”

Un altro passaggio su cui Criscuolo insiste è la finalità della manovra. Non soltanto coprire un buco, ma mantenere gli equilibri e i servizi: “Noi diciamo al Ministero che queste maggiori entrate servono all’Ente anche a coprire tutta una serie di costi di spesa strutturale che sono sopravvenuti all’accordo sottoscritto nel 2022”.

E ribadisce: “L’addizionale IRPEF e la tassa d’imbarco portuale… sono necessarie all’Ente per mantenere questa capacità di spesa”.

Cosa succede ora: “Siamo in fase istruttoria”

La conclusione, per Criscuolo, è operativa: il chiarimento ha portato a una nuova convocazione. “Questo ha portato il Ministero a riconvocare il tavolo tecnico per la giornata di domani”, ha detto, indicando il 17 dicembre come data della riunione “per il proseguimento dell’istruttoria”.

E ha chiuso con una formula netta: “Chiudo dicendo che stiamo in fase istruttoria e che poi l’istruttoria si concluderà con l’eventuale formalizzazione di un provvedimento di assenso… così come è avvenuto nel 2022”.

Da qui l’effetto immediato sul lavoro del Consiglio: “Questo chiarimento avvenuto ieri a Roma… la convocazione del tavolo tecnico… ci mettono nelle condizioni di poter valutare la procedibilità dei lavori rispetto alla trattazione del bilancio… e questo giustifica anche la sottoscrizione del parere del collegio dei revisori… ovvero il Comune può procedere nella trattazione dei documenti di bilancio”.


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