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Plinio chiede lo stop ai cortei di “Genova Antifascista”: appello a Prefetto e Questore

L’ex iscritto a CasaPound ed ex consigliere comunale Msi e An ed assessore regionale del centrodestra invoca il divieto delle manifestazioni che definisce “ad alto rischio”, sollecitando anche interrogazioni parlamentari al ministro dell’Interno

Un appello diretto alle massime autorità di pubblica sicurezza per chiedere un provvedimento drastico: Gianni Plinio, ex iscritto a CasaPound e già protagonista della politica locale e regionale (in passato consigliere comunale MSI e An e assessore in una giunta regionale di centrodestra), ha invitato Prefetto e Questore a vietare i cortei riconducibili a “Genova Antifascista”.

Nella sua dichiarazione, Plinio sostiene che queste manifestazioni sarebbero “sempre ad elevato rischio” e collega la richiesta a quanto accaduto “ieri”, indicando disagi nella zona della Foce e parlando di episodi di violenza. Nel testo, l’ex amministratore richiama inoltre un precedente corteo, affermando che in quell’occasione ci sarebbero stati danni significativi e che otto agenti della Polizia di Stato sono finiti al pronto soccorso.

Oltre al piano operativo, Plinio spinge anche su quello politico: invita “i parlamentari dell’area governativa” a presentare interrogazioni al ministro dell’Interno, chiedendo di sapere se i partecipanti ritenuti responsabili dei fatti più gravi siano stati identificati e denunciati.

Nella stessa nota, non manca un affondo polemico verso l’esecutivo: Plinio richiama le promesse di “sicurezza e legalità” attribuite alla presidente del Consiglio Giorgia Meloni, definendole “a chiacchiere”, in riferimento alla gestione dell’ordine pubblico in occasione delle manifestazioni.

La richiesta di vietare un corteo apre inevitabilmente un terreno delicato, tra diritto di manifestare e tutela della sicurezza: eventuali divieti o limitazioni, di norma, vengono valutati caso per caso dalle autorità competenti sulla base di percorso, modalità e livelli di rischio previsti. In questo quadro, l’appello di Plinio punta a una scelta preventiva e generalizzata, che rilancia il confronto politico e istituzionale sul tema delle piazze genovesi.

In Italia una manifestazione in luogo pubblico può essere vietata dalle autorità (Questore) per comprovati motivi di sicurezza o incolumità pubblica, come stabilito dall’Art. 17 della Costituzione, ma è una misura eccezionale, non un veto preventivo, dato che serve solo un preavviso, non un’autorizzazione, e il divieto si basa su pericoli concreti. Le autorità possono anche prescrivere modalità (luogo, ora) e chi non rispetta le regole può incorrere in sanzioni penali. Ieri, ad esempio, a Brescia, per la manifestazione dell’ultradestra indetta dal comitato “Remigrazione e riconquista” (a cui hanno partecipato anche i militanti genovesi di CasaPound) il locale questore ha vietato il corteo e ha permesso solo il presidio.

L’Articolo 17 della Costituzione Italiana sancisce il diritto di riunione pacifico e senza armi, stabilendo che i cittadini possono riunirsi liberamente, senza preavviso per luoghi privati o aperti al pubblico, ma devono dare preavviso alle autorità (questura) per le riunioni in luoghi pubblici, che possono essere vietate solo per comprovati motivi di sicurezza o incolumità pubblica. Questo diritto fondamentale permette manifestazioni, cortei e dibattiti democratici, garantendo la libera espressione di idee e il dissenso, purché nel rispetto della sicurezza altrui e della legge.


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