Sessantacinquenne contrae il botulino, ricoverato al San Martino
Ricoverato nella Clinica di Malattie Infettive dell’Ospedale Policlinico in data 14 febbraio e successivamente in Clinica Neurologica, le condizioni cliniche del paziente risultano, ad oggi, invariate e stabili, con persistenza del disturbo oculare ma nessun segno di progressione di malattia

L’Ospedale Policlinico San Martino informa che si trova attualmente ricoverato presso le proprie strutture un paziente rimasto vittima di un’intossicazione da botulino.

È un uomo di 65 anni proveniente da altro ospedale regionale, dove lo stesso si era recato il 4 febbraio 2023 per sintomatologia gastrointestinale e disturbi oculari.
Il caso è stato segnalato alla ASL per l’indagine epidemiologica.
Il botulino (Clostridium botulinum) è un batterio anaerobico che può contaminare gli alimenti rendendoli particolarmente pericolosi per la salute umana.

L’ingestione di questi cibi provoca un’intossicazione severa, nota come botulismo e caratterizzata da un quadro clinico specifico. Dopo un periodo di incubazione (12-48 ore fino a 8 giorni nei casi eccezionali) compaiono sintomi come nausea, vomito, diarrea e forti dolori muscolari; seguono importanti problemi neurologici, secchezza delle fauci e delle vie respiratorie, alterazioni visive, disturbi della fonazione e della deglutizione.
Il rapido aggravamento delle già precarie condizioni generali può portare a morte per paralisi respiratoria e conseguente asfissia.
Il botulismo è una malattia neuro-paralitica causata dalle tossine dei clostridi produttori di tossine botuliniche. Questi microrganismi sono ubiquitari e si possono ritrovare, principalmente sotto forma di spora, in molteplici ambienti come il suolo, i sedimenti marini e lacuali, il pulviscolo atmosferico e gli alimenti.
Le spore sono forme di resistenza che il microrganismo adotta in condizioni avverse. Gli consentono di rimanere quiescenti per lunghi periodi (anche diversi decenni) e di trasformarsi in cellule vegetative non appena le condizioni ambientali diventano favorevoli.
Le condizioni favorevoli per lo sviluppo dei clostridi produttori di tossine botuliniche sono:
- assenza di ossigeno
- substrati non troppo acidi (pH> 4.6) e che contengono elevate quantità di acqua libera (l’acqua che può essere utilizzata dal microrganismo per svolgere le sue funzioni vitali – in gergo si chiama activity water e il valore limite al di sotto del quale il botulino non riesce più a svilupparsi è di 0,935)
- substrati contenenti fonti di proteine consistenti (perché questi microrganismi non sono in grado di sintetizzare tutti gli amminoacidi).
Clostridium botulinum, il più noto tra i clostridi produttori di tossine botuliniche, è stato descritto come il microrganismo responsabile del botulismo per la prima volta nel 1897 da Emile van Ermengem, in seguito a un focolaio di botulismo alimentare verificatosi nella cittadina belga Ellezelles, in occasione di un funerale. La malattia prende il nome dal termine latino botulus (salsiccia) perché la sua descrizione fu associata inizialmente al consumo di salsicce preparate in casa. Tuttavia, almeno in Italia, la maggior parte dei casi di botulismo è correlata al consumo di prodotti di origine vegetale.
La malattia può essere classificata in 6 forme:
- alimentare, dovuta alla presenza della tossina preformata negli alimenti
- da ferita, causata dallo sviluppo e conseguente produzione di tossine da parte di C. botulinumin ferite infette
- infantile, conseguente alla temporanea colonizzazione dell’intestino dei lattanti sotto l’anno di vita
- da colonizzazione intestinale dell’adulto, si verifica con le stesse modalità del botulismo infantile e colpisce la popolazione di età superiore a un anno che presenta una grave forma di dismicrobismo intestinale
- iatrogeno, dovuta all’errata somministrazione delle tossine botuliniche a scopo terapeutico o cosmetico
- da inalazione, dovuta al rilascio deliberato o accidentale delle tossine botuliniche.
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