diritti e sociale 

Minaccia il suicidio dal ponte del Lagaccio: «Sono gay, ma la mia famiglia non lo accetta». Salvatə

È statə convintə da alcune passanti a non lanciarsi nel vuoto quando già era oltre le ringhiere. Normalmente, se non incidono su altri cittadini, non scriviamo di suicidi, tantomeno se tentati. Ci abbiamo pensato molto e abbiamo deciso, stavolta, di scrivere, non tanto del fatto in sé, ma di quello che significa in una società che pensava di aver bollato l’anti-gender come “inaccettabile” già da un pezzo. E invece no. Lo facciamo rivolgendoci a quel(lə) ragazzə. Per dirgli che lə abbracciamo e spiegargli a chi può rivolgersi per ricevere aiuto. Ci rivolgiamo anche ai suoi genitori: per alcuni non è facile staccarsi da convenzioni superate e accettare, ma l’amore per un(ə) figliə, la felicità di un figliə non può che stare sopra a tutto

La cronaca sta in poche righe: due mezzi dei pompieri, in tarda mattinata, a forte velocità su da via Venezia, poi lungo via Bologna e via Bari, fino al ponte del Lagaccio. Poi l’allarme rientrato. Quello che è successo lo racconta Thomas Barabino, giovane autista Amt che, fuori servizio, passava in moto dal ponte: «Poco fa, passando per il ponte di Lagaccio in moto ci ferma una signora, c’era un ragazzino oltre alla ringhiera ad un passo dal vuoto, si voleva buttare giù dal ponte perché la famiglia, essendo gay, non lo accettava. Ma cosa cazzo bisogna dire? Nel 2021 c’è ancora chi mette al mondo un figlio e non lo accetta per quello che è. Fortunatamente, il tempo di spegnere la moto, e alcune signore magnifiche l’hanno esortato a non buttarsi giù, ma vi prego, se volete un figlio plasmato come volete voi, non mettetelo al mondo direttamente, perché ste scene non devono esistere».

È anche per questo racconto che abbiamo deciso di scrivere. Difficilmente lo facciamo: solo quando il suicido tentato o riuscito fa sì che si fermino i mezzi pubblici, che si chiudano strade per i soccorsi o quando avviene sotto gli occhi di molte persone o quando la persona è molto molto famosa. Non è questo il caso. Sareste sorpresi di sapere quanti sono i suicidi ogni mese. Una volta i giornali li scrivevano tutti, con dovizia di particolari. Ormai, fortunatamente, questo è superato e prevale la linea di evitare di darne notizia per evitare l’emulazione.

Questa volta, però, dopo aver a lungo meditato, abbiamo deciso di farlo. Non tanto per parlare del fatto in sé, ma per denunciare che ancora succede che un(ə) ragazzə non si senta accettatə dalla sua famiglia perché è attrattə dal suo stesso sesso anagrafico (che, è bene ricordarlo, ormai si può cambiare legalmente, volendo anche senza essere operatə).

Al(ə) ragazzə vogliamo dire che tante persone hanno vissuto prima di lui/lei il suo stesso dramma e che oggi, rispetto a qualche decennio fa, è tutto più facile. Rossella Bianchi, presidente dell’associazione Princesa fondata da Don Andrea Gallo, ci ha raccontato di essere stata licenziata, da giovane, dall’Aci di Savona perché avevano scoperto che era gay anche se in ufficio era sempre andata vestita da travet. I capi avevano saputo che era gay (solo dopo sarebbe diventata transgender, all’epoca “travestirsi” era un reato e oggi non lo è più anche grazie alle sue battaglie) e l’hanno mandata via. Se la cosa succedesse adesso, quei capi andrebbero a processo e probabilmente sarebbero licenziati o costretti a dimettersi dall’opinione pubblica. Rossella Bianchi, presidente dell’associazione Princesa, è a disposizione di questə ragazzə per aiutarlə e sostenerlə. Può contattarla sulla sua pagina Facebook. Qui il link.

Abbracciamo anche i genitori. Capiamo che per loro non è facile, ma gli diciamo di aprire il cuore all’amore del(lə) loro figlə. Sarà come dargli la vita una seconda volta.

Il mondo è cambiato, per fortuna. E, nonostante qualche rigurgito reazionario, in molti non si pongono più il problema di identificare il sesso della persona che hanno davanti. Esistono associazioni che aiutano e consigliano, legali specializzati, occasioni di festa e di ritrovo, ma anche di discussione. A quel(lə) ragazzə vogliamo indicare alcune di queste a cui rivolgersi per ottenere aiuto.

Arcigay, via del Lagaccio 92 R.

Telefono: 347 001 1818

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Sito internet a questo link

Emai a questo indirizzo

Associazione di promozione sociale senza fini di lucro che offre servizi alle persone LGBTI. Arcigay Genova è un’associazione che, oltre a svolgere un lavoro di socializzazione e aggregazione della comunità gay e lesbica, si impegna attivamente per promuovere il diritto alla salute fisica e psicologica della popolazione omosessuale, dando voce, presso le istituzioni e le realtà della società, alla comunità omosessuale; è un’associazione democratica, non violenta, antirazzista che promuove la libertà nel pieno rispetto dei diritti di tutti e per l’integrazione a pari dignità di tutti gli uomini e le donne senza discriminazioni per il loro orientamento sessuale

Liguria Rainbow, vico Gibello 17r

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Email a questo indirizzo.

Organizzazione no profit. Coordinamento delle associazioni/gruppi e dei cittadini/e Liguri, LGBT e non, che promuove la cultura dell’accoglienza e dell’inclusione delle differenze. Il Coordinamento Liguria Rainbow sostiene l’idea che la conoscenza delle differenze porti al superamento delle paure che sono alla base degli atti di violenza e discriminazione che riscontriamo nella nostra società. Il Coordinamento Liguria Rainbow nasce dall’unione di associazioni presenti sul territorio Ligure e cittadini indipendenti che hanno in comune la volontà di proporre alla società occasioni aggregative che promuovano la cultura dell’accoglienza e dell’inclusione delle differenze.

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