grey coupe on roadOggi a Genova 

Camuffano incidente sul lavoro da incidente stradale. Indagati imprenditore, dipendenti e vittima

Avevano denunciato l’investimento di un’auto pirata che si sarebbe data alla fuga, ma le telecamere e un “corvo” hanno raccontato una storia differente. Complice della simulazione anche l’operaio 32enne che era, invece, caduto dal tratto iniziale di un viadotto perché il macchinario su cui stava lavorando si è ribaltato. L’uomo è rimasto paralizzato. I colleghi lo avevano preso e portato sulla carreggiata raccontando, poi, di un sinistro stradale mai avvenuto e di un’auto che si era data alla fuga

È una brutta storia, come brutte sono tutte le storie che riguardano gli incidenti sul lavoro, quella avvenuta nell’ottobre del 2018 quando in A12, tra Chiavari e Lavagna un operaio di 32 anni era caduto dal tratto iniziale del viadotto Rezza dove stava lavorando alla rimozione di barriere fonoassorbenti inadeguate. Il macchinario su cui stava operando si era ribaltato e lui è caduto di sotto, sulla collina. I colleghi avevano denunciato l’incidente sul lavoro come sinistro autostradale dopo aver preso l’uomo di peso e averlo portato sulla carreggiata prima di chiamare i soccorsi. In quei giorni, l’opinione pubblica grondava indignazione nei confronti del pirata della strada che secondo i colleghi del ferito aveva travolto l’operaio e si era dato alla fuga. Ma il “pirata”, in realtà, non è mai esistito.

Gli investigatori, coordinati dal Pm Daniela Pischetola, hanno acquisito tutti i filmati della tratta autostradale e, anche se non c’erano occhi elettronici puntati nel luogo dell’ipotetico sinistro, hanno analizzato i passaggi dei mezzi all’orario in cui è successo il fatto: più o meno alle 5 del mattino. Per sfortuna degli attori della farsa recitata davanti alla Polizia Stradale, una soltanto era transitata in orario compatibile: un mezzo nuovo di cui gli investigatori hanno seguito le tracce fino a Bologna. Sull’auto, da poco immatricolato, non c’era, però, traccia dell’incidente.

Il sospetto che il sinistro stradale mai fosse avvenuto si sono fatti più forti quando un “corvo” ha chiamato in Procura per raccontare la vera storia, quella del macchinario ribaltato, curiosamente poi denunciato all’assicurazione come oggetto di furto e, infine, trovato semi smontato ad Asti, la stessa città dove ha sede l’azienda di cui era dipendente l’operaio ridotto in condizioni di disabilità dopo l’incidente sul lavoro. I rilievi hanno permesso di trovare il sangue dell’uomo sia nel luogo, sotto il viadotto, dove era caduto, sia sul mezzo meccanico ribaltato e poi fatto a pezzi per tentare di nascondere le prove.

Al termine dell’indagine, il Pm ha indagato il datore di lavoro, i colleghi e anche l’operaio, a vario titolo, per lesioni gravissime, simulazione di reato e favoreggiamento.

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