Trentenne incinta e ruba quasi diecimila euro di merce griffata, arrestata dalla Polizia locale
Fermata con quasi duemila euro in una borsa schermata, a casa aveva altri capi e oggetti rubati presso altri esercizi commerciali per un valore di quasi ottomila euro



Il nucleo Reati predatori dell’Unità territoriale Centro ha arrestato una trentenne di origine centroamericana, ma naturalizzata italiana, che, nel punto vendita “Coin” di via XX Settembre, aveva sottratto e messo in una borsa schermata artigianalmente per passare la barriera di sicurezza dopo le casse, quasi duemila euro di capi per lo più di marca Armani (10 T-shirt, 2 pantaloni, 2 felpe) oltre a 11 profumi di varie marche. A notarla mentre infilava i prodotti nella borsa è stato un altro cliente, addetto alla sicurezza di altro punto vendita della grande distribuzione, che ha riconosciuto la trentenne, in azione con altre due donne dotate di analoghe borse presumibilmente anch’esse schermate, e ha segnalato quanto stava accadendo a una commessa. Insieme a questa, si è avvicinato alla donna chiedendo di aprire la borsa e, al suo rifiuto, ha chiamato la Polizia locale, intervenuta in pochi minuti. Nel frattempo le altre due donne si erano dileguate. Quando gli agenti sono arrivati, hanno fermato la ladra. Anche la borsa che aveva a tracolla era stata appena rubata, tanto che la placca antifurto era schermata anch’essa con un foglio di alluminio. La squadra del nucleo Reati predatori ha quindi deciso di procedere a perquisizione domiciliare e nella casa della trentenne hanno trovato 89 prodotti griffati, per un valore di 7.800 euro, tutti ancora muniti di etichetta. La ladra ha ammesso di averli rubati in diversi esercizi commerciali di Genova e Savona e all’Outlet di Serravalle.
L’arrestata per tentato furto in flagranza, e denunciata per ricettazione per gli articoli trovati presso la dimora, su sua richiesta, veniva prima condotta al pronto soccorso dell’Ospedale Galliera dove i medici hanno giudicato buone le sue condizioni. È stata quindi condotta presso la sua abitazione, agli arresti domiciliari in attesa della Direttissima, misura poi confermata dal giudice che ha convalidato l’arresto.
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